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INDICE
- Introduzione
- Schede delle opere a livello comunale
- Bibliografia
Introduzione
Gli studi che negli ultimi decenni sono stati svolti sui sitemi di beni architettonici che connotano aree storicamente o geograficamente omogenee della nostra regione, hanno stimolato un interesse crescente verso la conservazione e la valorizzazione di particolari categorie di manufatti. La lettura sistematica di strutture o infrastrutture appartenenti all´ edilizia storica ha infatti la prerogativa di riportare alla luce e dunque all´attenzione della collettività, sistemi che in passato hanno avuto un effetto di rilievo sul territorio, essendo spesso essi stessi segni di importanti trasformazioni. Così gli studi sui ricetti piemontesi, quelli sui mulini e sulle vie della seta nel cuneese, oppure quelli sulle fabbriche del biellese, hanno consentito, con il loro ocntributo in termini di conoscenza storica, di avviare processi di riconoscimento di questi sistemi sul territorio e di conseguenza hanno dato il via ad una successiva fase di conservazione e relativa valorizzazione.
La rilevanza di questi studi è nella possibilità di interpretare i forti legami che mettono in
relazione questi beni gli uni con gli altri, legami che costituiscono l´essenza stessa della loro presenza
sul territorio e che sono il filo attraverso il quale noi oggi possiamo tornare a comprenderne il significato.
Sono andati in questa direzionele fondamentali ricerche sulle chiese romaniche delle campagne astigiane, come
anche i successivi studi su quelle della diocesi di Ivrea, tutti debitori del lavoro che a scala più
ampia la Città di Torino aveva avviato sul riconoscimento dei beni culturali ambientali del suo comune.
In questa linea si vuole collocare lo studio sugli insediamenti di impianto medievale in Valle di Susa,
sviluppato per conto della Provincia di Torino, con l´obiettivo di avviare, offrendo di questi beni una
visione di insieme, un processo che conduca ad una azione di restauro e valorizzazione.
La Valle di Susa è un territorio caratterizzato dalla presenza diffusa di beni architettonici di impianto
medievale, comprendenti sia opere a carattere religioso che sistemi di fortificazione. Alcuni di questi beni
sono connotati da un carattere di monumentalità tale che, per pregio storico artistico noncheè per
la visibilità eccezionale, hanno finito con l´essere essi stessi simbolo dell´ intera valle.
E´ questo il caso emblematico della Sacra di San Michele che, dall´ alto della sua localizzazione,
segnala l´imbocco della valle e si mantiene quale polo di riferimento anche da punti di osservazione
più elevati, mano a mano che ci si inoltra nella valle. Così come, solo per citare i monumenti
di maggior spicco, la cattedrale di San Giusto insieme al suo campanile sono l´emblema stesso della
città di Susa. Ma è anche il caso delle imponenti architetture fortificate che hanno assunto
una valenza quasi di simbiosi con l´ambiente naturale come il forte di Exilles che, insieme al nucleo
abitato, è parte integrante dell´ ambito paesaggistico della valle.
Per tutte queste emergenze e per le altre che si possono accomunare alla categoria monumentale, sono già in atto interventi che ne garantiscono la conservazione e quindi la consegna del loro valore alle generazioni future. Già il secolo XIX ha visto i nascenti uffici di tutela impegnati negli interventi di restauro che si sono principalmente concentrati sugli edifici emergenti, per proseguire durante il secolo XX, modificando nel tempo l´ attenzione e il metodo di intervento, in parallelo al modificarsi delle teorie. Così come la lettura delle diverse metodologie di restauro utilizzate negli ultimi 120 anni ci documentano l´evoluzione di un modo di concepire e quindi di praticare il restauro, così allo stesso modo possiamo oggi percepire lo spostamento dell´interesse in ambito di tutela verso ciò che fino a non molto tempo fa veniva etichettato come " minore", osservando, oltre al numero degli studi prodotti in proposito, l´interesse stesso degli enti preposti. Nell´aggettivazione "minore" era già contenuto un giudizio di valore che - non essendo riferito a un mero dato dimensionale - ne sottolineava la relativamente scarsa importanza, mentre il significato che vogliamo attribuire oggi si limita alla considerazione di un´espressione di architettura di matrice non aulica. La condivisione di ciò che si intende oggi per bene culturale rende ai nostri occhi quasi superflua una puntualizzazione circa il valore di ciò che rappresenta il bene diffuso sul territorio e fondamentale un´azione integrata di tutela e di conservazione che garantisca, in parallelo alla salvaguardia dei monumenti, anche la conservazione di tutto quel tessuto che connette il monumento al suo territorio e lo rende per ciò stesso continuo nella storia. La lezione che proviene dalla ricerca storica applicata all´ architettura ci indica ormai da alcuni decenni l´importanza di guardare al nostro patrimonio storico architettonico come ad insieme indivisibile, all´ interno del quale si possono ricercare i diversi segni e stratificazioni, senza però spezzare le connessioni che legano l´insieme.
Cosiì, nell´ambito del progetto strategico "Formazione Piano Territoriale Paesistico" della Provincia di Torino, si inserisce la ricerca estesa al territorio della valle di Susa, mirata a fornire un quadro sintetico aggiornato sullo stato di due fra i sottosistemi che connotano la valle: quello delle strutture fortificate minori presenti in bassa valle e il sistema di architetture religiose esteso alla bassa e all´alta valle. Attraverso una prima ricognizione bibliografica sono stati individuati i beni che, nelle categorie scelte, avevano mantenuto una significativa presenza sul territorio. Con una successiva ricognizione diretta sono state selezionate 22 fortificazioni minori (sec. X-XIV) dislocate e schiacciate lungo le rive della Dora in bassa valle e 42 chiese il cui impianto era anch´esso ascrivibile ai secoli XI-XVI, di cui 23 situate in bassa valle e 19 in alta valle. La sintesi del lavoro di ricerca è stata organizzata in schede che riportano, per ciascuna di queste strutture, i seguenti dati, aggiornati al dicembre 2003:
- la denominazione, l´ubicazione, la proprietà, la destinazione d´uso attuale;
- l´inquadramento territoriale rispetto al concentrico di appartenenza;
- le note storiche e costruttive;
- lo stato di conservazione;
- le considerazioni circa gli interventi prioritari;
- la documentazione fotografica dello stato di fatto;
- un rilievo sommario (ove reperito).
L´ambito territoriale, rappresentato con stralcio dell´ ortofotocarta riportante i confini
del territorio comunale di appartenenza, è anteposto alle singole schede. Per ognuno dei tre
sottosisteim individuati sono stati pertanto redatti tre distinti album che comprendono, oltre alla
raccolta delle schede sui singoli edifici, una nota introduttiva a carattere generale, una bibliografia
di base e una sopecifica ed alcune elaborazioni di cartografia della valle, utilizzate per visualizzare
- attraverso l´uso di simbologia - la presenza sul territorio sia delle fortificazioni che delle
architetture religiose. Lo scopo di questo lavoro è quello di fornire uno strumento di base per
la futura programmazione di interventi volti a valorizzare il territorio della valle. Altri studi di
spprofindimento dovranno partire da questi dati raccolti e sistematizzati all´internodi un lavoro
a scala territoriale, per tornare a focalizzare l´attenzione sui singoli oggetti dei futuri interventi.
Anche se sarebbe opportuno che si continuasse a mantenere vivo il senso della rete, del sistema che
questi beni nel loro insieme costituiscono. Di conseguenza l´azione che dovrà portare ad
un intervento di
restauro dovrà essere inserita all´interno di un sistema di riferimento per il quale si
dovranno elaborare strategie concertate, senza per questo rinunciare all´individualità e
alla specificità del sigolo caso.
Da questo lavoro di ricognizione che fotografa lo stato dell´arte all´ anno 2003, si dovranno
far scaturire approfondimenti e valutazioni che conducano verso l´affinamentio di un vero e proprio
progetto di restauro e di valorizzazione. Lo studio presente si è volutamente limitato ad indicare
quelli che potranno essere gli interventi da porre in atta in maniera prioritaria, intendendo con
ciò segnalare la distinzione fra una mera azione di restauro e di ripristino delle condizioni di
fisicità della opere e una scelta circa le nuove funzioni che dovrebbe invece pervenire da uno
studio sull´intero sistema. A tale scopo ciascuna raccolta di schede riporta al fondo una sintesi
degli edifici presi in esame, abbinati ad un indicatore dello stato di conservazione, tale da segnalare
con immediatezza il grado di urgenza con il quale sarebbe opportuno intervenire: un semplice evidenziatore
cromatico copre la gamma dello stato di conservazione procedendo dal livello ottimo
fino allo stato di rudere.
Un turismo sostenibile e compatibile con la conservazione dell´ambiente sarà una risorsa di grande valore per il futuro della valle, che richieredà un ulteriore sforzo nella predisposizione degli studi di fattibilità. Considerati individualmente, i beni che sono stati schedati risultano talvolta particolarmente fragili, di difficile e incerto riuso, quando si parla ad esempio di sistemi di fortificazioni minori oramai ridotte allo stato di rudere. Così anche le chiese, di alta come di bassa valle, risultano difficilmente valorizzabili quando non vengono pensate parte di una sequenza che punteggia il territoriio. Un primo esito di qeusto lavoro potrebbe già essere quello di utilizzare i dati acquisiti per avviare un processo di maggiore conoscenza dei beni stessi, attraverso la semplice realizzazione di percorsi a tema, segnalati con precisione lungo le vie di percorrenza della valle. Per ogni edificio dovrebbe essere predisposto materiale illustrativo, rigoroso nell´ impostazione, ma di facile lettura, al quale affiancare studi e pubblicazioni di grado crescente.
Le architetture religiose minori in Alta Valle di Susa
L´importanza storica del territorio valsusino discende dal confronto costante tra gli insediamenti
e attraversamenti. Infatti, la Valle è da sempre stata uno dei principali percorsi di valico
delle Alpi, a partire dall´epoca preistorica, e la sua storia prosegue con le testimonianze
dell´epoca romana e con la medievale Via Francigena.
Gli edifici studiati in Alta Valle di Susa sono quindi stati analizzati suddividendoli in due categorie distinte,
caratterizzate da aspetti piuttosto significativi e riconoscibili.
La prima categoria individuata riguarda edifica religiosi che sorgono sul sedime di antiche chiese medievali
e la cui unica memoria è rappresentata dai campanili (Chiesa di San Pietro Apostolo ad Exilles,
Madonna della Losa a Gravere, San Lorenzo a Les Arnauds, Sant´Ippolito a Bardonecchia) e da porzioni
di chiesa (aree absidali) sopravvissute o inglobate nelle trasformazioni successive (San Michele Arcangelo
a Beaulard).
La muratura dei campanili indagati è costituita da conci e blocchi di pietra squadrati, posti in opera con l´uso di abbondante malta di allettamento e con una presenza abbastanza ricorrente di intonaco che ricopre quasi interamente la superficie in pietra. Infine altra costante costruttiva riguarda la copertura di queste torri camapnarie sempre realizzata con struttura lignea e manto di copertura in piccole lose a spacco naturale.
Le chiese indagate nel territorio dell´Alta Valle di Susa presentano quasi tutte un buono stato di conservazione, frutto di costanti interventi di manutenzione e restauro. Gli unici interventi considerati necessari riguardo tendenzialmente opere di risanamento e restauro delle superfici intonacate interne, spesso ammalorate da vecchie infilrtazioni o da perdite provenienti dalle coperture. Si ritiene inoltre interessante segnalare la cura e l´attenzione con cui viene, attualmente, mantenuto e tutelato l´ambiente circostante l´edficio stesso.
Le architetture religiose minori in Bassa Valle di Susa
L´importanza storica del territorio valsusino discende dal confronto costante tra gli insediamenti
e attraversamenti;infatti,la Valle è da sempre stata uno dei principali percorsi di valico delle
Alpi, a partire dall´epoca preistorica, e la sua storia prosegue
con le testimonianze dell´epoca romana e con la medievale Via Francigena.
La presenza diffusa sul territorio di abbazie (Sacra di San Michele, Novalesa), la Prevostura d´Oulx, la
cattedrale di San Giusto a Susa, le certose di Montebenedetto,di Banda (Villarfocchiardo) e della Losa (Gravere),
ed inoltre Sant´Antonio di Ranverso,sono la diretta conseguenza della frequentazione,delle vie che conducevano
ai valichi,da parte dei pellegrini.Questi fenomeni religiosi innescarono nel tempo un fiorire delle arti figurative
che riguardava l´intera valle,con una produzione in particolare di affreschi e sculture lignee di grande
interesse.Un aspetto che deve inoltre essere ricordato, è l´identità culturale della Valle,
legata alla compresenza secolare su questo territorio, sino al trattato di Utrecht (1713) del Delfinato e della
Savoia, che si suddividevano rispettivamente alta e bassa Valle.
La Bassa Valle di Susa non è solo caratterizzata dalle emergenze architettoniche già citate (oggetto di un´ormai consolidata azione di tutela e conservazione) ma anche da una cospicua presenza di edifici religiosi costituita da cappelle campestri, certose, chiese parrocchiali di grande interesse, considerati in anni passati come "minori",oggetto oggi del presente studio, rivolto in particolare alle chiese e ai campanili romanici. Una precisazione rispetto al campo di indagine riguarda le Certose di Banda e Montebendedetto, non oggetto della presente ricerca, che rappresentano due realtà piuttosto complesse per le quali sarebbe necessario approfondire gli aspetti legati alla loro conoscenza e rinfunzionalizzazione in maniera più sistematica.
Le tracce rilevate dell´antico impianto sono ancora testimoniate dai campanili caratterizzati da elementi tipologici quali la presenza di lesene angolari che, con fasce marcapiano costituite da architetti pensili in laterizio e elementi geometrici decorativi a "denti di sega", definiscono campi rettangolari nei quali si leggono le diverse aperture.
La muratura dei campanili indagati è costituita da conci e blocchi di pietra squadrati,posti in opera con l´uso di abbondante malta di allettamento e con una presenza abbastanza ricorrente di intonaco che ricopre quasi interamente la superficie in pietra. Infine altra costante costruttiva riguarda la copertura di queste torri campanarie sempre realizzata con struttura lignea e manto di coperture in piccole lose a spacco naturale.
Nel corso della ricerca sono però anche emerse realtà in cui l´antica chiesa romanica è stata completamente demolita,per essere ricostruita in epoca barocca, mantenendo come unica memoria il campanile (Santa Maria Assunta a Bussoleno, Santa Maria Assunta a Meana di Susa, San Giovanni Vincenzo a Sant´Ambrogio).
Lo studio effettuato ha permesso di verificare l´attuale stato di conservazione dei complessi religiosi indagati evidenziando una casistica piuttosto diversificata;infatti emergono realtà in cui il complesso religioso non presenta degradi sostanziali, perchè già oggetto di interventi di restauro (San Rocco a Condove), in altri casi la chiesa si presenta invece in buono stato di conservazione mentre il campanile è caratterizzato da uno stato di degrado molto avanzato (chiesa di San Giorgio a San Giorio).
Più complesso risulta infine il recupero delle presenze certosine sul territorio della Bassa Valle di Susa: la ricerca di una funzione adeguata e compatibile non ha portato a risultati sufficientemente adeguati da poter procedere al recupero della Certosa di Banda, attualmente in stato di abbandono. Sorti diverse ha seguito la Certosa di Montebenedetto che è invece stata oggetto di alcuni interventi di restauroche hanno permesso di recuperare l´antico complesso religiosoattualmente però sottoutilizzato.
Le fortificazioni militari minori in Bassa Valle di Susa
La Bassa Valle di Susa
Più rare le testimonianze scritte sulle architetture minori, che meritano tuttavia di essere considerate nel loro insieme. Questo l´obiettivo della presente ricerca,che è stata circoscritta agli edifici la cui produzione è ascrivibile al periodo compreso tra il X e il XIV secolo circa. E´ infatti durante tale periodo che la Basse Valle di Susa si distingue per la produzione di tipologie costruttive che fanno capo a motivazioni di ambito territoriale, nonmeramente localistico. Lo studio intende essere un primo strumento di orientamento, utile a fare il punto sulla situazione inatto e ad incoraggiare ulteriori approfondimenti di conoscenza.
Si sono presi in considerazione due filoni di produzione architettonica considerati minori, che danno luogo tuttavia ad un patrimonio di rilevante significato storico ed architettonico: le strutture fortificate, componenti di un sistema profondamente integrato con la morfologia del territorio che segnò in tempi antichi l´aspetto e la vita della bassa valle, e le chiese di impianto romanico i cui campanili tuttora punteggiano la valle.
Strutture fortificate minori
Per la sua caratteristica di percorso obbligato tra i valichi alpini e la pianura, il territorio ha una sua storia travagliata di scontri tra eserciti in guerra e di scorrerie di invasori. Tra il IX e il X secolo, la valle fu percorsa e depredata da ungari e saraceni fino a che Arduino Glabrione, antenato dei marchesi di Torino, riuscì a liberarla dalla loro presenza e ad organizzare una prima rete difensiva,appoggiata a punti di controllo strategico.Questa operazione, avvenuta tra il960 e il 970, fu perfezionata nei secoli successivi. Il progressivo potenziamento delle strutture di difesa diede luogo, tra il XII e il XIV secolo, ad unvero e proprio scacchiere fortificato, ancora oggi riconoscibile.Castelli,casseforti e recinti costituiscono la trama di un sistema difensivo che dà conto di una pianificazione razionale. Distribuiti sulle pendici e sui lati opposti della Dora, e lontani in linea d´aria qualche chilometro l´uno dall´altro, i vertici dello scacchiere formavano una rete efficiente di comunicazioni visive dirette - a mezzo di segnalazioni ottiche - e tali da garantire rapidità di contatto in caso di allarme per la minaccia di attacchi o di scorrerie di briganti. La valle era passata sotto la giurisdizione dei conti sabaudi fin dall´XI secolo, ma in loco erano le famiglie signorili e le istituzioni religiose a controllare il territorio, in una complessa rete di diritti, di pedaggi e di banni. I nomi delle famiglie dei Baratonia e, più tardi, dei Bertrandi, fedeli feudatari dei Savoia, ricorrono spesso negli antichi documenti,che li segnalano come signori di ampi territori valsusini, in concorrenza con le grandi istituzioni monastiche - San Giusto di Susa, le certose di Montebenedetto e di Banda, l´abbazia di Novalesa - che pure possedevano beni sul territorio. Lo scacchiere della valle svolse le proprie funzioni fino al Quattrocento. Il consolidarsi del potere sabaudo sull´intero territorio, e la loro autorevole protezione scoraggiò le scorrerie di briganti e le scaramucce tra i diversi feudatari; lostato di allarme perenne in cui i valligiani erano vissuti per secoli ebbe termine,e l´antico scacchiere perse progressivamente di significato. Fu poi gradualmente superato da tecniche militari più aggiornate,idoneee ad affrontare gli ingenti armamenti degli eserciti stranieri che percorrevano la valle. Durante il Cinquecento la difesa fu accentrata nei punti più muniti e difendibili; le guerre tra gli eserciti francesi e spagnoliche si contendevano il possesso del territorio e il controllo dei valichi portarono ad ampie distruzioni, che penalizzarono anche le fortificazioni minori, le quali furono abbandonate o riutilizzate incoerenza con le esigenze del momento. Altre distruzioni si ebbero con l´occupazione francese di fine Seicento, quando gli eserciti del maresciallo Catinat portarono devastazioni in tutta la valle.
Si tratta, nelle generalità, di tipologie semplici, se non elementari, che presentano gli elementi caratteristici delle tecniche difensive medievali. La torre o mastio è l´elemento più caratteristico dell´antico sistema fortificato, per le sue funzioni di vedetta, rifugio in caso di attacco, generalmente circondato da una cinta difensiva. Molte anche le torri isolate, che sorgevano in posizioni emergenti - avamposti di segnalazione in caso di pericolo - e le case-forti, prime espressioni di fusione tra la funzione militare e la funzione residenziale.
Coronamenti merlati, spesso corredati da feritorie entro gli stessi merli, bertesche e caditoie poste nei punti strategici a protezione degli ingressi e degli spigoli, impiego di materiale lapideo immediatamente reperibile sul posto: questi gli elementi costruttivi ricorrenti. Scarsissimo l´uso del laterizio, riservato ad alcuni particolari esempi di supporto decorativo, ed ai casi in cui la primitiva struttura fortificata si trasformò in residenza nobiliare destinata ad una committenza illustre, con esigenze di rappresentatività. Il criterio seguito nella redazione di questo lavoro ha privilegiato la scelta di quegli elementi che, pur segnati dal passaggio del tempo,sono sopravvissuti a testimonianza delle antiche necessità difensive della valle. Non sono quindi state illustrate le fabbriche in cui le trasformazioni tipologiche sono tali da rendere irriconoscibile qualsiasi testimonianza visiva delle antiche origini. E questo è il caso del Castello di Caselette, dove le tracce dell´antico recinto con torre sono appena riconoscibili in qualche tratto dei muri basamentali, mentre l´aggregazione dei grandi volumi aggiunti non consente di riconoscere alcun elemento architettonico connotativo.
E del Castello di Camerletto, ancora in comune di Caselette, in antico annoverato tra i possessi dell´abbazia di Novalesa , ma che, dopo i molti rimaneggiamenti subiti, ha raggiunto l´aspetto di un agglomerato residenziale ottocentesco.
Sempre nello stesso comune è parso prudente non illustrare la cosiddetta Torre della Vigna ora allo stato di rudere, che costituisce un caso a sè stante: le caratteristiche costruttive, totalmente diverse da quelle generalmente rioscontrate, inducono infatti a considerarla un falso ottocentesco.
Nel corso del lavoro e dei diversi colloqui avuti in proposito, si è rilevato che esiste, in valle, un proliferare di attività che, pur se organizzate su diversi filoni di interesse, tendono ai medesimi obiettivi. Da segnalare, oltre agli interventi già realizzati dalla stessa amministrazione provinciale - tra i più significativi il recupero e la rinfuzionalizzazione della Cascina Rolando, recentemente inaugurata - le diverse iniziative promosse da enti, amministrazioni, o associazioni pubbliche e private, molte delle quali faticano a decollare per intralci burocratici, contrasti locali o, nella maggior parte dei casi, per mancanza di fondi. Una buona premessa allo studio ragionato del territorio per quantoattiene specificamente al patrimonio archeologico, è data dagli atti di una giornata di studi tenuta a Susa nel novembre 2001 ("Archeologia: Una risorsa per la Valle di Susa") editi dalla SITAF (la società che gestisce il percorso autostradale in valle) in forma di una raccolta di schede illustrate, elaborate dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte con la collaborazione di Regione e Provincia, dell´Università degli Studi di Torino, della diocesi di Susa e delle comunità montane.
Il costante aumento di attenzione verso il patrimonio valsusino, oggi amplificato dalle ormai vicine Olimpiadi invernali del 2006,è quindi certamente dimostrato. Quello che pare marcare è invece la presenza di una regìa generale che coordini tutte le iniziative cui si è accennato, in modo da incanalarle in un unico percorso, capace di condurre ai risultati da tutti voluti con tanto lodevole impegno.