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Molti testi dedicati alla botanica e curiosità inerenti sono conservati presso la Biblioteca storica "Giuseppe Grosso". Alcuni provengono dal Fondo Giulio, il cui proprietario era una nota figura di scienziato con larghi interessi. Fra questi materiali per esempio si trovano La Théorie e la pratique du jardinage, manuale di giardinaggio dell'abate Roger Shabol, stampato a Parigi nel 1767, e il trattato di botanica Pinax Theatri Botanici di Gaspard Bauhin, Basilea 1671. Al Bauhin si deve l'introduzione nella tassonomia della nomenclatura binomiale che sarà poi adottata da Linneo. Tra le collezioni della Biblioteca sono reperibili inoltre scritti dei più noti botanici piemontesi, da Carlo Allioni a Giovanni Battista Balbis, da Lorenzo Freylino a Luigi Colla, di cui esiste un Fondo specifico. Tra le curiosità in possesso della biblioteca anche un erbario con esemplari specifici del territorio.
Carlo Allioni
Medico e botanico torinese (1728 - 1804), inizialmente protomedico di Amedeo III di Savoia e poi professore di botanica all'Università, ottenne nel 1763 la carica di direttore dell'Orto Botanico di Torino. Sotto la sua guida si sviluppò la ricerca scientifica, con la riorganizzazione delle specie vegetali e il loro incremento: da 317 salirono infatti a 4.500.
Grande scienziato, sostenitore delle teorie di Linneo con il quale intrattenne una copiosa corrispondenza, raccolse un erbario composto da 11.000 esemplari che alla sua morte venne acquistato da Giovanni Battista Balbis: ora è ospitato nell'Orto Botanico di Torino.
La sua opera fondamentale è la Flora Pedemontana, sive enumeratio methodica stirpium indigenarum Pedemontii, pubblicata nel 1785, di cui la Biblioteca storica possiede una copia originale. Questo ampio trattato in due volumi, uno dei più importanti di carattere floristico dell'intera Europa e sicuramente il più importante in Piemonte, contiene la descrizione di 2831 specie di piante del territorio piemontese, 221 delle quali sono illustrate in 92 splendide tavole iconografiche di Pietro Peyroleri. Il Settecento infatti è il secolo d'oro dell'illustrazione botanica, in cui scienza e arte intessono un dialogo stretto.
Giovanni Battista Balbis
Uomo politico, medico e botanico piemontese (Moretta 1765 - Torino 1831), a Torino si laureò presso la Facoltà di Medicina dove ebbe l'opportunità di frequentare le lezioni di Botanica tenute dall'Allioni. Membro di spicco dei circoli giacobini piemontesi, a causa delle sue idee liberali e progressiste venne coinvolto nel 1794 nei moti rivoluzionari piemontesi ed esiliato in Francia: la sua vita da allora si intrecciò con l'avventura napoleonica, fino alla restaurazione di Casa Savoia nel 1814. Questo evento lo costrinse a ritirarsi a vita privata, ma infine il re Vittorio Emanuele I firmò la sua riammissione all'Accademia delle Scienze di Torino. In qualità di botanico Balbis, al tempo degli anni napoleonici, diresse l'Orto botanico di Torino che, dopo la morte dell'Allioni, era caduto in rovina. Grazie alle sue cure l'Orto si riprese, e il numero delle specie presenti venne incrementato di 1900 unità. Per alcuni anni prima di morire Balbis fu anche direttore dell'Orto botanico di Lione, e lo arricchì notevolmente. L'erbario da lui creato si trova ora nell'Orto botanico di Torino, all'interno dell'Herbarium Universitatis Taurinensis insieme a quello dell'Allioni.
Fu appassionato studioso della flora pedemontana, e per primo segnalò la Pinguicola alpina, specie tipica, nei pressi di Pecetto.
La Biblioteca storica di lui conserva fra l'altro il Catalogus stirpium Horti Academici Taurinensis (Torino 1813), con sue chiose autografe, e l'Elenco delle piante crescenti ne' contorni di Torino (Torino 1800/1801), con indicazioni dei luoghi in cui si trovano e le loro proprietà: "per contorni del Comune di Torino s'intende l'estensione di sei miglia all'incirca", spiega il Balbis nell'introduzione, e aggiunge che il lavoro è "frutto di molte escursioni botaniche".
Il giardino perduto di Lorenzo Freylino
Un meraviglioso giardino botanico, che nel 1814 l'erudito Giansecondo De Canis così descriveva: "il migliore che vi sia in Piemonte, egl'è provvisto d'oltre seimila piante tutte rare... alberi dalle varie parti del mondo... Gl'agrumi sono piantati nel terreno e non in vasi...", sorgeva a Buttigliera d'Asti, all'interno del palazzo Baronis divenuto di proprietà del conte Lorenzo Freylino, appassionato botanico. Nel 1785, lo stesso anno in cui uscì la Flora pedemontana dell'Allioni, Freylino aveva pubblicato il catalogo delle 953 specie da lui coltivate, adottando la nomenclatura e il sistema di Linneo (una copia è in possesso della Biblioteca storica, che conserva anche un piccolo fondo di carte del botanico).
Nel suo orto aveva creato un'ambientazione con statue neoclassiche e vasche di pesci, e anche una stazione meteorologica. Giacobino come il Balbis e il Colla, donò ai suoi concittadini l'albero della Libertà, innalzato il 31 gennaio 1799 nel centro della piazza di Buttigliera e guarnito con decorazioni "de' triplici riveriti colori, nel corso di una festa "repubblicana" durata tre giorni, con distribuzione gratuita di "pane, riso e ottimi agnolotti" nonché "esquisito vino bianco di malvasia ed ottimo vino di nebiolo" spillati da due fontane nei pressi del palazzo.
Purtroppo, alla morte del Freylino nel 1820, causa lunghe contese giudiziarie il patrimonio andò disperso e il giardino, rovinato dall'incuria, scomparve.
Luigi Colla
Giurista di professione, e laureatosi con una tesi ispirata all'opera del Beccaria, Luigi Colla fu, come Balbis (al quale era legato da amicizia) e Freylino, uomo politico di idee giacobine che prese parte all'epopea napoleonica, e grande botanico piemontese (nacque a Torino nel 1766 e vi morì nel 1848). Ritiratosi a vita privata, acquistò a Rivoli una villa con un ampio podere che trasformò in un orto botanico. Lo descrive nella sua prima importante opera, l'Antolegista botanico, edita nel 1813 in sei volumi e 17 tavole incise, tirata in 500 copie. Distinta in varie sezioni (nomenclatura teorica, anatomia vegetale, morfologia degli organismi, sistemografia, tassonomia, antologia e descrizione delle piante coltivate), si conclude con un'appendice che fornisce istruzioni per creare orti e giardini. Il Colla nota che la maggior parte delle opere di botanica è scritta in latino o in altre lingue moderne, non in italiano, e quindi risulta di non agevole consultazione per i "Dilettanti della Botanica e i Fioristi" per i quali la sua opera è invece pensata. Colla diede anche un notevole contributo alla descrizione di nuove specie esotiche coltivate nel suo orto di Rivoli, come nell'opera monografica Memoria sul genere Musa, sull'albero del banano, pubblicata nel 1822, di cui la Biblioteca storica conserva un'edizione in folio con tre tavole acquerellate, probabilmente dalla figlia Teofila, che a lungo collaborò con il padre.
L'erbario del Colla è oggi conservato a Torino presso l'Orto Botanico.
Nella Biblioteca sono custodite anche carte del Fondo Colla, acquisito nel 1961, che comprendono 17 faldoni contenenti lettere, carte geografiche, diplomi, appunti, fogli a stampa, sonetti e resoconti scientifici.
Un erbario
La Biblioteca storica conserva anche un erbario, raccolto da A. Rapetti tra il 1930 e il 1934. Consta di 112 schede con altrettante erbe e fiori, montate su un foglio corredato da etichette che riportano luogo, data, habitat, famiglia, in maggior parte raccolte nella Serra d'Ivrea e nei dintorni di Biella.
Ultimo aggiornamento: 20 maggio 2020