Biblioteca Storica

Fondo Bertagna

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Con atto del 14 aprile 2004, Umberto Bertagna, eminente studioso di Storia dell'Arte e dell'Architettura, donò alla Provincia di Torino, ora Città metropolitana, una copiosa serie di materiali di studio, comprendente circa 4000 volumi in parte appartenenti alla famiglia materna Melis de Villa e in parte raccolti da lui stesso. Il fondo bibliografico era integrato da una serie di materiali archivistici, formata dagli archivi congiunti del nonno architetto Armando Melis de Villa e dall'archivio di Umberto Bertagna. I fondi bibliografici ed archivistici furono donati con il vincolo di mantenerli uniti e non dispersi in altre raccolte bibliografiche e archivistiche, e con l'indicazione della presenza del nome del donatore nell'intestazione.

Armando Melis de Villa (1889-1961)

Nato ad Iglesias il 22 maggio 1889 da famiglia di antica nobiltà sarda, fu tra i primi in Italia ad occuparsi, negli anni'20 e '30, dei temi urbanistici. Fondò e diresse la rivista "Urbanistica" (1932-45). Redasse il Piano Regolatore di Verona (1932) in collaborazione con gli architetti Mario Dezzutti, Arturo Midana e Plinio Marconi, e quello di Verbania. Nel 1936 fu idoneo al Concorso Nazionale per la cattedra di Composizione architettonica presso il Politecnico di Torino, libero docente di Caratteri distributivi degli edifici nel 1937, poi anche idoneo al concorso nazionale per Caratteri degli Edifici presso la Facoltà di architettura di Roma nel 1948. Fu nominato professore straordinario di Caratteri Distributivi degli Edifici alla facoltà di Architettura di Torino nel 1954. Nel 1957 divenne professore ordinario. Nel 1940 elaborò il piano particolareggiato della zona "Furia" di Vercelli e l'analogo piano particolareggiato per Alessandria. A Torino si occupò della riqualificazione del secondo tratto di via Roma (1933 sgg.), con gli architetti Mario Dezzutti, Alessandro Molli-Boffa, Domenico Morelli, Maurizio De Rege e Felice Bardelli (secondo premio ex-aequo al concorso, il primo non fu attribuito). Nel 1938 vinse il primo premio per il Piano regolatore di Alessandria. Negli anni '40 e '50 fu attivo nei dibattiti e nelle operazioni che portarono alla formulazione del nuovo Piano Regolatore per Torino e per la provincia. In quarant'anni di lavoro ebbe una ricca produzione architettonica, non limitata soltanto a Torino ed al Piemonte, appoggiandosi spesso, per le soluzioni tecniche, all'ingegner Bernocco.
La sua realizzazione più nota è il grattacielo in struttura metallica di Piazza Castello, con l'edificio connesso su Via Viotti (1933-1934); sono sue inoltre la casa Koelliker in via Cavour angolo via Pomba (1928) e l'ospedale infantile Koelliker, la casa Raveri in via Exilles, l'imponente costruzione in via Corte d'Appello 11 per la Società Reale Mutua Assicurazioni (1933), la casa Ferrero Ventimiglia. Per quanto riguarda la sua produzione architettonica in Piemonte va citato almeno il rifugio albergo alpino Vittorio Emanuele II al Gran Paradiso. Morì a Torino il 27 aprile 1961.
La parte del Fondo a lui dedicata comprende fotografie, appunti di geometria pratica e di balistica, appunti per attività didattica e conferenze, carte relative alla sua attività pubblicistica e ampi materiali bibliografici su di lui. Si rileva una copiosa raccolta di articoli su arte, architettura e urbanistica.
Molto interessante la documentazione relativa al Piano Regolatore di Torino e quella sul progetto di via Roma Nuova. Vi sono inoltre materiali afferenti l'Esposizione di Architettura di Torino del 1928 con lettere, foto, articoli.

Umberto Bertagna (1936-2012)

Figlio di Emilio A. Bertagna, medico della FIAT morto il 25 aprile 1944 in un rifugio antiaereo centrato da una bomba mentre prestava primo soccorso a persone colpite dal panico da bombardamento, si ritrovò ancora bambino, con il fratello Armando e la mamma Laura Melis, a vivere con la famiglia del nonno, l'architetto Armando Melis de Villa (1889-1961), grande figura di urbanista, docente al Politecnico e progettista di edifici di qualità e impegno.
Iniziò l'attività di pubblicista sulla rivista "Edilizia" (1965-1976), molto intensa negli anni '60, a volte condivisa con Anna Gilibert Volterrani, ove ebbe modo anche di veder stampati alcuni suoi disegni. Nel 1970 relazionò al convegno Bernardo Vittone e la disputa fra classicismo e barocco nel Settecento ed avviò una collaborazione con la rivista "Cronache economiche" (1976-1977, 1982). Negli stessi anni attuò una capillare esplorazione delle fonti per la ricostruzione delle vicende edificatorie della chiesa del Corpus Domini a Torino, poi pubblicata sulla rivista "Palladio" (aa. XXIII-XXV, 1974-1976). Grazie ad un invito di Maurizio Cassetti, direttore dell'Archivio di Stato di Vercelli, contribuì con ampie ricerche alla mostra ed al catalogo Storia e architettura di antichi conventi, monasteri e abbazie della città di Vercelli (1976), e si occupò di Filippo Juvarra (per la mostra alla Biblioteca Nazionale, 1979) e del Teatro Regio di Torino, con una ricerca confluita nel volume di Luciano Tamburini del 1983. Strinse nel frattempo una proficua amicizia con Nino Carboneri, trasformatasi in una stretta collaborazione presso la Facoltà di Architettura di Genova, dal 1974 al 1979, anno della morte del professore monregalese. Per Carboneri, divenuto ai suoi occhi una sorta di padre, Bertagna non curò soltanto l'attività didattica, ma svolse anche ricerche confluite in lavori giustamente celebrati per la precisione e la completezza scientifica; in particolare ricordo il volume La reale chiesa di Superga di Filippo Juvarra, del 1979, fondato integralmente su un suo capillare scavo archivistico.
Negli stessi anni curò con Franco Rosso il capitolo, ampio come un volume a sé, Urbanistica ed architettura sotto i regni di Vittorio Amedeo III e Carlo Emanuele I (1773-1798), per la mostra Cultura figurativa e architettonica negli stati del re di Sardegna, e curò la sezione dedicata alle nozze di Vittorio Amedeo III e quella sui pensieri d'architettura per la mostra sui Rami incisi dell'Archivio di Corte, del 1981.
Bertagna fece parte, inoltre, del direttivo di Italia Nostra, dove si occupò delle mostre Piemonte da salvare e Castelli da salvare (1968-1970), e, dal 1970 al 1972, curò il settore Stampa dell'Associazione. Nel dicembre 1977 ricevette la nomina a membro della Commissione per il Corpus Juvarrianum, che promuoveva la pubblicazione dell'opera completa dell'architetto siciliano. Seguì l'incarico, da parte dell'Amministrazione Civica torinese, per una serie di verifiche archivistiche finalizzate alla stesura del piano regolatore della città. I rapporti di collaborazione con la Città proseguirono negli anni, sino alle ricerche propedeutiche alla stesura del Piano del colore (a partire dal 1985). Non decollò, invece, l'incarico dello studio del corpus grafico del Museo Civico riguardante l'architettura piemontese del '600 e '700.
La sua preziosa biblioteca e l'archivio volle cederli alla istituzione che più lo aveva accolto con calore e amicizia, la Provincia di Torino, che per l'occasione pubblicò un numero speciale della rivista "Percorsi", recuperando alcuni degli scritti comparsi su "Edilizia". Recentemente è stato possibile mettere mano alla sua biblioteca, ordinarla, comprenderla; è formata da un consistente spezzone delle biblioteche del nonno e della nonna, e dalla sua raccolta personale, equilibrata fra storia dell'architettura, storia del medioevo, filosofia, teologia. Spicca fra l'altro una fitta serie di dediche, in una famiglia dove, da generazioni, la dedica sui libri omaggiati era una sorta di culto. Le più sentite, accorate, inquiete, mai banali, sono quelle di Luciano Tamburini ad Umberto: tracce di un'amicizia profonda e partecipata, rafforzata dalle vicende non sempre piacevoli della vita di entrambi.