Itinerari del gusto

ARTE E VINO - Il Pinerolese


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Tra vigneti storici e antiche cappelle campestri

Luoghi d'arte visitabili mediante l'applicazione Chiese a porte aperte: cappella di Santa Lucia dei vignaioli (Pinerolo); cappella di Missione (Villafranca Piemonte); cappella di San Bernardino (Lusernetta); cappella del Boschetto (Frossasco)

La viticoltura nel Pinerolese rappresenta un porzione importante dell'economia, della cultura e del paesaggio agricolo. Grazie alla riscoperta di varietà autoctone e di metodi produttivi rispondenti a elevati standard qualitativi, numerose aziende negli ultimi anni hanno ripreso e rilanciato un'attività da sempre presente in quest'area. Documentata sin dal X secolo, la coltivazione della vite si diffuse su vasti territori della pianura e della collina tra il XVII e il XVIII secolo, arrivando a toccare nell'Ottocento un alto livello produttivo e qualitativo, che in seguito risentì dell'arrivo della fillossera e dell'industrializzazione di massa. In un territorio così vasto sono presenti numerose eccellenze storico-artistiche che fanno da cornice ai vigneti.

Partendo da Pinerolo e spostandosi tra campagne e collinepossiamo incontrare alcune eccellenze artistiche situate a pochi passi dai vigneti.

La prima è la quattrocentescacappella di Santa Lucia dei vignaioli, posta a pochi passi dal centro storico, ai margini della collina. Di proprietà dei vignaioli pinerolesi sin dal Settecento, l'edificio conserva al suo interno un prezioso ciclo di pitture realizzato intorno il 1480 da Bartolomeo e Sebastiano Serra, artisti impegnati anche in valle di Susa e nell'area torinese a partire dalla metà del XV secolo. Le pitture tardo gotiche dimostrano, oltre alla raffinatezza dello stile, il legame esistente in quest'area sin dal Quattrocento tra il culto della santa e la produzione vinicola, che bene si manifesta nella scena in cui Lucia dona il pane e il vino ai poveri.


A pochi chilometri di distanza troviamo altri due luoghi di grande importanza storica legata al mondo del vino, il santuario della Madonna del Colletto e la chiesa parrocchiale di Roletto, due edifici quattrocenteschi ricchi di opere d'arte situati in aree collinari a forte vocazione vitivinicola.

In questo comprensorio, da sempre portato alla coltivazione della vite, a Frossasco è situata la cappella del Boschetto, un altro gioiello della pittura tardo gotica che presenta al suo interno le prime aperture verso il Rinascimento. Il prezioso ciclo di affreschi di fine Quattrocento si avvicina per scelte compositive e stilistiche a quello della cappella di Sant'Anna di Cercenasco, come ad esempio l'uso dei colori, della luce e la particolare attenzione alla realizzazione dei volti e dei vestiti dei vari personaggi. La cappella presenta anche interessanti iconografie riprese dai vangeli apocrifi, come ad esempio i miracoli riferiti alla Fuga in Egitto e la Messa di san Gregorio. Tra gli affreschi è presente anche una scena relativa alla vita di sant'Angelo da Gerusalemme o da Licata, vestito con l'abito carmelitano, intento a predicare al cospetto di san Domenico e san Francesco, dai quali avrebbe ricevuto l'annuncio del martirio. Sulla destra di sant'Angelo è dipinto un uomo con un turbante che sta a simboleggiare l'eretico che lo uccise durante una sua predica contro i catari. Sopra questa scena in un piccolo riquadro è affrescata una versione orizzontale della Trinità, in cui Padre, Figlio e Spirito Santo sono collocati frontalmente in sequenza, un simbolo di ortodossia religiosa, già realizzata nella prima metà del XV secolo nell'abbazia di santa Maria a Cavour.

Nell'area di pianura tra Macello e Villafranca Piemonte alcuni produttori valorizzano alcuni storici vigneti puntando al mantenimento di una piccola produzione in area pianeggiante dove la viticoltura stava scomparendo. In questo territorio si conservano alcuni dei capolavori assoluti del gotico internazionale, tra cui la splendida cappella di Missione affrescata intorno al 1430 dal pittore pavese Dux Aimo, uno degli artisti più capaci attivi alla corte dei Savoia e degli Acaja nella prima metà del Quattrocento. Nel ciclo di Villafranca la firma del pittore, benché sbiadita, può essere ancora letta nella lunetta affrescata della parete di fondo, nel brano di paesaggio a destra dell'Annunciazione. La chiesetta, situata in aperta campagna, è interamente affrescata in ogni suo spazio, lasciando il visitatore letteralmente senza parole. La raffigurazione principale di tale parete, concepita come icona dell'altare originario, è il Compianto sul Cristo morto, sapientemente impaginato nel ristretto spazio tra le due finestre. Sulla parete di sinistra Dux Aymo ha raffigurato le Virtù e i Vizi, realizzando la prima rappresentazione conosciuta in Piemonte di tale tema, che ebbe poi grande fortuna sui due versanti alpini per tutto il Quattrocento e il primo Cinquecento. Le sette Virtù siedono fra le pianticelle di un rigoglioso giardino, intente alle loro occupazioni. Anche i Vizi sono interpretati da figure femminili, che cavalcano animali simboleggianti i medesimi vizi, e sono abbracciate da diavoli raffigurati come inquietanti umanoidi, dai volti grotteschi, ora umani ora belluini.

Risalendo dalla pianura verso la collina incontriamo i comuni di Campiglione Fenile e di Bibiana, nel cui territorio si trovano importanti aree vitate.

Spostandoci verso Lusernetta troviamo la preziosa cappella cimiteriale di San Bernardino, affrescata intorno al 1450 dall'anonimo maestro di Lusernetta, pittore attivo anche sul versante alpino francese. All'interno della cappella sono presenti numerosi affreschi che rimandano ad almeno tre diversi interventi pittorici da inserirsi in un arco cronologico databile tra il 1450 e il 1512, con gli affreschi del presbiterio, San Giorgio e il drago e l'Arcangelo Michele da collocarsi intorno alla metà del Quattrocento, mentre la Madonna della Misericordia, attribuita in un primo tempo a Jacopino Longo, è datata 1512. Nella parete di destra sono invece raffigurati Santa Marta e San Nicola da Tolentino, realizzati con buona probabilità tra la fine del Quattro e l'inizio del Cinquecento.


Vitigni coltivati: Avanà Avarengo, Chatus, Becquét, Dolcetto, Barbera, Freisa, Bonarda, Doux d'Henry (bacca rossa); Malvasia Moscata, Bian Ver, Blanchet (bacca bianca).