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Cittàmetropolitana di Torino

#Italia160

Il 160° dell'Unità d'Italia a Torino e sul nostro territorio non poteva passare sotto silenzio, nel ricordo di dieci anni fa quando per Italia 150 le istituzioni organizzarono un programma intenso di celebrazioni cariche di richiami storici e culturali, con feste di piazza (oggi impensabili a causa della pandemia) mostre, concerti, parate militari, avvenimenti sportivi indimenticabili, cerimonie e raduni.
Dieci anni dopo, la Città metropolitana che nel frattempo è subentrata alla Provincia di Torino vuole ripercorrere quei giorni non per un triste amarcord, ma per valorizzare una data che parla della nostra storia, delle nostre radici unitarie, importantissime tanto più oggi che viviamo un'epoca difficile durante la quale restare uniti e compatti è davvero necessario per superare questa fase drammatica generata dal virus.
Nel 2011 l'allora Provincia di Torino dedicò grande impegno alle celebrazioni partecipando attivamente al Comitato organizzatore e contribuendo a realizzare eventi in città e sul territorio, e per ricordare tutti i passaggi e gli avvenimenti, abbiamo realizzato un numero monografico e straordinario della nostra agenzia settimanale Cronache da Palazzo Cisterna.


Ricordando alcune tappe del 2011

  • Distribuzione di braccialetti e della Costituzione ai neo diciottenni

    Per i 150 anni dell'Unità d'Italia, la Provincia di Torino decise di regalare ai giovani residenti sul territorio che nel 2011 avrebbero compiuto 18 anni un piccolo gadget, a ricordo di quell'anno magico, per la loro storia personale e per quella d'Italia: un braccialetto con i colori della bandiera italiana. I braccialetti furono distribuiti a circa ventimila neomaggiorenni, consegnati attraverso le scuole ma in molti casi anche dallo stesso presidente e dagli assessori della Giunta provinciale, che effettuarono una sorta di tour fra le scuole per incontrare le nuove leve della società civile: vi furono visite in oltre 50 Comuni con il coinvolgimento di oltre 4000 ragazzi nati nel 1993.  Gli istituti scolastici superiori del territorio provinciale, fra l'altro, ricevettero dalla Provincia di Torino delle nuove bandiere che furono consegnate ai 95 dirigenti scolastici per affiggerle sulle facciate degli scuole.
    I braccialetti però in un attimo divennero un piccolo "oggetto di culto" delle celebrazioni: dai bambini delle scuole elementari fino agli atleti olimpici, dalle maschere del carnevale ai gruppi storici ai personaggi dello spettacolo… Per esempio un piccolo centro come Alpette, nell'Alto Canavese, poteva vantare un solo neodiciottenne: in quell'occasione i braccialetti furono consegnati al neo-maggiorenne e a tutti i suoi 272 concittadini. Tania Cagnotto, campionessa olimpica di tuffi e una delegazione di atleti olimpionici italiani furono ricevuti a Palazzo Cisterna e ne uscirono esibendo al polso i braccialetti. Roberto Vecchioni, che partecipò alla Notte tricolore, ne ebbe in dono uno dal Presidente provinciale Saitta. In tutto furono consegnati circa 80.000 braccialetti: 57.400 ai Comuni, 22.600 a varie associazioni, circoli sportivi, Pro Loco e in occasione di eventi organizzati dalla Provincia o in collaborazione con la Provincia.

  • Le stele commemorative

    200 Comuni del territorio; 60 luoghi delle storia risorgimentale; 40 Comuni coinvolti tra Canavese, Pinerolese, Valli di Lanzo e Collina di Torino; 11 aree tematiche; 10 stele commemorative inaugurate l'11, il 12 e il 13 marzo 2011.
    Numeri importanti che, a distanza di dieci anni, ancora impressionano e danno il senso dell'impegno che l'allora Provincia di Torino profuse per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia.
    Sono stati infatti più di 200 i Comuni del territorio che, nell'ambito delle celebrazioni "Esperienza Italia 150", erano stati coinvolti, insieme a Torino, prima Capitale dell'Italia unita, nei vari festeggiamenti.
    Grazie all'apporto degli storici, erano stati individuati 60 luoghi della storia risorgimentale in 40 Comuni diversi, dal Canavese al Pinerolese, dalle Valli di Lanzo alla Collina di Torino.
    Segnalato con la posa di stele commemorative, l'itinerario simbolico aveva ripercorso la storia militare e sociale, industriale e letteraria che sul nostro territorio portò all'Italia unita.
    Il progetto "2011 Itinerari-I luoghi del Risorgimento in provincia di Torino" era nato con l'intento di contribuire alla valorizzazione di un patrimonio storico diffuso sul territorio attraverso la promozione della sua conoscenza.
    Ideato e pensato per cittadini, turisti, insegnanti e studenti, ancora oggi è un valido strumento per ripercorrere la storia dell'Ottocento, intrecciando strettamente l'ambito territoriale e locale con quello generale.
    Gli itinerari, suddivisi in undici aree tematiche definiti "luoghi", hanno toccato la storia politica, istituzionale, economica, sociale, culturale, religiosa e militare, soffermandosi non solo sugli eventi storici più significativi, ma anche su personaggi, istituzioni, scoperte scientifiche, fabbriche, infrastrutture.

    • LUOGHI DELL'ISTRUZIONE: stele inaugurata l'11 marzo 2011 a Rivarolo Canavese.
      • Itinerari: "Carlo Ignazio Giulio e l'istruzione tecnica", "Risorgimento sui banchi di scuola", "La formazione del ceto dirigente. Il Reale Collegio Carlo Alberto di Moncalieri", "Pedagogia del Risorgimento. L'asilo Maurizio Farina di Rivarolo Canavese", "Lorenzo Valerio. Dal setificio di Agliè all'educazione del popolo".
      • Comuni coinvolti: Agliè, Carmagnola, Moncalieri, Rivarolo Canavese, San Giorgio Canavese.
    • LUOGHI DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO: stele inaugurata l'11 marzo al Villaggio Leumann di Collegno.
      • Itinerari: "Dal liberismo cavouriano ai villaggi operai", "Risorgimento" industriale nel Canavese", "Le strade delle miniere. Prali e la Val Germanasca", "L'industria della Val Chisone".
      • Comuni coinvolti: Carmagnola, Collegno, Cuorgnè, Prali, Salza di Pinerolo.
    • LUOGHI DELLA SOCIALITÀ E DEL TEMPO LIBERO: stele inaugurata l'11 marzo 2011 al Teatro Giacosa di Ivrea.
      • Itinerari: "Risorgimento a teatro. Il 'Giacosa' di Ivrea", "Tempo di borghesia, tempo di villeggiatura", "Una villeggiatura da re: Ceresole Reale", "La riscoperta della montagna".
      • Comuni coinvolti: Balme, Ceresole Reale, Ivrea, Pinerolo, Usseglio.
    • LUOGHI DELLE INFRASTRUTTURE E DEI MEZZI DI TRASPORTO: stele inaugurata l'11 marzo 2011 al Canale Cavour a Chivasso.
      • Itinerari: "Fréjus: il traforo delle Alpi", "Acqua e Risorgimento. Il Canale Cavour", "Le strade del Moncenisio e del Monginevro", "In viaggio verso l'Italia. La rete ferroviaria piemontese", "La tramvia Pinerolo-Perosa".
      • Comuni coinvolti: Bardonecchia, Chivasso, Moncalieri, Moncenisio, Perosa Argentina, Pinerolo, Susa.
    • LUOGHI DELL'EMANCIPAZIONE: stele inaugurata il 12 marzo a Torre Pellice e il 16 marzo 2011 a Carmagnola.
      • Itinerari: "I Levi di Chieri", "La Sinagoga di Carmagnola", "La Val Pellice e l'emancipazione dei Valdesi", "La società di mutuo soccorso di Pinerolo".
      • Comuni coinvolti: Carmagnola, Chieri, Pinerolo, Torre Pellice.
    • LUOGHI DELLA PROTESTA E DELLA PRIGIONIA: stele inaugurata il 12 marzo 2011 a Fenestrelle.
      • Itinerari: "La protesta contro l'assolutismo nella provincia del regno. I moti del 1821 nell'Eporediese, nel Canavese e in Valchiusella", "Il Forte di Exilles", "Fenestrelle. Una lunga stagione di reclusione", "La plaga di San Maurizio Canavese".
      • Comuni coinvolti: Exilles, Fenestrelle, Ivrea, San Maurizio Canavese, Vico Canavese.
    • LUOGHI DEL POTERE, DELLA DINASTIA E DEI PROTAGONISTI DEL RISORGIMENTO: stele inaugurata il 12 marzo 2011 a Moncalieri.
      • Itinerari: "Tra i platani di Santena: un mausoleo per Cavour", "Costantino Nigra. Da Castelnuovo alla scena europea", "La Mandria di Vittorio Emanuele II, Padre della Patria e Re cacciatore", "Moncalieri. Un Castello per due Proclami", "Da Napoleone ai Savoia. La Palazzina di caccia di Stupinigi", "Carlo Felice e il recupero dell'antico. Il Castello ducale di Agliè", "Massimo Tapparelli e il feudo di Azeglio", "La morte dei re. Superga".
      • Comuni coinvolti: Agliè, Castelnuovo Nigra, Druento (Parco La Mandria), Moncalieri, Nichelino/Stupinigi/Mirafiori, Santena, Torino (Superga).
    • LUOGHI DELLE GUERRE E DEI MILITARI: stele inaugurata il 12 marzo 2011 al Museo della Cavalleria di Pinerolo.
      • Itinerari: "I cavalli di Venaria Reale", "Il sacrificio della Prima Guerra di Indipendenza", "Pinerolo centro europeo di equitazione", "Eroi noti e meno noti della Seconda Guerra di Indipendenza".
      • Comuni coinvolti: Bricherasio, Ivrea, Pinerolo, Venaria Reale.
    • LUOGHI DELLA DEVOZIONE, DELLA BENEFICENZA E DELL'ASSISTENZA: stele inaugurata il 13 marzo 2011 a Chieri.
      • Itinerari: "Cottolengo e Bosco: i santi sociali di Chieri", "Federico Albert a Lanzo", "La cartiera di Mathi", "Edoardo Rosaz a Susa".
      • Comuni coinvolti: Chieri, Lanzo, Mathi Canavese, Susa.
    • LUOGHI DELLA LETTERATURA, DELL'EDITORIA E DEI GIORNALI: stele inaugurata il 13 marzo 2011 ad Agliè.
      • Itinerari: "Crepuscolo del Risorgimento. Guido Gozzano ad Agliè", "Giacosa e Colleretto. La memoria canavesana", "Tipografie e giornali eporediesi dell'Ottocento", "Pellico a Pinerolo".
      • Comuni coinvolti: Agliè, Colleretto Giacosa, Ivrea, Pinerolo, Susa.
    • LUOGHI DEL SAPERE, DELLA CULTURA, DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA: stele inaugurata il 21 marzo 2011 a Pino Torinese.
      • Itinerari: "Da Lanzo ad Alpignano: ogni cosa è illuminata", "Il cielo sopra Andrate, Superga e Pino Torinese. La lunga tradizione astronomica piemontese", "Il Dinamitificio Nobel di Avigliana", "La collezione del ventunista Pier Alessandro Garda", "Luigi Palma di Cesnola e il Met di New York", "L'Egitto in Piemonte. Il console Bernardino Drovetti".
      • Comuni coinvolti: Alpignano, Andrate, Avigliana, Barbania, Ivrea, Lanzo, Moncalieri, Pino Torinese, Rivarolo Canavese.
  • Il Giro d'Italia 2021 dieci anni dopo riparte da Torino

    A 10 anni di distanza dall'ultima volta e nel 160° anniversario dell'Unità d'Italia, Torino e il Piemonte ospiteranno la Grande Partenza del Giro d'Italia. La prima frazione sarà una cronometro individuale di 9 chilometri per le vie del capoluogo subalpino; la seconda una tappa di 173 Km adatta ai velocisti dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Novara; la terza una frazione di 187 Km da Biella a Canale, mossa e adatta ai finisseur.
    Torino ospita per la terza volta la Grande Partenza del Giro. La prima fu nel 1961 in occasione del centenario dell'Unità d'Italia e la seconda nel 2011 in occasione del centocinquantenario. Novara è stata sede d'arrivo solo una volta, nel 1968, quando la tappa fu vinta da un giovanissimo Eddy Merckx, che indossò la sua prima maglia rosa. Biella sarà sede di partenza per la sesta volta, la prima nel 1963 e l'ultima nel 2007.
    Nel 2011 l'avvio del Giro dalla prima capitale d'Italia fu l'occasione per un gemellaggio ideale con gli Alpini, che negli stessi giorni tenevano la loro Adunata Nazionale sotto la Mole. Vedere il grande campione spagnolo Alberto Contador indossare il cappello da Alpino durante la presentazione delle squadre in piazza Castello fu emozionante sia per gli appassionati di ciclismo che per gli Alpini; anche perché spesso le due categorie sono compresenti nello spirito e nella vita di molti italiani.  
    Mettendo da parte i nostalgici ricordi e tornando al Giro del centossesantenario, la cronometro individuale di sabato 8 maggio partirà da piazza Castello, scorrerà sul Lungopo Cadorna, attraverserà il parco del Valentino e ne toccherà il castello, supererà il Po sul ponte Balbis  e si immetterà in corso Moncalieri fino all'arrivo, accanto alla Gran Madre, sotto la collina e ai piedi del Monte dei Cappuccini. Il colpo d'occhio, emozionante per torinesi e non, è assicurato.
    La Stupinigi-Novara di domenica 9 maggio sarà una frazione prevalentemente pianeggiante, con partenza dalla Palazzina di Caccia e passaggi in alcuni luoghi-simbolo della storia italiana, come il castello sabaudo di Racconigi e come Santena, là dove riposa Camillo Benso di Cavour, artefice dell'Unità, a meno di un mese dal centosessantesimo anniversario dalla sua prematura scomparsa. Da non dimenticare e da non mancare per gli appassionati i passaggi a Vinovo, Carignano, Casalgrasso e, dopo Racconigi e prima di Santena, a Carmagnola e Villastellone. Reso omaggio al Cavour, la carovana rosa toccherà Chieri e Andezeno, proseguendo poi per Castelnuovo Don Bosco.  Prima del finale a Novara i corridori affronteranno i saliscendi delle colline del Monferrato astigiano e alessandrino, in un itinerario che è anche e soprattutto un omaggio al Piemonte risorgimentale.
    Lunedì 10 maggio la Biella-Canale di 187 km proporrà una parte iniziale pianeggiante da Biella ad Asti, poi una serie di strappi e i traguardi volanti  del Bric delle Forche, di Castino e di Manera, validi per la classifica del Gran Premio della Montagna. Dopo Alba e prima dell'arrivo ci saranno ancora brevi ma insidiose salite, trampolino di lancio per i finisseur. Venerdì 28 maggio il Giro tornerà in Piemonte, con la tappa in partenza da Abbiategrasso e l'inedito arrivo all'Alpe di Mera, che premierà l'entusiasmo dei tanti verbanesi e valsesiani appassionati di ciclismo. Già, perché prima dell'arrivo ai 1531 metri del suggestivo "balcone" sulla Valsesia, gli scalatori si sfideranno sulle salite del Mottarone e della Colma di Varallo. Sabato 29 maggio l'ultima tappa in linea prima della cronometro conclusiva da Senago a Milano (quella in cui tutti gli appassionati si aspettano un'impresa del campione del mondo Filippo Ganna) partirà da Verbania e sconfinerà in Svizzera, per toccare Ascona, Locarno, Arbedo, risalire la Valle Mesolcina, superare i passi del San Bernardino e dello Spluga e concludersi nel suggestivo panorama naturale dell'Alpe Motta di Campodolcino. Verbania sarà sede di partenza per la quarta volta: le precedenti nel 1952, 1992 e 2011.
    È un Giro d'Italia, quello del 2021, che ai torinesi e più in generale agli italiani promette emozioni indimenticabili, come lo furono quelle del 2011, alla Reggia di Venaria, a Torino, sul Colle delle Finestre e a Sestriere. Perché, quando c'è di mezzo un anniversario dell'Unità d'Italia, i "bôgianèn" rispondono sempre compatti all'appello degli organizzatori della RCS, facendo le cose per bene e contribuendo alla notorietà dei loro itinerari ciclistici subalpini nel mondo. Finita la pandemia, i numeri delle presenze cicloturistiche dimostreranno ancora una volta che l'investimento nell'ospitalità alla carovana del Giro si ripaga ampiamente nel tempo.

  • Torino città dell'Inno insieme a Genova

    Tre anni fa il riconoscimento per legge del Canto degli Italiani di Mameli e Novaro.

    Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 15 dicembre 2017 della legge n. 181 approvata il 4 dicembre dello stesso anno, si è posto fine ad un imbarazzante paradosso durato oltre settanta anni, cioè da quando il primo Governo repubblicano il 12 ottobre 1946, con un decreto mai ratificato, dichiarava Il Canto degli Italiani "inno provvisorio".
    Quindi, da poco più di tre anni la Repubblica Italiana riconosce il testo de Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli e lo spartito musicale originale di Michele Novaro quale inno nazionale ufficiale: così recita la legge composta da un solo articolo.
    Sono stato il primo firmatario di questa proposta di legge e ho raccontato in un piccolo volume dal titolo "L'inno di Mameli-Una storia lunga 170 anni per diventare ufficiale" il non semplice iter legislativo che, a partire dalle discussioni sul testo in Commissione Affari Costituzionali, ha condotto all'approvazione della legge.
    Come si può immaginare, in più legislature sono state presentate diverse proposte di legge in tal senso senza giungere alla loro approvazione. Ad esempio, nella XIV legislatura sono stati presentati al Senato due progetti di legge in materia: il primo, S. 1967, di natura costituzionale, volto a modificare l'articolo 12 della Costituzione stabilendo che «Fratelli d'Italia» è l'inno nazionale; il secondo, di natura ordinaria. Entrambi i progetti di legge hanno iniziato l'esame parlamentare presso la 1ª Commissione del Senato senza tuttavia essere approvati definitivamente. In particolare, sul disegno di legge S. 1967 sono emersi dubbi e perplessità, non ritenendosi opportuna una integrazione della Costituzione. Il disegno di legge ordinaria S. 1968 è stato invece approvato dalla 1ª Commissione in sede referente; ne è stato richiesto il passaggio in sede deliberante, ma l'iter non è proseguito oltre.
    Anche nella XV legislatura è stato avviato, sempre al Senato, l'esame di alcuni progetti di legge in materia, senza giungere alla loro approvazione: si tratta di tre proposte di legge ordinaria, S. 688, 820 e 1660, e della petizione popolare n. 227, al cui esame è stato successivamente congiunto anche un progetto di legge costituzionale, S. 821.
    Nella XVI legislatura sono stati presentati, sia alla Camera sia al Senato, diversi progetti di legge in materia, tuttavia per nessuno di questi è stato avviato l'esame.
    Peraltro, faccio presente che nella medesima legislatura, sulla scia delle celebrazioni del 150° anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011, si è approvata una legge, la n. 222 del 2012, recante norme sull'acquisizione di conoscenze e competenze in materia di «Cittadinanza e Costituzione» e sull'insegnamento dell'inno di Mameli nelle scuole. L'articolo 1 della legge prescrive l'insegnamento nelle scuole dell'inno nell'ambito di «percorsi didattici, iniziative e incontri celebrativi finalizzati ad informare e a suscitare la riflessione sugli eventi e sul significato del Risorgimento, nonché sulle vicende che hanno condotto all'Unità nazionale, alla scelta dell'inno di Mameli e della bandiera nazionale e all'approvazione della Costituzione anche alla luce dell'evoluzione della storia europea».
    Ci siamo riusciti nella XVII° legislatura e di questo ringrazio tutti i colleghi (di tutti i partiti) ai quali va riconosciuto il merito di aver legiferato per risolvere definitivamente una questione che è coerente con la decisione di  riconoscere il giorno 17 marzo - data della proclamazione in Torino, nell'anno 1861, dell'Unità d'Italia - quale «Giornata dell'Unità nazionale, della Costituzione, dell'inno e della bandiera» allo scopo di ricordare e promuovere, nell'ambito di una didattica diffusa, i valori di cittadinanza, fondamento di una positiva convivenza civile, nonché di riaffermare e di consolidare l'identità nazionale attraverso il ricordo e la memoria civica.
    Sul perché si è costretto il Canto degli Italiani ad un lunghissimo precariato meriterebbe una riflessione a parte, comunque riconducibile a quanto lo stesso Mameli scrive nella terza strofa: "noi siamo da secoli calpesti, derisi, perché non siam popolo, perché siam divisi" e davvero siamo stati divisi anche sull'Inno, almeno fino a qualche anno fa. Va riconosciuto ai Presidenti della Repubblica Ciampi e Napolitano l'aver speso tanto impegno per ritrovare quell'unità d'intenti che unisce il Risorgimento alla Resistenza e che trova senso, in un rinnovato orgoglio patriottico, anche oggi di fronte alle sfide di questi tempi.
    A tutto questo vorrei aggiungere un fatto poco noto, di cui, invece, a Torino dovremmo essere onorati e riconoscenti: le note del maestro Michele Novaro sono state composte e hanno dato voce al testo di Goffredo Mameli proprio nella nostra Città, dove il maestro Novaro si trovava per lavoro. Entrambi erano genovesi, infatti, Genova si definisce "città dell'Inno", ma sarebbe altrettanto opportuno che il titolo venisse condiviso con Torino che ha dato alle parole di Mameli l'aria musicale che qui, città in grande fermento risorgimentale, il maestro Michele Novaro ha potuto trovare.

    Umberto D'Ottavio – Deputato della XVII Legislatura

  • Lo spartito dell'Inno conservato nella Biblioteca di Palazzo Cisterna

    Fra gli oltre 250 spartiti musicali conservati nella Biblioteca di storia e cultura del Piemonte collocata  a Palazzo Cisterna, sede aulica della Provincia di Torino prima e della Città metropolitana di Torino oggi, è conservato quello del nostro inno nazionale, composto nel 1847 sulle parole di Goffredo Mameli da Michele Novaro nel salotto torinese di Lorenzo Valerio, in via XX Settembre.
    È la prima stampa realizzata dalla tipografia Magrini tra la fine del '47 e l'inizio del '48.
    Sul frontespizio si legge, all'interno di una cornice con ricchi fregi: Il canto degli Italiani/ Fratelli d'Italia - L'Italia s'è desta/ Poesia del Conte/ Mammelli/ Musica del Maestro/ M. Novaro/ Proprietà dell'Editore - Prezzo £ 2/ Torino/ Presso G. Magrini, Editore di musica, Piazza Carignano.
    Manca l'ultima strofa ("Son giunchi che piegano/ le spade vendute:/ già l'Aquila d'Austria/ le penne ha perdute") per problemi con la censura.
    Il prezzo non indifferente, di £ 2, fa pensare che inizialmente la tiratura non fosse molto alta.
    Il prezioso spartito fa parte del ricco patrimonio del "Fondo Anselmi" in cui, accanto a "Fratelli d'Italia", troviamo canti e inni rivolti al re Carlo Alberto: A Sua Maestà il re Carlo Alberto, Per le sagge riforme di S. M. Carlo Alberto, All'ottimo Re Carlo Alberto per le sagge riforme da Lui statuite, Inno a Carlo Alberto il dì 8 febbraio, Le donne subalpine a S. M. il Re Carlo Alberto sono alcuni dei titoli.

  • I raduni militari

    I primi furono i Granatieri di Sardegna nel mese di aprile, seguiti in maggio dalla Cavalleria, dagli Alpini e dagli Aviatori, dai Bersaglieri, dai Carabinieri, dai Vigili del Fuoco, dalla Sanità militare e dalle associazioni riunite nell'Assoarma. Dieci anni fa le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia portarono a Torino tutti i raduni militari di quell'anno, regalando alla città momenti indimenticabili di festa popolare autenticamente sentita. Dagli archivi di "Cronache" abbiamo recuperato i resoconti di due tra i raduni più significativi, quello degli Alpini e quello della Cavalleria. Senza ovviamente nulla togliere agli altri raduni, che hanno suscitato eguale entusiasmo tra i partecipanti e nella popolazione, ve li riproponiamo come documento di una stagione forse irripetibile per la città, nella speranza che il superamento della pandemia possa in futuro consentire nuovamente a Torino di vivere eventi altrettanto coinvolgenti.

    TORINO IN FESTA PER GLI ALPINI

    Domenica 8 maggio gli Alpini hanno invaso pacificamente Torino ed hanno sfilato in 90.000 per 12 ore nell'Adunata dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Le vie del centro erano coperte di tricolore: tricolori alle finestre, ai balconi, nelle vetrine dei negozi, in mano alla folla che applaudiva "Bocia" e "Veci" di tutte le età e provenienze. "Torino ha tributato agli Alpini un entusiasmo e una partecipazione grandiosi" ha commentato a fine giornata il presidente della Provincia, Antonio Saitta. Nella sfilata, striscioni e vessilli tricolori di tutte le forme e dimensioni hanno ricordato che gli Alpini sono per un'Italia unita e libera, al di là delle divisioni politiche. Tantissimi torinesi e turisti hanno pazientato per ore sotto il solleone per ammirare un evento che sarà ricordato a lungo. Secondo gli organizzatori, alla sfilata hanno assistito 600.000 persone, venute ad ammirare ed applaudire le sezioni A.N.A. sparse in tutto il mondo, dall'Australia al Sudafrica. La delegazione di Bolzano ha chiuso la sfilata e raccolto il testimone di Torino: organizzerà l'Adunata del 2012. Lacrime e applausi tra la folla quando lo speaker ha letto i nomi dei 22 alpini morti nelle missioni di pace, da ultimo Matteo Miotto, il caporalmaggiore di Thiene caduto il 31 dicembre 2010 in Afghanistan. Il suo cappello è stato portato su un cuscino tricolore retto da un alpino vicentino. Tutte le persone in tribuna si solo alzate in piedi per onorarne la memoria. Tanta ammirazione per l'alpino più anziano, Cristiano Dal Pozzo, 98 anni, di Rotzo (Vicenza), reduce della guerra d'Abissinia che ha sfilato su una carrozzella.

    LA CAVALLERIA TORNA ALLA CITTÀ CHE LE DIEDE I NATALI

    Domenica 22 maggio la Cavalleria, arma d'eccellenza della storia sabauda, è tornata a onorare i propri caduti nella Capitale dove nacque: Torino, dove vennero fondati nel 1668 i Dragoni di Sua Altezza e i Dragoni di Madama Reale, dai quali discese una plurisecolare tradizione di coraggio e fedeltà alla dinastia e allo Stato, ancora oggi rappresentata in Piemonte dal Reggimento Nizza Cavalleria. È  una memoria che è stata ricordata da oltre mille cavalieri, in servizio e in congedo: con fanfare e gruppi storici, sono saliti in sella per celebrare il loro raduno nazionale. A far da corollario alla sfilata, un concorso ippico ed il carosello dei Lanceri di Montebello in Piazza d'Armi: 60 cavalieri hanno dato una dimostrazione di alta equitazione, con esercizi di manovra, ardimento e di eleganza in sella. Dinanzi a Palazzo Madama è stato invece allestito il Villaggio della Cavalleria, mentre il palazzo della Giunta Regionale ha ospitato una mostra di cimeli, in parte provenienti dal Museo Nazionale dell'Arma di Cavalleria, che ha sede a Pinerolo, la città del Nizza Cavalleria e del capitano Caprilli, il quale, a cavallo tra Ottocento e Novecento, codificò il metodo naturale dell'equitazione.

  • Italia '61

    L'attacco dell'articolo potrebbe essere in stile "nonno, raccontami una favola!". E allora iniziamo proprio così! Vi fu un tempo in cui a Torino arrivavano la Regina Elisabetta II e Ted Kennedy, fratello di John, da poco eletto presidente degli Stati Uniti. Venivano sotto la Mole per conoscere da vicino il Miracolo Italiano. Era il 1961, l'anno del centenario dell'Unità d'Italia e Torino ospitava l'Esposizione Internazionale del Lavoro, quella che a tutti gli italiani, di allora e delle generazioni successive, era ed è nota come Italia ‘61, mentre per i francofoni era l'Exposition International du Travail e per gli anglofoni l'International Labour Exhibition.

    UN PAESE CHE FACEVA NOTIZIA CON IL SUO BOOM ECONOMICO

    Anche se chi scrive non può avere ricordi personali di quell'epopea internazionale del capoluogo subalpino, essendo nato proprio in quel fatidico anno del Centenario, nei giorni in cui Yurij Gagarin diventava il primo uomo in orbita intorno alla Terra, i segni di quell'Expo sono ancora ben presenti nel profilo urbanistico della città, oltre che nella memoria collettiva di chi nel 1961 aveva almeno 8-10 anni. Perché l'Expo torinese  fu una grande vetrina internazionale per l'Italia del boom, quella in cui gli operai potevano finalmente permettersi la Fiat Nuova Cinquecento e la lira veniva insignita dell'Oscar internazionale delle monete per la sua stabilità e per il basso tasso di inflazione. Quello del ‘61 era un paese che, nel bene e nel male, stava superando definitivamente il retaggio dell'Italia contadina, approdando alla civiltà dei consumi di massa, con tutte le conseguenze negative e positive già sperimentate nel resto di quello che allora veniva chiamato il mondo libero; un mondo che, sotto l'ombrello atomico degli USA e della NATO, era in perenne e agguerrita competizione con il socialismo reale sovietico.
    Insieme a Milano, Torino era il centro propulsore scientifico, tecnologico e industriale dell'Italia che si era riaffacciata sul palcoscenico mondiale, ospitando le Olimpiadi Invernali del 1956 a Cortina e quelle estive di Roma nel 1960. Senza dimenticare che nella Città Eterna nel 1957 Germania, Francia, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo avevano firmato i trattati istitutivi della CEE e dell'Euratom.
    Il Centenario dell'Unità d'Italia non poteva che essere celebrato a Torino, la prima capitale, con un'esposizione universale che certificava il ruolo d'avanguardia del Bel Paese nello sviluppo economico e industriale mondiale. Tra i protagonisti e promotori dell'Expo Italia ‘61 vi furono un biellese, l'ex Presidente del Consiglio Giuseppe Pella, a capo del Comitato organizzatore, un torinese Doc come l'allora sindaco Amedeo Peyron e Achille Mario Dogliotti, luminare della cardiochirurgia e presidente del Consiglio direttivo dell'Expo.

    UN NUOVO QUARTIERE E I SUOI TESORI ARCHITETTONICI

    Per l'occasione venne costruito dal nulla un nuovissimo quartiere in una zona appena bonificata sulle rive del Po. Italia ‘61 richiamò più di quattro milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo. Le attrazioni principali erano la monorotaia Alweg e il Circarama, un sistema di proiezione cinematografica a 360 gradi della Walt Disney; ma anche l'ovovia che collegava il Parco del Valentino con il Parco Europa a Cavoretto, superando in modo spettacolare il Po e consentendo di ammirare il panorama della città dalla collina. Italia ‘61 lasciò come eredità alla città un'illuminazione pubblica all'avanguardia, soprattutto nel nuovo corso Unità d'Italia; ma anche l'illuminazione notturna del giardino roccioso al parco del Valentino, realizzato nell'ambito della grande rassegna internazionale Flor 61. I tesori architettonici di Italia ‘61 sono il Palazzo del Lavoro progettato dall'ingegner Pier Luigi Nervi e il Palazzo a Vela, opera di Franco Levi e di Annibale e Giorgio Rigotti. Il Palazzo del Lavoro e il Palavela hanno ospitato per decenni aule universitarie, uffici del Comune, esposizioni ed eventi sportivi, ma il loro destino è stato molto diverso. Il primo è ancora in attesa che si concretizzi un progetto di riutilizzo a scopo commerciale, mentre il secondo è stato uno dei "templi" delle specialità del ghiaccio prima, durante e dopo le Olimpiadi Invernali del 2006, l'evento mondiale più importante ospitato da Torino dopo Italia ‘61.
    Oltre al Palazzo del Lavoro e al Palazzo a Vela, una delle eredità più importanti di quell'Expo del centenario è costituita dall'area allora occupata dalla Mostra delle Regioni, dove da alcuni decenni hanno sede lo staff college dell'ONU, il centro di formazione dell'OIL e il quartier generale dell'UNICRI.

    MONOROTAIA E OVOVIA, I SIMBOLI DI UNA CITTÀ ALL'AVANGUARDIA

    Non si può dimenticare per il suo valore simbolico la ferrovia sopraelevata monorotaia, che correva per circa 1.800 metri su un viadotto di cemento armato, che assicurava sostegno, guida e alimentazione elettrica ai treni. Il design era quello tipico degli anni Sessanta, sia per i colori bianco e rosso che per l'aerodinamica, con una forma simile alla fusoliera di un aereo di linea. La stazione sopraelevata nord era all'ingresso di Viale Unità d'Italia, vicino al Museo dell'Automobile, mentre quella a sud si trovava al termine di Corso Unità d'Italia, poco prima del Palazzo del Lavoro. Il percorso era lineare e terminava con una larga curva sopra il laghetto artificiale di Italia '61. Oggi dell'avveniristica monorotaia non rimangono che alcuni reperti simbolici, ma la stazione nord, dopo un lungo periodo di abbandono, è stata recuperata come edificio di accoglienza per le famiglie dei bambini ricoverati nel vicino ospedale Regina Margherita.
    Sessantuno piccole cabine di forma ovoidale e dai colori sgargianti (rosso, blu, giallo) partivano invece dalla stazione vicina ai padiglioni della Mostra delle Regioni e arrivavano al colle di Cavoretto, scorrendo su un cavo a 10 metri di altezza, in un percorso lungo 871 metri con un dislivello di 120. Un motore elettrico faceva viaggiare gli "ovetti" a 3 metri al secondo. L'ovovia poteva trasportare circa 700 passeggeri all'ora e con 100 lire si poteva "viaggiare" nel cielo di Torino. Quanta acqua è passata da allora in quel Po che scorreva placido sotto l'ovovia!

  • I volumi a tema storico

    Le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia hanno riportato per qualche settimana la città dei Savoia in primo piano nel grande racconto sulla nostra storia. Torino nel ruolo di guida del processo risorgimentale, i suoi luoghi simbolo, la prima aula del Senato dove il 17 marzo del 1861 Vittorio Emanuele II proclamò la nascita del Regno d'Italia. Il sogno di una capitale durato solo quattro anni prima di fare un passo indietro e lasciare il titolo a Firenze.
    Nel 2011 l'allora Provincia di Torino si era prodigata non poco per contribuire al successo delle celebrazioni con un fittissimo calendario di eventi e attraverso la pubblicazione di due interessanti volumi, due diversi percorsi, strade di carta per scoprire aspetti del territorio non sempre noti al grande pubblico.
    "2011, Itinerari. Luoghi del Risorgimento in provincia di Torino" è il titolo del primo volume, con testi di Silvia Cavicchioli, ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Storici dell'Università degli Studi di Torino, edito da Priuli & Verlucca.
    La seconda pubblicazione affronta da vicino l'aspetto culturale del territorio raccontandoci con dovizia di particolari e immagini i "Teatri storici della provincia di Torino". Gli autori sono Roberto Lombardi, Laura Palmucci e Franca Varallo, il lavoro è stato pubblicato da Rosemberg & Sellier.
    Ecco una breve descrizione delle due opere.

    ALLA SCOPERTA DEI LUOGHI DEL RISORGIMENTO

    Il libro di Silvia Cavicchioli non è rivolto solo a studiosi e appassionati di storia, ma è dedicato anche a cittadini, turisti, insegnanti, studenti e si prefigge di ripercorrere le vicende dell'Ottocento intrecciando strettamente il contesto storico con quello territoriale e locale. I luoghi non sono da intendersi solamente nel senso materiale del termine ma, come viene spiegato nella prefazione, "devono comprendere anche personaggi, eventi, date canoniche di quel lungo Ottocento che ha visto la preparazione e la realizzazione dell'Unità d'Italia. Rientrano in tale categoria allargata gli edifici pubblici e privati, i monumenti, le lapidi, le iscrizioni, i cimeli, i documenti, le piazze".
    E allora affrontiamo questo lungo itinerario attraverso i capitoli del libro. Un viaggio che parte dai luoghi del "potere della dinastia e dei protagonisti del Risorgimento". Da Santena per ricordare le gesta di Camillo Cavour, al castello di Moncalieri e al Canavese di Costantino Nigra, fino a La Mandria e Stupinigi. Quindi il castello ducale di Agliè, Superga e le memorie di altri protagonisti.
    Interessanti i luoghi delle infrastrutture e dei mezzi di trasporto, primo fra tutti il traforo delle Alpi, il Frejus. Ma di quel periodo storico non bisogna dimenticare il canale Cavour, le strade del Moncenisio e del Monginevro; fondamentale l'espansione della rete ferroviaria.
    Il volume di Silvia Cavicchioli non si ferma qui e anzi ci porta a conoscere quanto è accaduto e quanto si è trasformato nella società e sull'intero territorio nei campi della cultura e dell'editoria, dell'istruzione, della scienza e della tecnica, senza trascurare i luoghi della devozione, partendo dai santi sociali del Chierese, per arrivare ai luoghi della protesta e della prigionia con i moti del 1821 e una visita al Forte di Exilles.
    ll libro, ricco di immagini, si conclude con i luoghi dell'emancipazione con tappa obbligata in Val Pellice per la storia dei Valdesi ed i luoghi della socialità e del tempo libero. Queste ultime pagine ci accompagnano alla scoperta delle giornate ai tempi del Risorgimento trascorse a teatro e alla nascita della villeggiatura. In proposito sono interessanti e curiose le pagine dedicate a Ceresole Reale, località descritta come un'apprezzata stazione climatica grazie "alle sue acque ferruginose", una villeggiatura da re.

    TEATRI, LUOGHI STORICI PER LO SPETTACOLO

    Il volume dedicato ai teatri storici della provincia di Torino è una rarità per il livello di ricerca e per la sua impostazione. Un lavoro proposto da Italia Nostra che tiene conto degli aspetti artistici, architettonici, culturali ed anche sociali. Roberto Lombardi, Laura Palmucci e Franca Varallo hanno realizzato un vero e proprio censimento descrivendo con cura ben centocinquanta teatri, ottanta in città e settanta nelle altre località della provincia, percorrendo lo spazio temporale che dal Settecento arriva fino agli anni Trenta del Novecento.
    Il metodo di ricerca adottato, spiegano gli autori nella prefazione del libro, è stato finalizzato alla raccolta più ampia possibile di dati, sulla base dei quali poter ipotizzare ulteriori approfondimenti. Un lungo lavoro che ha portato alla predisposizione di un modello di scheda di censimento adatta ad inserire il maggior numero di informazioni.
    Apre il grande racconto dei nostri teatri il Regio di Torino per poi passare alla bellezza straordinaria del Carignano. E così, pagina dopo pagina, ci si imbatte in descrizioni di progetti, curiosità e storie di luoghi della cultura di cui oggi si è persa la memoria, come il Salone della Rocca, sempre a Torino, che da sede teatrale sembra sia poi stato trasformato in falegnameria. Immagini, riproduzioni di antiche planimetrie e fotografie più recenti di restauri che hanno ridato vita alle strutture come nel caso del Gobetti.
    Ma la storia si fa interessante anche fuori e lontano dal capoluogo. E'un susseguirsi di piacevoli sorprese, scheda dopo scheda. Così per il Sociale di Caluso di fine Settecento, il Bottal di Pinerolo, il maestoso Giacosa di Ivrea, il Martinetti di Castellamonte ed il Sociale di Chivasso.
    E che dire del capitolo dedicato alla piccola sala collocata all'interno del castello di Agliè? Un teatrino privato con tanto di palco reale, voluto dai duchi di Genova Carlo Felice e Maria Cristina che spesso e volentieri soggiornavano al castello.
    Il Risorgimento è passato anche attraverso il mondo del teatro. I moti dell'11 gennaio del 1821 presero infatti avvio dal teatro d'Angennes, proprio quello di via Principe Amedeo divenuto in seguito il Teatro Gianduja.
    Il volume è completato da una ricca bibliografia.


(15 marzo 2021)