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Cittàmetropolitana di Torino

Antoine de Lonhy in mostra a Susa

Antoine de Lonhy è stato un artista poliedrico.

Pittore, miniatore, maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami, fu nella seconda metà del 1400 una figura straordinaria per la cultura artistica del nostro territorio. Fu a contatto con la cultura fiamminga, mediterranea e savoiarda e portatore di una concezione europea del Rinascimento.

A lui è dedicata una mostra aperta fino al 10 ottobre al Museo diocesano di Susa che avrà una seconda parte poi a Torino a Palazzo Madama nel Museo Civico d'Arte Antica dal 23 settembre al 9 gennaio 2022.
Ma perché questa mostra in Valsusa? Proprio per lo stretto legame che l'artista ebbe con il territorio. Basti pensare che l'unico documento noto sulla vita dell'artista lo registra come  abitante di Avigliana nel 1462.

E' soprattutto dalle sue opere però che si deduce il legame con la Valle di Susa: su tutte gli affreschi dell'abbazia della Novalesa, il polittico oggi nella chiesa parrocchiale di Novalesa proveniente dall'abbazia e un ciclo di affreschi che decora la cappella della Madonna delle Grazie a Foresto vicino a Bussoleno.

A Susa al Museo Diocesano la mostra presenta circa 40 opere suddivise in 5 percorsi, alcune mai esposte al pubblico e provenienti da collezioni pubbliche e private.

Si comincia con le aperture europee della Valle di Susa con una rara Madonna che allatta, in pietra calcarea opera di un artista borgognone (1430 circa) e una inedita Madonna con il Bambino lignea, in prestito da una collezione privata, entrambi provenienti da Avigliana.

Nella sezione su Antoine de Lonhy e la Valle d'Aosta sono riuniti tutti gli elementi dipinti e scolpiti che componevano il grandioso altare della collegiata di Sant'Orso ad Aosta, oggi dispersi in varie sedi per il quale l'artista fornì i disegni e dipinse personalmente le ante laterali.

Poi c'è la parte del raffronto tra l'artista e altri scultori e quella con i grandi maestri del Ducato di Savoia: la sua bottega formò numerosi artisti, tra cui l'astigiano Gandolfino da Roreto, rappresentato in mostra da opere giovanili come una Annunciata e una Maddalena di collezione privata. Proviene certamente dalla bottega di de Lonhy anche l'autore dei due sportelli dipinti che chiudevano in origine l'altare in terracotta della abbazia di Vezzolano restaurati nel noto laboratorio dei Nicola di Aramengo.

Infine, il quinto percorso tutto dedicato a Antoine de Lonhy e la Valle di Susa con alcuni frammenti di intonaco affrescato recuperati in scavi archeologici e provenienti dal Museo di Novalesa che permettono di evocare le grandi imprese decorative eseguite da Antoine de Lonhy per Giorgio Provana nella cappella di suo patronato e nel presbiterio della abbazia. 
La Città metropolitana di Torino che della Abbazia di Novalesa è la proprietaria dal 1972 è particolarmente interessata alla valorizzazione culturale di questo patrimonio che offre il senso e la dimensione di quanta storia sia passata sulle strade del Valle di Susa.


(05 ottobre 2021)