Il 31 gennaio è la data entro la quale gli enti locali erano tenuti a completare gli adempimenti previsti dalla legislazione sulla prevenzione della corruzione. Per fare il punto sugli obblighi a cui devono sottostare gli amministratori locali l'Anci Piemonte ha tenuto il 20 gennaio scorso un seminario al centro congressi "Torino Incontra", organizzato in collaborazione con la Città metropolitana.
Sono state illustrate le linee-guida per la prevenzione e il contrasto alla corruzione a cui debbono attenersi i Comuni e quegli enti di area vasta che, in particolare nel caso delle Città metropolitane, possono svolgere una funzione di coordinamento delle amministrazioni comunali del loro territorio.
La deliberazione 831 dell'Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) e il Piano nazionale anticorruzione 2016 impongono un'analisi delle aree di rischio. I Comuni piccoli e grandi, le Città metropolitane, i servizi sanitari regionali, gli ordini e i collegi professionali e le istituzioni scolastiche debbono adeguarsi alle linee guida elaborate all'Anac.
Durante il seminario sono state presentate relazioni e interventi curati da una dirigente dell'Anac, da magistrati della Corte dei Conti e da un docente universitario.
Il direttore generale della Città metropolitana di Torino, Giuseppe Formichella, ha poi illustrato in sintesi il lavoro compiuto dal tavolo di coordinamento creato dall'Ente insieme ai responsabili territoriali delle attività di prevenzione della corruzione.
Il Piano è stato adottato con un decreto della Sindaca metropolitana Chiara Appendino (n. 6 - 901/2017 del 27.01.2017) ed è stato pubblicato sul nostro sito anche nella sezione Amministrazione trasparente, come indicato dal’Anac nell'ambito del Piano Nazionale Anticorruzione.
Ora tutti i soggetti interessati sono invitati a prenderne visione e potranno presentare osservazioni entro il 28 febbraio 2017 all'indirizzo di posta elettronica segreteria.generale@cittametropolitana.torino.it
Dopo i saluti istituzionali del presidente uscente di Anci Piemonte Andrea Ballarè e del prefetto di Torino Renato Saccone, il presidente di Federsanità Piemonte Gian Paolo Zanetta ha tenuto una relazione sulle misure di prevenzione in materia sanitaria, in particolare per quanto riguarda il progetto de Parco della Salute di Torino.
Il magistrato della sezione delle Autonomie della Corte dei Conti Stefano Glinianski ha invece illustrato lo "stato dell'arte" e le criticità nel processo di applicazione della normativa anticorruzione.
Donato Centrone, magistrato della sezione Controllo della Corte dei Conti di Liguria e Lombardia, ha svolto una dettagliata relazione sulle tipologie del conferimento di incarichi di consulenza e collaborazione da parte degli enti locali e delle società partecipate, alla luce delle norme dettate dal testo unico sulle società pubbliche e dal nuovo codice dei contratti pubblici.
Elisabetta Midena, dirigente dell'ufficio di Regolazione anticorruzione, trasparenza e Piano nazionale anticorruzione dell'Anac, ha illustrato le caratteristiche che devono avere i Piani triennali di prevenzione della corruzione (Ptpc), di cui gli enti locali devono dotarsi, ai sensi della normativa nazionale.
I Ptpc - ha spiegato la dottoressa Midena - non devono essere predisposti solo per adempiere a una legge: devono invece essere incentrati sull'analisi del contesto esterno, dell'organizzazione interna e dei rischi e sull'individuazione dei rimedi, sia in materia di corruzione che, più in generale, di cattiva amministrazione delle risorse pubbliche.
Le misure di prevenzione devono essere tarate sulla tipologia delle amministrazioni e sulle attività svolte, in una logica di miglioramento complessivo dell'attività, di semplificazione e controllo delle procedure e di trasparenza.
La mappatura dei processi organizzativi e amministrativi è una fase particolarmente delicata, propedeutica all'individuazione dei rischi di corruzione che a tali processi sono connessi.
È chiaro che la normativa anticorruzione impone una sorta di cambiamento culturale delle (e nelle) pubbliche amministrazioni; un cambiamento che non sarà né rapido né indolore, perché presuppone, tra l'altro, un efficace coordinamento fra i diversi strumenti di pianificazione e un efficiente sistema di monitoraggio interno.
Sulla capacità di autoanalisi e di gestione del rischio corruttivo nelle pubbliche amministrazioni si è soffermato Leonardo Falduto, professore associato di Economia aziendale all'Università del Piemonte Orientale.
Tre le fasi cruciali individuate da Falduto nel processo di gestione del rischio corruttivo: analisi del contesto, valutazione e trattamento del rischio.
È chiaro, come è anche emerso dal dibattito, che le diverse tipologie, dimensioni demografiche, collocazioni geografiche e sociali degli enti locali presuppongono processi di autoanalisi, ponderazione e trattamento del rischio molto differenti tra loro.
Il contesto in cui opera un piccolo Comune montano non presenta una complessità sociale ed economica tale da giustificare un allarme elevato.
In altri contesti geografici, economici e sociali l'autoanalisi e la predisposizione di misure di contrasto alla corruzione e alla cattiva amministrazione sono invece un'importante occasione per il miglioramento della performance degli enti locali.
Intervenendo nei lavori del seminario organizzato dall'Anci Piemonte, il segretario generale Giuseppe Formichella ha spiegato che negli ultimi mesi la Città metropolitana di Torino ha partecipato attivamente a livello nazionale al dibattito e alla discussione sui temi del contrasto alla corruzione e della trasparenza, in particolare in occasione della predisposizione del nuovo Piano nazionale anticorruzione.
Sono stati costituiti tavoli tecnici di approfondimento con la partecipazione delle amministrazioni direttamente interessate e dei principali operatori del settore.
Il dottor Formichella ha spiegato che la Città metropolitana di Torino, amministrando un'area vasta che comprende una grande metropoli ma anche ampi territori montani e rurali, si è assunta il compito di esercitare una funzione di coordinamento e assistenza ai piccoli Comuni che debbono assolvere agli obblighi di legge in materia.
Si è pertanto ipotizzata la costituzione di un tavolo tecnico a cui partecipino i responsabili della prevenzione della corruzione della Città metropolitana, dei Comuni e delle Zone omogenee, della Regione, dell'Università degli Studi e della Camera di commercio di Torino.
Il tavolo dovrebbe supportare gli enti locali nello scambio di buone pratiche e nella programmazione dell'attività di analisi del contesto esterno, in collaborazione con l'Ufficio Territoriale di Governo.
Enti e istituzioni locali possono lavorare insieme per adeguare i propri regolamenti interni e le proprie prassi amministrative alle normative nazionali contro la corruzione e per la promozione dell'efficienza e della trasparenza.
Le pubbliche amministrazioni devono inoltre coordinare i Piani anticorruzione con gli altri strumenti di programmazione (Documento unico di programmazione, Piani delle performance, ecc.), monitorare l'evolversi della normativa e della giurisprudenza, raccogliere informazioni su fatti e fenomeni preoccupanti segnalati dalla stampa all'opinione pubblica, curare la formazione dei dirigenti e dei funzionari, che siano investiti o meno di specifiche responsabilità in materia.
La Città metropolitana porta avanti la consolidata e apprezzata esperienza di assistenza tecnica e amministrativa ai Comuni realizzata negli ultimi decenni dalla Provincia di Torino nei settori tecnico e legale-amministrativo.
Anche in tema di prevenzione della corruzione e di trasparenza amministrativa l'ente di area vasta può esercitare una funzione fondamentale a sostegno delle comunità locali.
(26 gennaio 2017)