Nelle settimane scorse, per il sesto anno consecutivo, il Servizio Tutela Fauna e Flora e il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette della Città Metropolitana di Torino hanno portato a termine una campagna di tutela dei rospi e delle rane durante la migrazione riproduttiva, grazie alla realizzazione di “rospodotti” che consentono agli anfibi di evitare di essere schiacciati dagli autoveicoli quando attraversano le strade extraurbane.
“Le specie maggiormente coinvolte nella migrazione, spiega Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata alla tutela della fauna e ai parchi e aree protette - sono il Rospo comune, la Rana dalmatina e il Rospo smeraldino”. I batraci vengono “convogliati” con apposite reti verso i rospodotti o verso strutture preesistenti, che permettono il superamento delle sedi stradali nel viaggio dai siti di svernamento agli abituali luoghi di riproduzione e nel ritorno.
Le operazioni del Servizio Tutela Fauna e Flora vengono effettuate nei territori dei Comuni di Pertusio, Vidracco, Vistrorio, San Giorio di Susa, Rosta e Buttigliera Alta. Il Servizio pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette interviene invece nel territorio del Parco naturale del Lago di Candia.
Sei anni di esperienza nel salvataggio degli anfibi
L’attività del Servizio Tutela Fauna e Flora è stata avviata sperimentalmente nel 2011 a San Giorio di Susa. Già dal secondo anno di attivazione il numero di siti coinvolti è aumentato registrando il massimo nel 2013, con sette località. In sei anni l’elenco delle località interessate è cambiato, perché in alcune è venuta meno l’emergenza oppure perché in altre la popolazione era sovrastimata. L’andamento climatico generale, caratterizzato da inverni più miti, ha spostato il momento culminante della migrazione alla fine di febbraio, in corrispondenza con il primo periodo piovoso disponibile. “Anche nel 2016 è la migrazione è stata monitorata, - sottolinea la Consigliera Amprino - con sopralluoghi serali nelle serate umide e piovose del tardo inverno”. Il monitoraggio ha evidenziato realtà meritevoli di tutela, quali Pertusio, Vidracco e Vistrorio dove persiste un fenomeno migratorio importante: un migliaio di individui per ciascuna località. A Rosta e a Buttigliera la migrazione interessa alcune centinaia di esemplari, ma è comunque meritevole di tutela. Anche perché, nonostante i tre rospodotti realizzati una ventina di anni fa, è di fondamentale importanza l’intervento manuale di personale del Servizio Tutela Fauna e Flora e di volontari locali, i quali spostano gli animali da un lato all’altro della carreggiata. A San Giorio, prima della posa della barriera, si registravano numerosissimi schiacciamenti di anfibi. Già nel primo di intervento gli episodi sono drasticamente calati. I rospi percorrono una bealera con buona pendenza, in cui è sempre presente dell’acqua. Gli anfibi rimangono confinati da una barriera di plastica, che li indirizza verso un sottopassaggio, costituito da un profilato di alluminio.
Il rospodotto di Candia
Intorno al 2000, lungo la Strada Provinciale 84 Candia-Caluso vennero installate barriere artificiali mobili a tutela delle centinaia di rospi e rane dalmatine che durante la migrazione riproduttiva si dirigono verso le sponde del lago di Candia per deporre le uova. La Consigliera Gemma Amprino sottolinea che “grazie ai finanziamenti della Misura 323 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 della Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino ha rinnovato e reso più efficiente il rospodotto”. Per consentire agli animali di superare incolumi la strada, sono state collocate sotto il manto stradale alcune canaline di cemento con una griglia di aerazione in ghisa. I vantaggi della soluzione adottata sono la salvaguardia degli animali che attraversano la strada, la facilità di manutenzione, l’umidità e l’illuminazione simili a quelle dell’esterno (il che attira gli animali). Nelle settimane scorse il Servizio Pianificazione e gestione rete ecologica e aree protette ha collocato ai bordi della carreggiata le nuove barriere temporanee che convogliano gli anfibi agli ingressi dei tunnel, garantendone l’incolumità pur in assenza di una sorveglianza diretta da parte di volontari o tecnici. La Consigliera Amprino sottolinea “la fondamentale importanza in tutta l’operazione della collaborazione delle Guardie Ecologiche Volontarie coordinate dalla Città Metropolitana”.
L’importanza delle zone umide per gli anfibi
Le zone umide sono fondamentali per specie animali e vegetali il cui ciclo vitale è, in tutto o in parte, legato alla presenza dell’acqua. Quando arriva la stagione degli amori e scende il buio, i rospi lasciano i luoghi in cui vivono abitualmente per andare in cerca di stagni, rive dei laghi o altre raccolte d’acqua, dove riprodursi. Dalle uova, deposte in lunghi cordoni gelatinosi ancorati alla vegetazione acquatica, nascono girini neri, che in due o tre mesi compiono la metamorfosi necessaria per abbandonare l’acqua e dirigersi verso i boschi o i prati umidi. Purtroppo gli esemplari adulti vengono uccisi in gran quantità dalle automobili mentre attraversano le strade che incontrano durante il cammino verso i luoghi di riproduzione. Trattandosi di animali a sangue freddo, il periodo riproduttivo dipende dalle condizioni climatiche di temperatura e umidità. In Piemonte la migrazione si svolge normalmente fra la fine febbraio e la fine di marzo.
Diffusione e morfologia
Il Rospo comune è un animale che si adatta a vari tipi di ambienti, in particolare ai boschi, sia di pianura che di montagna. È un anfibio senza coda, con la pupilla orizzontale e con ghiandole parotoidi dietro gli occhi molto evidenti. Ha una colorazione scura, dal bruno rossiccio al grigio olivastro, una corporatura tozza e la pelle rugosa. La differenza tra i sessi è molto, marcata perché le femmine sono nettamente più grandi dei maschi.
Un animale utile e indicatore della qualità ambientale
I rospi sono determinanti per il mantenimento dell’equilibrio ecologico del territorio e della sua biodiversità. Svolgono infatti un’azione di controllo degli insetti che vivono nelle zone umide, come le zanzare, ma si nutrono anche di altre specie dannose per l’agricoltura, come le lumache. Sono inoltre preziosi indicatori dello stato ambientale, perché la permeabilità della loro pelle li rende assai sensibili agli agenti tossici e ai cambiamenti climatici e ambientali.
Pericoli per la sopravvivenza
Il 36% degli anfibi italiani è a rischio di estinzione, nonostante le tutele previste dalla Convenzione di Berna per la salvaguardia della fauna minore, dalla Direttiva Habitat dell’Unione Europea e dalla Legge regionale 32 del 1982. Le minacce più significative per la sopravvivenza dei rospi sono legate alle attività umane. Oltre alla viabilità, sulla consistenza delle popolazioni incidono la modifica, la perdita e la frammentazione dell’habitat: eliminazione o compromissione delle zone umide minori per cementificazione di fontane e sorgenti, copertura o interramenti di piccole pozze e stagni temporanei, inquinamento con sostanze nocive o rifiuti delle piccole raccolte d’acqua, frammentazione degli ecosistemi dovuta a eliminazione di siepi e fasce vegetali che possono servire da corridoi per lo spostamento degli animali. Sulla consostenza delle popolazioni di rospi incide anche l’utilizzo di pesticidi e diserbanti in agricoltura. Non bisogna poi dimenticare le forme di persecuzione immotivata e crudele, dovute ai pregiudizi sull’aspetto dei rospi e all’ignoranza del ruolo ecologico che rivestono. Anche l’introduzione di specie esotiche può alterare pericolosamente gli equilibri ambientali.
I NOSTRI COMUNICATI
Conclusa l’Operazione Rospodotto, per salvare anfibi preziosi per l’ambiente e l’agricoltura
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- Categoria: Tutela fauna e flora