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Azzarà: “sull’emergenza cinghiali le polemiche sono inutili. La Città Metropolitana fa la sua parte"

Da oltre vent’anni la Provincia di Torino prima e la Città Metropolitana dal 2015 adottano e attuano piani e programmi di contenimento della popolazione di cinghiali, per attenuare l’impatto che gli ungulati hanno sulle colture agricole e sulla sicurezza della circolazione. Il Piano per il periodo 2019-2024, adottato nel febbraio scorso in attuazione della normativa regionale, è finalizzato innanzitutto alla prevenzione dei danni in agricoltura, ma anche ad individuare soluzioni efficaci, meno cruente delle attuali e derivanti da un serio studio scientifico. Agli agricoltori che ne facciano richiesta vengono ceduti in comodato d’uso gratuito i pastori elettrici per recintare i terreni coltivati. Continuare ad accusare a mezzo stampa la Città Metropolitana di fare nulla per affrontare l’emergenza cinghiali non corrisponde ai fatti e, in una riunione che abbiamo convocato per il 15 ottobre lo ribadiremo ai vertici provinciali di Coldiretti, CIA e Unione Agricoltori. Oltretutto scontiamo una pesante carenza di personale, dovuta al mancato turnover degli agenti faunistico-ambientali che sono andati in pensione. È una questione che solo la Regione Piemonte può affrontare, perché esercita la competenza sulla gestione della fauna avvalendosi del personale della Città Metropolitana e delle Province”: con queste parole la Consigliera metropolitana delegata all’ambiente e alla tutela della fauna e della flora, Barbara Azzarà, interviene a seguito delle notizie e dei commenti, recentemente comparsi sulla stampa locale, su di un presunto immobilismo della Città Metropolitana in merito all’emergenza cinghiali.
La Consigliera Azzarà tiene a ribadire che “qualora le misure di prevenzione non siano praticabili o risultino inefficaci, si interviene con operazioni di controllo diretto della specie. Lo facciamo innanzitutto mettendo in campo la professionalità degli agenti faunistico-ambientali della Città Metropolitana. Abbiamo istituito un nucleo di tre operatori dedicati a questo compito, dotati della strumentazione adatta per poter operare con tiri estremamente selettivi. Gli agenti possono operare anche in orario notturno, per arrecare il minor disturbo possibile alla restante fauna e massimizzare l’efficacia delle operazioni. Tre agenti potrebbero sembrare pochi, ma rappresentano una rilevante percentuale della forza lavoro di cui possiamo disporre: attualmente abbiamo 13 agenti sul territorio a fronte dei 36 in servizio in occasione dell’entrata in vigore della riforma delle Province e dell’approvazione della Legge regionale 23 del 2015, grazie alla quale le competenze in ambito faunistico sono passate alla Regione Piemonte”.
Gli agenti faunistico-ambientali della Città metropolitana devono innanzitutto vigilare sul rispetto delle norme in materia di caccia e pesca su tutto il territorio, parchi esclusi, ma devono anche occuparsi del recupero e della reimmissione in libertà di animali selvatici feriti o in difficoltà, recuperare la fauna ittica nei torrenti e nei canali soggetti ad asciutte naturali o artificiali, effettuare il ripopolamento dei torrenti. “Su di un territorio di circa 500.000 ettari, il lavoro ai nostri agenti non manca di certo. - commenta la Consigliera Azzarà - Il controllo numerico della fauna oggetto di piani di eradicazione o contenimento è solo una delle funzioni che svolgiamo, ma è evidente che un numero così esiguo di operatori non consente di rispondere efficacemente a tutte le incombenze che la legge attribuisce alla Città Metropolitana in materia faunistica, né tantomeno all’emergenza cinghiali”.
La Consigliera Azzarà sottolinea che “sarebbe necessario assumere nuovi agenti e in più occasioni lo abbiamo fatto presenta alla Regione Piemonte, Ente per delega del quale esercitiamo le funzioni in materia di fauna e flora. In questa materia è la Regione l’Ente responsabile della dotazione organica delle Province e della Città metropolitana di Torino”.
Da anni, per sopperire in parte alle carenze di personale, la Città metropolitana forma i volontari incaricati del controllo della popolazione di cinghiali nelle aree in cui recano danni alle colture. “La legge nazionale sulla caccia consente a proprietari e conduttori di fondi in possesso di abilitazione venatoria di partecipare alle operazioni di campo e nello scorso mese di maggio abbiamo formato gratuitamente circa 300 operatori. - spiega la Consigliera Azzarà - Ovviamente si tratta di volontari, che non possono essere obbligati ad intervenire e che devono essere coordinati dai soggetti attuatori del Piano di gestione dei cinghiali: la Città Metropolitana, i Comitati di gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini, i concessionari di aziende faunistico-venatorie e di aziende agri-turistico-venatorie. Gli imprenditori agricoli possono inoltre intervenire in autodifesa sui terreni in conduzione qualora siano stati registrati danni causati dai cinghiali”.
Ad esempio, nell’Ambito territoriale di caccia To5, a cui appartiene il Comune di San Mauro, agenti della Città Metropolitana e volontari hanno effettuato nell’ultimo trimestre oltre 80 interventi di contenimento con buoni esiti. “Certamente, - ammette la Consigliera Azzarà – la situazione è resa più delicata dal fatto che buona parte di quel territorio confina con aree in cui è preclusa la caccia e in cui quindi la densità dell’animale è maggiore: Parco del Po, Oasi faunistica di Torino, ecc. La notevole presenza di boschi di invasione sulla collina di Torino rappresenta un habitat ideale per la specie. Nelle aree protette o in cui non si può esercitare la caccia la Città Metropolitana di Torino risarcisce su delega della Regione i danni da cinghiale agli agricoltori, anticipando tra l’altro i fondi, a fronte del fatto che dal 2015 la Regione Piemonte non corrisponde i rimborsi dovuti al nostro Ente. Parliamo di una cifra ormai vicina al milione di Euro, tanto per precisare”.
Comprendiamo perfettamente l’insoddisfazione di molti imprenditori agricoli per la situazione attuale. - conclude Azzarà – Speriamo che le criticità che più volte abbiamo segnalato alla Regione trovino una soluzione”. Gli esperti della Città metropolitana sottolineano che, nel frattempo, i privati cittadini possono agire in prima persona per aumentare la propria sicurezza e contribuire agli sforzi in atto, diminuendo la velocità nei tragitti in auto nelle zone rurali per ridurre la probabilità di impatto con la fauna selvatica, evitando di lasciare residui organici a disposizione dei cinghiali al di fuori delle aree recintate dei complessi residenziali e delle abitazioni, rinforzando le recinzioni dei giardini per impedire ai cinghiali di scalzarle e di penetrare all’interno delle proprietà coltivate. In caso di incontri ravvicinati con un cinghiale è bene evitare atteggiamenti minacciosi e cerare di allontanarsi con calma. Il cinghiale non è abitualmente aggressivo nei confronti dell’uomo se non percepisce un pericolo per la sua incolumità.