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Gli eventi a Torino e Chivasso in occasione della festa nazionale dell'Indipendenza della Polonia

Sabato 28 ottobre alle 18 al Teatro Orpheus di corso Trento 13 a Torinoè in programma un concerto di canti polacchi di Fryderyk Chopin, Stanislaw Moniuszko e Karol Kurpiński. Verrà anche eseguita in forma di concerto l’opera di Wolfgang Amadeus Mozart “Bastiano e Bastiana”. Il concerto è stato organizzato nell’ambito delle celebrazioni della Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia, che si celebra ogni anno l’11 novembre. L’evento è organizzato dalla Comunità Polacca di Torino-Ognisko Polskie w Turynie, in collaborazione con il Consolato Generale della Repubblica di Polonia in Milano e con il patrocinio della Città e della Città Metropolitana di Torino.
Di Chopin verranno eseguiti i canti “Zyczenie” (“Augurio”) opera 74 numero 1 e “Wiosna” (“Primavera”) opera 47 numero 2. Di Stanisław Moniuszko verrà eseguito il canto “Prząśniczka” (“Filatrice”), mentre di Karol Kurpiński sarà eseguita la “Warszawianka 1831”. I concertisti saranno la soprano Dominika Zamara, il tenore Maurizio De Valerio, il basso Fulvio Bussano, il pianista Andrea Musso, il direttore Robert W. Butts e l’orchestra “Quarta Corda”.
Le celebrazioni per la Festa Nazionale dell’Indipendenza della Poloniaproseguiranno domenica 5 novembre alle 10,30 nella chiesa di San Francesco di Sales di via Maria Ausiliatrice 32 a Torino, con una Messa celebrata da padre Marian Burniak. Dopo la funzione religiosa i membri della Comunità Polacca si ritroveranno per il tradizionale incontro nella salaRinaldi del complesso salesiano Valdocco. Dopo il pranzo conviviale al Circolo Eridano, alle 16 in piazza Polonia è prevista la deposizione di fiori al monumento che ricorda i combattenti del II Corpo d’Armata del Generale Anders. Sabato 4 novembre, inoltre, la Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia sarà celebrata in concomitanza con la Festa italiana dell'Unità Nazionale e delle Forze Armate per commemorare insieme la vittoriosa fine della Prima Guerra Mondiale. Le cerimonie si svolgeranno a Chivasso, cominciando con la Messa alle 9, concelebrata da padre Burniak. Saranno presenti le autorità cittadine di Chivasso e autorità diplomatiche polacche. Al termine della Messa è previsto un corteo che toccherà i monumenti ai caduti presenti nel centro cittadino e concluderà davanti al Municipio. Seguirà l’omaggio ai militari polacchi ex prigionieri della Prima Guerra Mondiale seguito nei cimiteri di Chivasso e della Mandria. Dopo il pranzo conviviale la Comunità Polacca si recherà nel cimitero di Ivrea per rendere omaggio ai 200 soldati polacchi morti nell’ospedale militare della città nel 1919. Nel 2016 a Chivasso la celebrazione della Festa Nazionale dell’Indipendenza della Polonia era stata particolarmente sentita perché vi aveva partecipato il Sindaco della Città di Przemysl, giunto a Chivasso per iniziare il percorso che avrebbe poi portato alla firma dell’accordo di gemellaggio tra le due città. Le due amministrazioni comunali hanno avviato l’anno scorso le ricerche per conoscere i nomi dei soldati italiani prigionieri dei tedeschi dopo l’8 settembre 1943, morti nel campo di prigionia tedesco di Pikulice, sobborgo di Pszemysl e sepolti in fosse comuni.
La Festa nazionale dell’11 novembre fu istituita per ricordare la rinascita dello Stato polacco nel 1918, dopo oltre un secolo di dominazione straniera. Pochi sanno che alla difesa dei suoi confini orientali contribuirono anche i soldati dell’Armata Polacca creata in Piemonte nel dicembre del 1918. Confluirono in essa ventiduemila volontari polacchi, ex prigionieri di guerra dell’esercito austro-ungarico, i quali, in base agli accordi tra il Governo italiano e il Comitato nazionale polacco furono concentrati alla Mandria di Chivasso per l’addestramento, prima del trasferimento al centro di raccolta in Francia e del successivo ritorno in Polonia. I soldati giunsero al campo di Chivasso stremati dagli anni di prigionia e molti dovettero essere ricoverati negli ospedali della zona. Oltre quattrocento furono i deceduti, che trovarono sepoltura nei cimiteri alla Mandria, a Chivasso, ad Ivrea e a Torino. Presto però le condizioni di vita nel campo migliorarono. Il comando militare organizzò per loro corsi di istruzione primaria e professionale, attività culturali e sportive. L’Armata polacca usufruì anche dell’assistenza delle autorità italiane, del Comitato Pro-Polonia presieduto dall’avvocato Attilio Begey (che nel dopoguerra fu nominato Console onorario di Polonia a Torino) e della benevolenza della popolazione locale. Prima di lasciare La Mandria di Chivasso, nel giugno del 1919, i soldati scrissero sul loro periodico “Żołnierz Polski we Włoszech”: “Addio ospitale terra d’Italia. Ti salutiamo senza rimpianti, ma con un sentimento di riconoscenza nei cuori. Qui [...] abbiamo gettato la pelle di schiavo che ci aveva ricoperto e siamo divenuti liberi cittadini di una patria libera e indipendente. Qui abbiamo raccolto i frutti della semina di sangue e di 125 anni di martirio dell’intera nazione. Qui ci ha colto l’immensa gioia della riconquista dell’indipendenza. Per questa ragione serberemo sempre un caro ricordo di Te, terra italiana”. La gioia dei polacchi però non durò a lungo. Nel settembre del 1939 il Paese fu nuovamente invaso e spartito, a seguito dello scellerato Patto Molotov-Ribbentropp tra l’Unione Sovietica e la Germania nazista. Nel secondo dopoguerra, nonostante la Polonia figurasse tra i vincitori, in quanto paese alleato, fu di fatto privata dell’indipendenza e posta sotto il dominio sovietico, in base all’accordo siglato a Jalta tra le grandi potenze. La festa dell’11 novembre fu vietata e sostituita dalla ricorrenza del 22 luglio, data fittizia della formazione del governo filosovietico a Lublino: in realtà tale governo era stato formato a Mosca il giorno precedente. L’11 novembre continuò ad essere celebrato tra gli esuli. Anche la Comunità Polacca di Torino rimase fedele a questa ricorrenza, essendo costituita da ex ufficiali del 2° Corpo d’armata polacco del generale Anders, che avevano combattuto a fianco degli alleati per la Liberazione d’Italia e che, data l’occupazione della Polonia, decisero di restare nel nostro Paese. Per molti anni celebrare l’11 novembre fu un modo per manifestare la propria fede nel fatto che la Polonia avrebbe riacquistato un giorno la piena indipendenza; una fede espressa nelle parole dell’inno nazionale “La Polonia non è morta finché noi viviamo”, composto a Reggio Emilia nel 1797, ma anche nei versi dell’inno religioso che si era soliti cantare alla fine delle celebrazioni eucaristiche, “La Patria libera rendici o Signore”. La speranza si avverò nel 1989. Tra i primi atti del processo di democratizzazione del Paese vi fu, non a caso, la reintroduzione della celebrazione dell’11 novembre quale festa nazionale.