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Sabato 29 giugno una giornata per scoprire le Libellule al Lago di Meugliano

Sabato 29 giugno al Lago di Meugliano si parla di Libellule, in una giornata alla scoperta degli Odonati (l’ordine di insetti a cui appartiene la Libellula) organizzata sotto l’egida della Città Metropolitana di Torino e con il patrocinio del nuovo Comune di Valchiusa. È l’occasione per scoprire le particolarità naturalistiche dello specchio d’acqua riconosciuto nel 2009 come SIC-Sito di Interesse Comunitario. Il lago ha un perimetro di circa 700 metri e occupa una conca del monte Pianure, a 750 metri di altitudine sul livello del mare. Ha una profondità massima di 11 metri e appartiene all'Anfiteatro Morenico di Ivrea. La bassa profondità dell'acqua favorisce il congelamento nella stagione invernale. Il lago è circondato da boschi di conifere: larici, abeti rossi e pini silvestri. Nei dintorni vi è un consistente gruppo di betulle, piantate negli anni trenta del Novecento, mentre nella parte settentrionale del lago si trova un accenno di giuncheto.
Nella giornata di sabato 29 giugno sono in programma una conferenza su temi naturalistici, laboratori didattici per adulti e bambini, passeggiate guidate alla scoperta delle libellule e del SIC del Lago di Meugliano e stand tematici. La conferenza inizierà alle 9,30 con una relazione di Gabriele Bovo, responsabile della Direzione Sistemi naturali della Città Metropolitana sul tema “Tutela della natura e della biodiversità come garanzia di sopravvivenza dell’uomo. La Rete Natura 2000 della Città metropolitana di Torino”. Marino Rore parlerà invece delle “Libellule che ho incontrato”. Di “Analisi e caratterizzazione della fauna (libellule, farfalle, anfibi, rettili e uccelli) della vegetazione, degli habitat e della flora nel territorio Damanhur del Truc del Tossico, Cascina Molinaria e Montiglio (Comune di Vidracco)” parlerà Ivan Di Già, libero professionista consulente in materia di fauna e vegetazione, impegnato in un progetto di studio e valorizzazione della biodiversità locale. La relazione sul “Biomonitoraggio delle zone umide. Indagini su Rogge di risaia, fontanili e torbiere” è affidata a Bruna Buttiglione, funzionaria del Dipartimento territoriale di Torino dell’ARPA Piemonte. Francesca Grosso, referente per la formazione e la didattica dell’associazione “Vivere i Parchi” parlerà delle attività didattiche nelle zone umide e della ricerca scientifica in cui l’associazione è impegnata.
Nel corso della giornata si potrà pranzare liberamente al sacco o partecipare al pranzo a buffet su prenotazione ai numeri telefonici 333-3451085 o 347.7358258.

CARTA DI IDENTITÀ DELLA LIBELLULA

Il nome Libellula deriva dal latino “libra”, ovvero bilancia, perché nel volo l’insetto tiene le ali orizzontali. Le libellule hanno un capo molto voluminoso, gli occhi composti da circa 50.000 ommatidi e antenne relativamente brevi. Le due paia di ali, quasi uguali, sono allungate e membranose. Sono talvolta vivacemente colorate e consentono un volo rapido e sicuro. L'addome è relativamente lungo e sottile, composto da undici segmenti. Le zampe sono inserite anteriormente sul corpo e vengono usate raramente per camminare. Le libellule possono arrivare a una velocità di 50 km orari. Hanno un apparato boccale masticatore molto caratteristico: il labbro inferiore termina con le piccole pinze con cui la libellula afferra la preda. Si nutrono di insetti che afferrano e divorano durante il volo silenzioso e veloce, che fa di loro terribili predatori sia in aria che in acqua.
La riproduzione avviene in ambiente acquatico. Dopo avere deposto le uova dalla forma allungata, le libellule le lasciano cadere nell'acqua oppure le fissano ai fusti di piante acquatiche. Come tutti gli Odonati, vanno incontro a metamorfosi incompleta. Dalle uova escono le neanidi che maturano nell'acqua, nutrendosi di diverse forme di vita. Quelle di alcune delle specie di maggiori dimensioni possono addirittura attaccare piccoli pesci. Le neanidi hanno una mandibola estensibile chiamata "maschera", con la quale colpiscono la preda. La lunghezza del periodo ninfale varia, a seconda della specie, da uno a tre o più anni, durante i quali l'animale va incontro alla muta almeno dieci volte. Quando le ninfe sono completamente mature lasciano l'ambiente acquatico e vanno incontro a metamorfosi, trasformandosi nella forma adulta.