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Trent’anni dalla parte delle vittime del terrorismo: Torino celebra l’aiviter e ricorda le vittime della violenza politica

Nei sette terribili anni di piombo che vanno dal 1975 al 1982 nella sola città di Torino diciannove persone furono uccise in attentati terroristici ed altre settanta furono vittime di tentati omicidi e di indelebili ferite nel corpo e nell'anima. Il terrorismo rosso e nero lasciò dietro di sé una scia di morti e di feriti e di immenso dolore per le famiglie delle vittime. Tra il 1969 e il 2003 in Italia il terrorismo causò 360 morti - di cui 156 per stragi e oltre 200 per attentati individuali - e migliaia di feriti invalidati.

Trent’anni fa a Torino nasceva l’Associazione Italiana Vittime del Terrorismo e dell’Eversione contro l’ordinamento costituzionale dello Stato. Nasceva per conservare il ricordo della stagione più tragica della storia italiana post bellica, per diffondere la conoscenza delle origini e della natura del terrorismo, per fare in modo che le giovani generazioni facessero tesoro di quelle tragiche esperienze evitando di ripeterle. Furono la Provincia di Torino e - in una fase successiva - il sostegno del Consiglio regionale e del suo Comitato Resistenza e Costituzione a consentire la realizzazione dei primi eventi e delle prime pubblicazioni dell’AIVITER, la cui attività fu animata instancabilmente dal primo presidente, il Consigliere provinciale Maurizio Puddu, ferito dalle Brigate Rosse mentre rientrava a casa da una riunione politica la sera del 13 luglio 1977. Il primo evento organizzato dal’associazione fu il convegno “Lotta al terrorismo. Le ragioni e i diritti delle vittime”, che si tenne a Torino il 4 aprile del1986, alla presenza dell’allora Ministro dell’Interno (e successivamente Presidente della Repubblica) Oscar Luigi Scalfaro.

“Da trent'anni siamo dalla parte delle vittime, troppe volte in salita, senza riuscire ad avere completa verità e giustizia- sottolinea l’attuale presidente dell’AIVITER, Roberto Carlo Della Rocca - Le indagini e i risultati processuali toccarono solo in minima parte migliaia di soggetti che, direttamente o indirettamente avevano contribuito a disseminare odio e sangue per oltre un decennio nel nostro Paese. Troppo spesso abbiamo visto colpevoli di pluriomicidi scarcerati dopo pochissimi anni e troppi complici mai identificati e perseguiti: una grande amarezza ha segnato le vittime sopravvissute e i familiari dei caduti, non per desiderio di vendetta, ma di verità e giustizia”.

UNA GIORNATA DEDICATA AL RICORDO E AD UN MONITO PER IL FUTURO

Nell’Italia del XXI secolo la minaccia terroristica non viene più dall’interno, da gruppi che uccidono in nome dei deliri ideologici del XX secolo. Viene dall’estero, dal fondamentalismo islamico, dall’intolleranza religiosa che rischia di affossare ogni prospettiva di rinascita democratica del mondo arabo. E’ quindi un trentennale carico di tragiche memorie ma anche di incognite per il futuro quello che l’AIVITER celebra sabato 7 novembre a Palazzo Civico, in una giornata della memoria imperniata sul passato ma anche sul presente; su di un 2015 che ha visto Torino pagare un pesante tributo di sangue all’attentato al museo tunisino del Bardo. Eventi, incontri, relazioni di studiosi e testimoni e momenti musicali sono in programma a partire dalle 9,30 nella sala delle Colonne del Palazzo di Città, dove sarà allestita anche la mostra “Anni di piombo, per non dimenticare”, curata da Luca Guglielminetti e visitabile fino al 14 novembre. Una brochure illustrerà le molteplici iniziative dell’AIVITER, che in trent’anni si è evoluta da organizzazione regionale - con sede presso l’allora Provincia di Torino, a Palazzo Cisterna - ad associazione nazionale assolutamente apartitica, interessata solamente a proporre la memoria delle vittime e l’analisi storia della genesi e dell’evoluzione dei movimenti terroristici. La pubblicazione informerà anche sugli innumerevoli interventi legislativi e di assistenza per dare sostegno reale e concreto alle vittime e ai loro familiari, compresi coloro che hanno perso la vita o quella dei loro cari nei recenti fatti di Tunisi. Nella mattinata di sabato 7 novembre, dopo i saluti istituzionali, il presidente dell’AIVITER, Roberto Carlo Della Rocca, terrà una relazione sul tema “Anni di piombo: avvenimenti, considerazioni e testimonianze“, seguita dalla proiezione del documentario ”Anni spietati, Torino”. Completeranno l’evento le testimonianze di alcuni dei protagonisti torinesi in positivo del periodo 1975-1982: il sindaco Piero Fassino (che fu segretario della Federazione giovanile del Pci torinese a partire dal 1971 e consigliere comunale dal 1975), l’ex procuratore capo della Repubblica Giancarlo Caselli, il giornalista Luciano Borghesan e lo scrittore Giovanni Fasanella. Nel pomeriggio autorevoli specialisti in psicologia e psichiatria tratteranno un tema purtroppo ancora attuale, “Il disturbo post traumatico da stress”, per la cui valutazione e cura l'AIVITER è molto attiva, a sostegno dei suoi assistiti e più in generale di tutte le vittime. A conclusione della giornata sono previsti la commemorazione delle vittime e un concerto per coro e orchestra, composto dal maestro Massimo Coco, figlio del procuratore generale presso la Corte di appello di Genova Francesco Coco, ucciso dalle Brigate Rosse l’8 giugno 1976. La composizione, intitolata “Beati qui”, è dedicata ai caduti degli “anni di piombo” e d’ogni altra forma di terrorismo.

Per saperne di più sull’Aiviter e sulla sua attività: www.vittimeterrorismo.it