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Martedì 26 aprile al Sermig un convegno su “Cristiani d’oriente: dopo duemila anni una storia finita?”

Il settimanale Il nostro tempo” e l’Arcidiocesi di Torino hanno organizzato per martedì 26 aprile alle 17,30 nel Salone del Sermig in piazza Borgo Dora a Torino un convegno internazionale sulla drammatica situazione dei cristiani in Siria e in Iraq nel quadro della guerra civile che insanguina i due Paesi sotto la minaccia dell’Isis-Daesh.

Dell’iniziativa, patrocinata dalla Città Metropolitana di Torino, saranno ospiti due vescovi che porteranno il “grido di dolore” di queste comunità: il Patriarca dei siro-cattolici Sua Beatitudine Ignace Youssif III Younan e il Vescovo di Baghdad monsignor Basel Yaldo. Il convegno sarà introdotto dal messaggio dell’Arcivescovo di Torino monsignor Cesare Nosiglia e dal messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Hanno inoltre assicurato la loro presenza il viceministro degli Esteri Mario Giro, l’europarlamentare Patrizia Toia, il vicedirettore di “Famiglia Cristiana” Fulvio Scaglione, il giornalista libanese Camille Eid, editorialista di “Avvenire”.A moderare l’incontro Paolo Girola, direttore de “Il nostro tempo”.

L’Arcidiocesi di Torino e “Il nostro tempo” vogliono così celebrare i settant’anni di fondazione del giornale con un tema che il settimanale ha trattato più volte, anche con corrispondenze e testimonianze da Amman, Beirut, Damasco e Il Cairo. Il convegno sarà l’occasione per ripercorrere la vicenda delle comunità cristiane preesistenti all’islamizzazione del Medio Oriente, che sono riuscite a sopravvivere per secoli e sono diventate nel corso dei decenni minoranze in terra di Islam. Già vent’anni fa una ricerca della Fondazione Agnelli evidenziava il loro lento declino, pur continuando i cristiani a rappresentare un importante elemento di pluralismo all’interno di un mondo musulmano, che restava in bilico fra modernità e tradizione. In vent’anni le condizioni per queste comunità sono drammaticamente peggiorate: prima con la guerra e la lacerazione dello Stato iracheno e poi con l’avvento di un fondamentalismo islamico sempre più violento e integralista. In particolare da Siria e Iraq giungono sconvolgenti testimonianze di violenze e orrori, compresa la vendita di donne come schiave e l’uccisione di uomini che rifiutano la conversione all’Islam. Il Parlamento europeo ha chiesto misure affinché il Consiglio di sicurezza dell’Onu riconosca tali violazioni come “genocidio”. Diverse relazioni di organismi delle Nazione Unite (tra cui il Consigliere speciale del Segretario generale dell’Onu per la prevenzione del genocidio, il Consigliere speciale del Segretario generale dell’Onu sulla responsabilità di proteggere e l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani) affermano che gli atti commessi dall’Isis-Daesh contro le minoranze religiose possono essere intesi come crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidio.