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La Sacra di San Michele candidata al Patrimonio mondiale dell’UNESCO

È il monumento simbolo della Regione Piemonte e la testimonianza dell’eredità storica e artistica del territorio; un bene comune sentito come proprio dai piemontesi, per i quali rappresenta un elemento del paesaggio e un pezzo della propria identità. La Sacra di San Michele è senza dubbio un bene-faro, capace di attirare visitatori da tutto il mondo. La Regione Piemonte ne assunse formalmente la custodia nel 1995, stanziando poi le risorse indispensabili per realizzare importanti lavori di recupero, restauro, potenziamento dei percorsi di visita e dei servizi per i visitatori. Ora la Regione intende acquisire definitivamente la Sacra dal Demanio e candidarla ad entrare nel Patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’UNESCO. Il processo di candidatura, ideato e promosso dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese, è stato presentato ufficialmente mercoledì 15 marzo nel corso di una conferenza al Circolo di Lettori. Il percorso è coordinato dall’Ufficio UNESCO del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. Alla predisposizione del dossier di candidatura lavora un Comitato scientifico nazionale, composto da un team di professori universitari, studiosi e accademici guidato da Ruggero Longo. La candidatura è stata già inserita nella “tentative list”, la lista propositiva italiana dei beni da candidare, ed è stata recepita dalla conferenza internazionale UNESCO di Parigi nell’ottobre del 2016.

La Città Metropolitana disponibile a collaborare alla candidatura

Durante la conferenza di presentazione della candidatura sono intervenuti l’Assessore regionale alla cultura e al turismo Antonella Parigi e i rappresentanti degli Enti locali, tra i quali la Consigliera metropolitana delegata al turismo e alle relazioni internazionali Anna Merlin, la quale ha ribadito la disponibilità della Città Metropolitana a collaborare alle attività di promozione della candidatura. Anna Merlin ha ricordato che negli anni scorsi la Provincia di Torino - oggi Città Metropolitana - ha promosso insieme a diversi altri partner istituzionali e ad associazioni italiane e francesi il progetto “Via Alta”, per valorizzare la dimensione culturale e spirituale della Valle di Susa in Italia e dell’alta Valle della Durance in Francia, attraverso la riscoperta di un asse storico che collega due grandi destinazioni turistiche e culturali, Arles e Torino. La Provincia ha lavorato al progetto fin dal 2008, quando fu costituito un gruppo di lavoro con le Diocesi di Torino e di Susa e le associazioni francesi “Amis de Saint-Jacques Paca” e “Maison Usher”. Da quel gruppo è scaturito il progetto “Via Alta”, finanziato sul programma europeo Alcotra. Secondo la Consigliera Merlin “la candidatura della Sacra di San Michele ad entrare nel Patrimonio mondiale UNESCO è un’occasione importante per promuovere a livello globale la scoperta culturale dell’Europa, lungo un itinerario che ha modellato durante i secoli la storia del continente attraverso le Alpi. Le potenzialità di sviluppo sono enormi: si pensi solo all’interesse per la cultura italiana e alla capacità di spesa dei turisti statunitensi, cinesi e giapponesi, sempre più presenti nel nostro Paese”. Anna Merlin ha sottolineato che “non si tratta di attrarre enormi flussi di visitatori, ma di rivolgersi a coloro che sono veramente interessati a conoscere il nostro passato e le nostre radici culturali. Anello centrale, fulcro dei pellegrinaggi lungo i Cammini di Santiago e della Via Francigena, la Via Alta collega due dei maggiori itinerari di pellegrinaggio europei: quello verso Roma e quello che ha come destinazione Santiago de Compostela. La Sacra di San Michele, che vigila dall’alto su uno degli snodi fondamentali della Via Francigena è il simbolo più riconoscibile di quell’itinerario”.

Un’attenta analisi del monumento benedettino e del suo territorio

La candidatura apre possibilità di ricerca su più fronti, sia per quanto riguarda il monumento che per il territorio circostante. Da un lato occorrerà individuare le caratteristiche di universalità richieste per l’ottenimento del riconoscimento UNESCO. Tali caratteristiche dovranno essere valutate nel rapporto della Sacra rispetto al paesaggio culturale degli insediamenti benedettini e delle altre sette abbazie in esame (Subiaco, Montecassino, San Vincenzo al Volturno, Farfa, San Pietro al Monte a Civate, Sant’Angelo in Formis a Capua, San Vittore alle Chiuse a Genga). Occorrerà inoltre individuare le opportunità e le criticità emergenti dalle analisi territoriali per la definizione del sito e della “buffer zone”, l’area che deve garantire un livello di protezione aggiuntiva ai beni riconosciuti patrimonio mondiale dell’umanità. Partendo dall’approfondimento delle peculiarità storiche, artistiche, architettoniche e territoriali, il programma di ricerca si concentrerà anche sull’eredità immateriale della Sacra, considerata come un motore dell’immaginario artistico e letterario. In questo contesto, il riconoscimento UNESCO della Sacra potrà dare risonanza mondiale a un bene straordinario, ma anche all'intero territorio piemontese e in particolare alla Valle di Susa, il cui paesaggio culturale è storicamente legato alla presenza di altri importanti insediamenti benedettini, in primo luogo Novalesa e San Giusto di Susa. La storia dell’Abbazia, è strettamente connessa al monachesimo benedettino, al quale è legata la sua fondazione. La Sacra, fu da subito autonoma e indipendente, e grazie a un’intensa attività di ospitalità, divenne luogo di scambio e incontro, contribuendo alla costruzione della civiltà religiosa europea.