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Krzysztof Miller, fotoreporter testimone del dramma della guerra: un convegno a Palazzo Cisterna

È il dramma dell'uomo in rivoluzioni, guerre e lotte che lo sguardo sensibile del fotoreporter Krzysztof Miller ha saputo cogliere magistralmente. Per la prima volta le immagini catturate sul campo dal fotografo polacco vengono presentate ed esposte in Italia, allo Spazio Eventa di via dei Mille 42 a Torino.
La mostra "Krzysztof Miller - Fotografie che non hanno cambiato il mondo. Storia di un fotoreporter polacco" è stata inaugurata nella serata di giovedì 14 marzo e ha aperto il calendario delle manifestazioni dello Slavika Festival (www.slavika.it/programma/.). Curata da Tiziana Bonomo di Artphotò con la partecipazione del Consolato generale della Repubblica di Polonia di Milano, la mostra presenta trenta scatti forniti dall'Agenzia Gazeta Wyborcza.
Alla figura e all'opera del fotoreporter polacco è dedicato un convegno in programma mercoledì 20 marzo alle 18 nella Sala Consiglieri di Palazzo Dal Pozzo della Cisterna, sede della Città Metropolitana di Torino, in via Maria Vittoria 12. Tra i relatori il giornalista e scrittore Luigi Geninazzi, il fotogiornalista Sergio Ramazzotti, Anna Ziarkowska, responsabile del Dipartimento educativo del Museo di Storia di Varsavia, Ulrico Leiss de Leimburg, console onorario della Repubblica di Polonia a Torino.
Miller, morto suicida nel 2016 in seguito a un periodo di sofferenza da stress post traumatico, lavorò in Africa, Afghanistan e Georgia. La mostra documenta la sua maestria professionale, con alcuni scatti e con un video sull'autore. Ci sono foto che hanno fatto la storia degli ultimi trent'anni, dalla "Tavola rotonda" polacca del 1989 alla rivoluzione che depose il regime di Ceausescu in Romania, dalle guerre di Bosnia al conflitto in Cecenia.
Krzysztof Miller sapeva catturare e fissare sulla pellicola il silenzio, la solitudine, la disperazione, il dolore, il dramma dell'uomo nelle vicende più drammatiche.
Nel libro "Fotografie che non hanno cambiato il mondo", pubblicato postumo nel 2017, Miller scrisse: "La storia della mia vita è la storia di una continua paura. Un fotoreporter è solo e può contare solamente su se stesso. Solo con la storia, solo con l'immagine vista dal suo occhio e solo con i suoi pensieri e con l'immagine che andrà a vedere. Deve tappare le orecchie altrimenti il rumore della guerra danneggia i timpani, deve ripararsi dalle schegge di metallo e dai pezzi di terra e dalle pietre che gli vengono addosso. Ma a dire la verità nella fotografia di reportage conta solamente ciò che succede davanti all'obiettivo. Noi fotografi combattiamo per la testimonianza".