In 120 anni è diventato il simbolo di una città e del suo territorio: all’inizio del XX secolo la pianta peruviana del peperone giunse a Carmagnola, introdotta dal lungimirante orticoltore Domenico Ferrero di Salsasio. Iniziava una storia di lavoro e passione che ha reso la Fiera del Peperone di Carmagnola il più importante evento in Italia tra quelli dedicati ad un singolo prodotto della terra. Il Consorzio di tutela e valorizzazione del Peperone di Carmagnolahapredisposto un marchio e un disciplinare di produzione e ha ottenuto nel tempo l’inserimento nel Paniere dei prodotti tipici dell’allora Provincia di Torino, il riconoscimento europeo dell’Indicazione Geografica Protetta e l’istituzione di un presidio Slow Food.
Nella nuova puntata delle Storie metropolitane, che la Direzione Comunicazione della Città metropolitana di Torino racconta con i reportage televisivi che vengono pubblicati nel canale Youtube dell’Ente, abbiamo voluto andare a scoprire i segreti della coltivazione del Peperone di Carmagnola, facendoceli raccontare da chi se ne occupa 12 mesi l’anno e ha fatto della qualità del prodotto una missione. Renata Fiorina è la vicepresidente del Consorzio di tutela e valorizzazione del Peperone di Carmagnola e ci ha spiegato che il primo passo per la tutela della qualità e per la produzione di un ortaggio che è una vera e propria esplosione di colori e sapori è il recupero dei semi dalle migliori bacche, accuratamente selezionate per il loro sapore e il loro aspetto. I semi vengono asciugati e conservati sino al mese di gennaio, quando vengono inviati a vivai altamente specializzati, che si occupano di produrre le piantine che verranno poi collocate nelle serre a partire dalla prima settimana di aprile. La messa a dimora delle piantine prosegue poi nella prima settimana di maggio e nella prima di giugno, in modo da distribuire la produzione lungo un periodo adeguato alla richiesta sul mercato. Ad esempio, i peperoni venduti a Carmagnola durante la Fiera Nazionale all’inizio di settembre sono il frutto di piantine messe a dimora ad inizio giugno, mentre la semina è avvenuta nel mese di marzo.
Come tutte le colture orticole, il peperone necessita di essere protetto da parassiti e virosi che, se non contrastati, potrebbero azzerare o fortemente compromettere il raccolto. Renata Fiorina ci ha spiegato che “da alcuni anni a Carmagnola si praticano la lotta integrata e l’agricoltura simbiotica (per agricoltura simbiotica si intende una certificazione di processo delle produzioni agroalimentari di qualità che mira a ripristinare, mantenere e migliorare la biodiversità e funzionalità microbica dei suoli – N.d.r.). Evitiamo il più possibile l’uso di anticrittogamici e di insetticidi, avvalendoci di insetti antagonisti, come l’Orius laevigatus, predatore utilizzato per il controllo dei tripidi, che sono vettori di virosi”.
Al consumatore interessato ad acquistare il prodotto fresco e di stagione cosa consigliano i produttori? “Per trovare il prodotto fresco consigliamo di venire a Carmagnola tra l’inizio di luglio e la fine di novembre nelle nostre aziende, ma anche nei banchetti che si trovano in città e nelle strade del circondario e nei negozi locali” risponde Renata Fiorina.
Se si chiede alla vicepresidente del Consorzio di tutela del Peperone di Carmagnola qual è la sua ricetta preferita lei risponde senza indugi “i peperoni arrostiti, magari nel forno a legna, accompagnati dalle acciughe, nella migliore tradizione piemontese!”. E allora, buon appetito!
Per vedere il reportage video sul Peperone di Carmagnola:
https://www.youtube.com/watch?v=ovX03xdqysg&list=PLvp_c1wxO4mTQABwWOfklrab9jN7VGqLl&index=11&t=15s
I NOSTRI COMUNICATI
Storie metropolitane: il Peperone di Carmagnola, un successo che nasce dalla terra
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- Categoria: Agricoltura