Uno dei prodotti più tipici della vitivinicoltura “eroica” di montagna, il Ramìe, si “racconterà” insieme ai suoi produttori martedì 30 maggio alle 21 nella sala consiliare del Comune di Pomaretto. Si farà un po’ di storia di un vino e di un vigneto oggetto di una riscoperta forse insperata negli ultimi quindici anni, ma si parlerà anche del futuro, cioè della salvaguardia dei vigneti eroici e storici, grazie alla Legge 238 del 2016.
Le voci che “racconteranno” il Ramìe saranno quelle dei titolari delle aziende “La Chabranda”, Daniele Coutandin e “La Rivà” e del Consorzio produttori Terre del Ramìe. Interverranno anche l’agronomo e produttore Nicolò Refourn; Giulio Re, ricercatore e agronomo presso la Scuola Malva Arnaldi di Bibiana; Elena Di Bella, dirigente del Servizio sviluppo montano, rurale e valorizzazione produzioni tipiche della Città metropolitana; Ettore Ponzo, vicepresidente del Comitato professionale ArevRegioni vitivinicole europee. La serata si concluderà con una degustazione di Ramìe.
UNA VITIVINICOLTURA CHE È TRADIZIONE E DIFESA DEL TERRITORIO
Nonostante la crisi economica che ha caratterizzato l’ultimo decennio, quella della riscoperta e valorizzazione del Ramìe nelle valli Chisone e Germanasca è la storia di una piccola iniziativa economica di successo. Le vigne da cui proviene l’uva vinificata nel Ramìe sono state impiantate con grande fatica nei secoli scorsi a una quota tra i 600 e i 900 metri, lungo pendii estremamente ripidi, contraddistinti da terrazzamenti a secco. All’imbocco della Val Germanasca è impossibile non notare le vigne che incombono sulla strada di fondovalle, quasi “strappate” alla montagna, sul versante pietroso esposto a meridione.
La tradizione vinicola locale risale all’epoca medievale e, anche se con grande fatica, ha resistito alla diffusione della Filossera alla fine del XIX secolo, per poi rinascere nel secondo dopoguerra raggiungendo discreti livelli qualitativi. Tanto che Luigi Veronelli scrisse a proposito di quello che però chiamò erroneamente “Ramiè”, che aveva un “colore rosso rubino e delicato profumo. Sapore giustamente asciutto, fine, gustoso”.
Il recupero dei terrazzamenti abbandonati e il superamento della produzione per il semplice autoconsumo sono però recenti, anche se la denominazione Doc nell’ambito della famiglia “Pinerolese” risale al 1996. I “profeti” della ricoperta del Ramìe sono stati Daniele Coutandin e l’agriturismo La Chabranda, che furono i primi promotori, insieme all’assessorato provinciale all’agricoltura e montagna della Provincia di Torino, che finanziò nel 2003 la costruzione di una monorotaia per facilitare il lavoro e la vendemmia, riprendendo il modello già applicato con successo nelle Cinque Terre.
Dal 2009 il Comune di Pomaretto ha promosso la costituzione di un consorzio tra i piccoli contadini che ancora coltivavano le terrazze. Il nome ufficiale della Doc è “Pinerolese Ramie”, per un prodotto che scaturisce prevalentemente dalla fermentazione delle uve di un vitigno particolare e di estrazione montana come l’Avarengo. A queste uve possono essere aggiunte minori quantità di Neretto di Bairo e Avanà. La vinificazione è stata condotta per tre anni in maniera sperimentale a Chieri, presso l’Istituto Bonafous della Facoltà di agraria dell’Università di Torino. Successivamente il consorzio ha trasferito il processo di trasformazione delle uve in vino all’Istituto Malva Arnaldi di Bibiana. La collaborazione con l’Università ha consentito al consorzio di migliorare la qualità del vino e di aumentare progressivamente la produzione da 1000 a 4000 bottiglie. Il consorzio si occupa della gestione collettiva della vendita del vino e dell’accesso a finanziamenti per la manutenzione dei muri a secco e delle vigne.
Oggi il Ramie è proposto nei bar, nelle osterie e nei ristoranti delle valli Chisone e Germanasca e offre ai turisti un’esperienza aggiuntiva di conoscenza delle eccellenze del territorio. Il GAL è riuscito a ottenere finanziamenti europei per la manutenzione dei versanti su cui crescono le viti. La Città Metropolitana di Torino, grazie al progetto europeo “Strada dei vigneti alpini”, finanzierà al Comune di Pomaretto la valorizzazione di un itinerario di turismo enologico, con punti tappa che si dipaneranno lungo i versanti vitati, accompagnando il percorso della monorotaia.
Per i giovani di Pomaretto, forse, vivere esclusivamente di vitivinicoltura non sarà mai possibile, ma il Ramìe può costituire un’interessante integrazione al reddito e l’occasione per realizzare una manutenzione del territorio che fa bene sia all’ambiente che all’economia locale.
I NOSTRI COMUNICATI
Il “Ramìe”, vino “eroico” di montagna, si racconta martedì 30 maggio a Pomaretto
- Dettagli
- Categoria: Agricoltura