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Cittàmetropolitana di Torino

850 anni - Valdesi in movimento

Gli eventi culturali della Fondazione Centro Culturale Valdese

Sono passati 850 anni dall'inizio della predicazione di Valdo a Lione, che la Chiesa cattolica considerò ben presto come eresia ed è proprio per riflettere sulla storia del movimento che prese le mosse dalla ricerca spirituale del commerciante francese che la Chiesa Evangelica Valdese e la Fondazione Centro Culturale Valdese di Torre Pellice hanno ideato un calendario di celebrazioni, che inizieranno sabato 3 febbraio con il convegno "Eresie di ieri, eresie di oggi", in programma dalle 15,30 alle 19,30 nella Biblioteca della Casa Valdese a Torre Pellice. Nella prima sessione, dopo i saluti istituzionali interverranno Marina Benedetti dell'Università di Milano, Anna Benvenuti dell'Università di Firenze e Francesco Mores dell'Università di Milano). Nella seconda sessione sono prevista le relazioni di Pietro Polito del Centro studi Piero Gobetti, Federico Vercellone dell'Università Torino e del Presidente dell'Ordine dei Giornalisti del Piemonte, Stefano Tallia.

Le iniziative del programma "Valdesi 850 anni", che proseguiranno sino al 26 ottobre, hanno ottenuto il patrocinio della Città metropolitana di Torino e, giovedì 18 gennaio, è proprio la sala panoramica al 15° piano della sede di corso Inghilterra 7 ad ospitare la conferenza stampa di presentazione delle iniziative. Il convegno del 3 febbraio chiamerà a riflettere sulla storia della Chiesa Valdese illustri storici dei movimenti religiosi, ai quali sarà chiesto di inquadrare il significato storico e spirituale di una vicenda che anticipò di alcuni secoli il movimento della Riforma protestante. Il convegno sarà l'occasione per riflettere sul concetto di eresia, sulla sua origine e sulla sua più o meno corretta declinazione nei rapporti tra le Chiese cristiane; ma anche sulle prospettive del dialogo ecumenico.

Eresie di ieri, eresie di oggi

Nella storia singoli e correnti filosofiche o teologiche, personalità e movimenti, sono stati definiti eretici. Così sono stati classificati i Valdesi, apparsi a Lione nel XII secolo, con altri gruppi come i patarini, gli arnaldisti, i catari, i lollardi, gli hussiti, le beghine, i templari e, in epoca più recente, i modernisti. Queste molteplici esperienze e confessioni religiose, in realtà, non si sono mai definite eretiche: lo sono diventate senza volerlo, chiamate in quel modo da chi temeva uno sconvolgimento nell'ordine sociale esistente. In realtà, eresia, in greco significa scelta, inclinazione verso qualcosa, proposta: un concetto che evoca la responsabilità personale dopo una profonda riflessione di coscienza. L'eresia attraversa la storia della Chiesa, in primo luogo cattolica, ma non risparmia neanche il mondo protestante, nell'opporsi fra dogmi, concezioni teologiche e proposte ecclesiali che secondo i vertici ecclesiastici tradivano la verità difesa dall'istituzione. Nei secoli furono innumerevoli le dispute tra i custodi dell'ortodossia e quelli che la pensavano diversamente: dai movimenti ereticali medievali alla Riforma protestante del XVI secolo, dalle rivoluzioni del Settecento alle scomuniche dell'Ottocento e Novecento, fino al "Non expedit" durante il pontificato di Pio IX, per impedire la partecipazione dei cattolici alle competizioni elettorali dell'Italia appena riunificata. Considerare qualcuno o qualcosa inquinato da eresia significa non accettare una divergenza di idee, teorie scientifiche o verità teologiche, ma anche rifiutare e condannare costumi di vita considerati illegittimi. Gli effetti drammatici delle dispute tra ortodossi ed eretici cessano, ma non del tutto, quando si afferma lo stato di diritto liberale, in cui la legge regola attraverso un patto sociale la convivenza civile. L'Inquisizione, istituita nel 1592 con il Sant'Uffizio da papa Paolo III (Alessandro Farnese), colpì almeno due migliaia di persone. Abolita nel 1859, lascia comunque la sua impronta culturale nel modo di giudicare la diversità sociale.

Se nel passato, in primo luogo, l'eresia era di carattere prettamente religioso e legata alla dissidenza dentro e fuori il mondo cattolico, oggi possiamo ancora riconoscerne l'impronta, anche se, forse, con nomi diversi? Il concetto di eresia ha assunto, nel corso dei secoli, significati diversi, che si sono sovrapposti. Oggi è persino diventato un marchio di abbigliamento: Heresis. Nell'Europa dei secoli XX e XXI secolo la crescita dei diversi movimenti sociali, la violenza politica, lo stragismo e le migrazioni hanno avuto come conseguenze spaccature sociali e politiche insanabili. Maggioranze e minoranze, ma anche visioni opposte del vivere insieme si negano reciprocamente qualsiasi forma di riconoscimento legittimità, spesso criminalizzandosi reciprocamente. In modo consapevole o meno, sta ritornando un modo di pensare pre-liberale e a senso unico, basato sullo schema amico-nemico; uno schema in cui il nemico corrisponde all'eretico di un tempo. La polarizzazione del ragionamento e la produzione di fake news per screditare l'avversario sono poi sollecitate e modellate da talk show che ricercano l'audience attraverso la rissa, negando la complessità di un mondo spiegabile soltanto con categorie interpretative che si allarghino alla rete delle variabili, delle possibilità e della pluralità di cause.

È in questo contesto che la Chiesa Evangelica Valdese e la Fondazione Centro Culturale Valdese, all'inizio dell'anno in cui si celebrano gli 850 anni del movimento valdese, propongono una riflessione necessaria per mantenere chiarezza di pensiero e onestà di giudizio. L'eresia, usando le parole dello storico medievista Gioacchino Volpe, è un "moto di cultura" perché implica che ognuno impari a leggere i fatti mettendoli in relazione alla propria coscienza. "Vaste programme!" avrebbe commentato il generale De Gaulle, che, detto per inciso, era un devoto cattolico che, come la maggior parte dei protagonisti della vita pubblica in Francia nel XX secolo, custodiva e difendeva una rigorosa concezione della separazione e del reciproco rispetto tra lo Stato e le chiese.

In una mostra Valdo e i Valdesi tra storia e mito

Intorno al 1174 un cittadino di Lione, di nome Valdo, fece una scelta che cambiò in modo decisivo la sua esistenza. Intorno a lui si raccolse un gruppo di persone che diede vita ad un movimento presto avversato dalla Chiesa e quindi costretto alla clandestinità e alla dispersione: furono chiamati "Valdesi". Nella ricorrenza degli 850 anni della conversione di Valdo di Lione e dell'origine dei Valdesi una mostra, che sarà visitabile dal 10 febbraio al 30 settembre al Museo valdese di via Beckwith 3 a Torre Pellice, illustra in due sezioni, le tappe del processo di ricerca delle origini e di costruzione della storia del movimento valdese nel corso di otto secoli, letta attraverso la figura del suo "fondatore".

La mostra è curata da Marco Fratini e Samuele Tourn Boncoeur e nella prima sezione, intitolata "Valdo di Lione: "eretico" e nuovo apostolo", delinea un profilo di Valdo nella Lione del XII secolo, attraverso le poche notizie storiche disponibili, raccontate dalle voci dei testimoni dell'epoca, nella maggior parte dei casi raccolte durante le inchieste di quella che si sarebbe poi chiamata Santa Inquisizione. Nella seconda sezione, intitolata "Valdo dopo Valdo: la costruzione di una storia", si ripercorre un viaggio di otto secoli alla ricerca delle interpretazioni delle origini valdesi, tema che appassionò centinaia di teologi e uomini di chiesa di ogni nazione e lingua, incontrando una molteplicità di voci in cui Valdo, inaspettatamente, non sempre è il protagonista.

A partire dal XIII secolo due opposte visioni si imposero: dopo la morte di Valdo gli avversari ne evidenziarono il ruolo di fondatore di un'eresia recente con lo scopo di screditare il movimento ancora esistente; dall'altro lato, i Valdesi, nel richiamarsi all'eredità apostolica, tesero progressivamente a sfumare l'importanza del loro predecessore, fino a dimenticarne l'esistenza per quasi tre secoli.

Con lo sviluppo della Riforma del XVI secolo i protestanti luterani, anglicani, calvinisti e puritani fecero ricorso ai Valdesi e a Valdo per legittimare una tradizione da opporre alla successione apostolica della Chiesa di Roma. Dalla contrapposizione tra Riforma e Controriforma derivò un'ampia produzione di opere storiche schierate su fronti contrapposti. Seguendo questa tendenza, anche i Valdesi sentirono la necessità di costruire un'immagine del proprio passato: in questo processo, la figura di Valdo assunse varie funzioni e sfaccettature. Soltanto alla fine dell'Ottocento un approccio scientifico ai documenti restituì a Valdo una centralità rispetto alle origini del movimento, relegando in secondo piano i miti elaborati nei secoli precedenti e aprendo la strada a una successiva riflessione sulla sua scelta e il suo messaggio.

Per approfondire la storia della Chiesa Valdese è utile consultare il sito Internet www.fondazionevaldese.org.


(17 gennaio 2024)