Una summer school sulle migrazioni ha preso il via il13 giugno a Bussoleno nell'ambito del progetto Horizon 2020 MATILDE (Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas n. 870831) di cui la Città Metropolitana di Torino è partner.
Fino al 16 giugno, la Summer School in International migration in remote places vede studenti universitari e ricercatori da varie parti del mondo selezionati per partecipare alla quattro giorni per approfondire le tematiche connesse al tema delle migrazioni: li hanno accolti e salutati Jacopo Suppo vicesindaco della Città metropolitana di Torino e Cinzia Richetto vicesindaca del Comune di Bussoleno.
La Summer School ha l'obiettivo non solo, di informare i partecipanti sui principali risultati del progetto di ricerca MATILDE, ma anche di istruirli a pensare localmente, per sottolineare che il luogo conta; come il trasferimento di conoscenze, strumenti e metodi ed il riconoscimento della necessità di tener conto dei livelli regionali e locali nel corso dei loro futuri lavori e attività.
Sullo sfondo delle tendenze globali come l'urbanizzazione e l'agglomerazione, i flussi migratori economici e forzati si stanno muovendo anche al di fuori delle aree urbane. Finora, questo è stato ampiamente percepito come un ulteriore onere per i territori già emarginati. Il corso si concentra quindi sulle discussioni inerenti la migrazione internazionale e sulle sue sfide e opportunità nei luoghi remoti, promuovendo un approccio misto comprendente lezioni, discussioni ed escursioni sul campo guidate da professionisti atti a promuovere discussioni teoriche ed empiriche oltre all'analisi degli studi di casi di ricerca di azione partecipativa provenienti da tutta Europa.
Un anfiteatro in legno, che può essere usato come una grande panchina, ma che è anche uno spazio di incontro raccolto grazie al grande schienale angolare: la forma richiama la punta di una "M", e non a caso, perché vuole ricordare il progetto Matilde grazie a cui è nato e insieme rimandare al bel palcoscenico di montagne su cui si affaccia.
L'installazione è il risultato di una sperimentazione che si è tenuta a Bussoleno da mercoledì 20 a domenica 24 ottobrenell'ambito del progetto Matilde (acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas) e chiamata Camposaz 25:25 perché Città metropolitana di Torino ha individuato in Camposaz - realtà attiva dal 2013 in Trentino nella valle di Primiero che sperimenta la progettazione collettiva a scala reale - il soggetto cui affidare la scommessa da svolgere in Valle di Susa. Finanziato dal programma Horizon 2020, il progetto Matilde ha come coordinatore scientifico il professor Andrea Membretti dell'Università della Finlandia Orientale, come partner scientifico italiano il Dipartimento Culture, politica e società dell'Università di Torino, come partner territoriale italiano la Città metropolitana di Torino e il Comune di Bussoleno come caso-studio. Il Comune di Bussoleno costituisce infatti un centro pedemontano con una radicata tradizione di accoglienza di migranti, ormai stabilmente insediati sul territorio, e si trova in posizione strategica rispetto alle attuali rotte migratorie mediterranea e balcanica.
Il laboratorio di architettura partecipativa Camposaz è durato cinque giorni e ha visti coinvolti in qualità di progettisti ed esecutori alcuni giovani italiani e stranieri, fra cui alcuni migranti. L'area di intervento architettonico è stata scelta durate una serie di incontri svoltisi quest'estate a cui hanno partecipato membri della comunità locale e membri delle comunità di migranti residenti a Bussoleno; si tratta di un'area verde strategicamente vicina al mercato, al centro polivalente e al liceo "Norberto Rosa" che potrebbe attrarre quindi diversi city users: dagli studenti, ai clienti del mercato, ai fruitori del centro polifunzionale a chi è alla ricerca di uno spazio per attività di animazione o ricreazione. Durante il laboratorio Camposaz sono stati organizzati alcuni momenti di incontro, in particolare con studenti delle scuole e del liceo, per diffondere i principi dell'architettura partecipativa come strumento di cittadinanza attiva, utile a creare un maggiore senso di radicamento territoriale e di appartenenza ai luoghi.
L'intervento di architettura partecipativa ha avuto un taglio decisamente sostenibile avendo usato legname di risulta, già tagliato in occasione degli incendi che nel 2017 hanno interessato la Val di Susa, e ha visto la realizzazione di una sorta di anfiteatro in legno di grande impatto visivo e simbolico, utile al riposo, alla contemplazione e all'organizzazione di eventi.
(26 ottobre 2021)
Il progetto europeo MATILDE (acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas) ha scelto Bussoleno per una sperimentazione che da mercoledì 20 a domenica 24 ottobre vede lavorare insieme un gruppo di giovani professionisti alla realizzazione pratica di un'opera.
Finanziato dal programma Horizon 2020, il progetto MATILDE che vede la Città metropolitana di Torino come partner territoriale italiano ha come obiettivo quello di studiare l'impatto della migrazione sullo sviluppo locale delle aree rurali e montane: a Bussoleno si vuole cercare di dimostrare come la migrazione possa rappresentare un motore di sviluppo nelle aree rurali e montane.
Il progetto di Bussoleno si chiama Camposaz 25:25 perchè Città metropolitana di Torino ha individuato in Camposaz - realtà attiva dal 2013 in Trentino nella valle di Primiero che sperimenta la progettazione collettiva a scala reale - il soggetto cui affidare la scommessa da svolgere In Valle di Susa.
Si tratta di un workshop di progettazione ed autocostruzione di oggetti architettonici pensati per interagire con la comunità ed il paesaggio, che sarà metto in atto da giovani con diversa provenienza e professionalità, scelti con l'obiettivo di unire in un gruppo temporaneo i processi di progettazione e realizzazione pratica di un'opera.
Il Comune di Bussoleno diventa quindi uno dei casi studio del progetto europeo MATILDE come centro pedemontano luogo di accoglienza per varie di ondate migratorie sin dal XX secolo, oggi punto di passaggio oltre con!ne dalle rotte mediterranea e balcanica.
Sono già stati realizzati numerosi laboratori di partecipazione e condivisione sulla base dell'analisi di dati statistici, di incontri con persone provenienti da flussi migratori differenziati per provenienza e per periodo di arrivo in loco che hanno portato al documento "Cura.Te. Bussoleno: da cura condivisa del territorio a senso di comunità" prodotto in collaborazione con gli studenti delle Università di Pavia e Torino e del Liceo "Norberto Rosa" e coordinato dal prof. Andrea Membretti che di MATILDE è coordinatore scientifico.
Durante gli incontri è stata avviata un'analisi delle opportunità in essere a cura di enti e associazioni insieme ad una riflessione sulle aree pubbliche quali spazi di incontro, integrazione e dialogo tra persone che hanno provenienza diversa allo scopo di stimolare momenti di socialità.
La collaborazione della sindaca di Bussoleno Bruna Consolini è stata fondamentale: la sperimentazione ha il suo fulcro in un'area vicina alla Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto nei pressi del centro polivalente PalaConti, una zona centrale facilmente accessibile da tutta la comunità e già luogo di incontro ed utilizzata per eventi all'interno e all'esterno. Il legname sarà fornito dalla cooperativa La Foresta di Giorgio Talachini: sarà legname recuperato da incendi senza tagliare nuovo legname.
Dieci tesi sulla migrazione e la resilienza nelle regioni montane e rurali europee affrontate dal progetto europeo “Matilde” finanziato dal programma Horizon 2020 nel quale la Città metropolitana è partner. Ma perché un vero e proprio Manifesto e cosa sottolinea?
Il progetto MATILDE ha l'obiettivo di produrre conoscenze scientifiche e, allo stesso tempo, di promuovere il cambiamento socio-culturale circa la percezione ed il ruolo dell'immigrazione straniera nelle regioni rurali, montuose e remote d'Europa. La ridefinizione del ruolo di queste regioni emarginate è cruciale all'interno del processo di costruzione dell'UE, in particolare in tempi di pandemia e di necessaria resilienza sociale.
Per chiarire alcune ipotesi di base del progetto, e per contribuire ad un più ampio dibattito pubblico a livello europeo, i partner del progetto hanno deciso di scrivere e condividere una dichiarazione aperta sotto forma di Manifesto. Si sottolinea che le 10 tesi sono una serie di presupposti chiave che guidano il lavoro degli enti che lavorano al progetto.
Il presupposto da cui sono partiti i beneficiari del progetto è che l'immigrazione, in tutte le sue forme - interna ma soprattutto internazionale - incide effettivamente sullo sviluppo globale delle regioni rurali, remote e di montagna dell'Europa.
Inoltre, si sottolinea il potenziale contributo dell'immigrazione al cambiamento sociale, alle trasformazioni economiche e alle politiche che pongono questi luoghi abbandonati e i loro abitanti al centro della costruzione di un'Unione Europea, che sta vivendo un'esperienza socio-economica e sanitaria senza precedenti.
Infine, si fa presente la nuova attrattiva di questi territori nell'era del covid.
Il ritorno alla dimensione locale ed il ripopolamento delle aree interne possono offrire ampie opportunità di investimento nell'UE, potenziate da politiche nazionali e regionali adeguate.
Di seguito le dieci tesi del Manifesto:
Nell'ambito del progetto MATILDE, questa Città metropolitana continua la sua azione di raccolta di voci da interlocutori territoriali impegnati a riflettere sui temi dell'accoglienza e dell'integrazioni nelle aree rurali, montane e periferiche.
Il 6 luglio a Bussoleno si è svolto un incontro tra gli studenti dell'Università di Pavia e gli studenti del Liceo scientifico e artistico Norberto Rosa di Bussoleno.
Nell'incontro è stata avviata una interessante riflessione sulle aree pubbliche quali spazi di incontro, integrazione e dialogo. A partire da una ricerca volta a approfondire quali siano le opportunità di incontro tra persone che hanno provenienza diversa, è seguita una approfondita riflessione sulla necessità di sviluppare luoghi che possano favorire
la coesistenza tra le comunità autoctone e i nuovi cittadini.
In particolare gli studenti dell'Università degli Studi di Pavia con gli studenti del liceo scientifico e artistico Norberto Rosa hanno sviluppato riflessioni e proposte sulla futura area mercatale.
"Questo progetto europeo, è per noi una opportunità estremamente interessante per il Comune di Bussoleno, per i nostri studenti e per la nostra comunità ", ha sottolineato la sindaca Bruna Consolini, "perchè offre una opportunità di coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini non solo per coprogettare e ripensare uno spazio pubblico così importante per la vita della comunità, quale è il mercato, ma anche perchè contribuisce a generare quel senso di appartenenza della comunità senza il quale non è possibile amministrare luoghi e persone".
"Ripensare la piazza del mercato rientra nelle attività dell'educazione civica perchè ha l'obiettivo di indagare il ruolo sociale dello spazio pubblico nell'identità civica, una sfida che i ragazzi hanno saputo cogliere proponendo aree di accoglienza per adolescenti, anziani e bambini e proposte di viabilità", è quanto ha sottolineato Monica de Silvestro, insegnante di storia dell'arte del Liceo Norberto Rosa. Il progetto si occuperà non solo degli spazi pubblici urbani ma anche di luoghi al di fuori dell'ambito urbano quali terrazzamenti da recuperare, filiera vitivinicola e altro, con l'obiettivo di far conoscere, curare e valorizzare il patrimonio e insieme rigenerare comunità.
La parola ai protagonisti:
Le donne risultano essere i soggetti più vulnerabili nei processi di integrazione: a questo proposito abbiamo incontrato Laura Di Giovanni della Cooperativa LiberiTutti che ci ha mostrato il lavoro svolto dalla Cooperativa nei processi di integrazione e di inclusione di questa categoria di persone, anche durante la pandemia causata dal covid19.
Con Maurizio De Matteis direttore dell'associazione Dislivelli abbiamo ragionato sulle trasformazioni e sulle sfide dell'area metro-montana; Federica Corrado docente del Politecnico di Torino condivide la sua riflessione sui territori montani come centri di avanguardia e di innovazione; Andrea Cavallero docente Università di Torino ci parla della realtà delle associazione fondiarie attivate sul nostro territorio, modelli di gestione di associata delle proprietà agrosilvopastorali abbandonate o in via di abbandono; infine abbiamo dato voce a Patrizia Giachero presidente Gal Escarton valli Valdesi uno dei quattordici Gal del Piemonte che si occupano di sviluppo dei territori montani, dei territori disagiati in particolare sul territorio della Val Sangone, Val di Susa, Valli Olimpiche, Val Chisone Germanasca e Val Pellice.
La centralità delle aree interne e delle buone pratiche inerenti all'accoglienza e a nuovi percorsi di innovazione è stata messa in rilievo uscendo dall'ambito prettamente accademico per diventare argomento del dibattito pubblico nel corso dell'emergenza sanitaria. A fronte di questa nuova necessità e grazie al progetto MATILDE, Città metropolitana sta cercando di dare giusto rilievo e valore ad alcuni contesti spesso etichettati come marginali - a livello geografico e sociale - che invece si riscoprono come nuovi incubatori di idee, di speranze e quindi di progettualità. In questo contesto raccogliamo le videotestimonianze su buone pratiche di accoglienza ed integrazione:
Vi siete mai chiesti come le migrazioni contribuiscono al benessere della vostra regione?
Il progetto MATILDE studia l'impatto potenziale che le migrazioni hanno nelle regioni rurali e montane europee, per uno sviluppo locale più sostenibile e inclusivo; un test online (in inglese) ti aspetta. Usa il codice QR sul retro delle cartoline per saperne di più e mettere alla prova le tue conoscenze sulla migrazione verso le regioni rurali e montane d'Europa.
Dal 2000 il 18 dicembre è la Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Istituita dalle Nazioni Unite (ma entrata in vigore solo nel 2003), la data è stata scelta in quanto il 18 dicembre 1990 fu adottata dall'ONU la Convenzione internazionale sui diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Si tratta di una Convenzione che va a disciplinare la protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, riconoscendo loro una situazione di vulnerabilità e promuovendo migliori condizioni di lavoro e di vita. Ci vollero circa 10 anni per redigere la Convenzione, che aveva il compito di trovare una soluzione tra i Paesi destinatari e i Paesi di provenienza dei flussi migratori. Nella seconda metà del XX secolo infatti ci furono diversi episodi tragici di migranti che attirarono l'attenzione sul problema e l'ONU tentò così di intervenire.
"La migrazione è un potente motore di crescita economica e inclusione e permette a milioni di persone di cercare nuove opportunità, favorendo allo stesso modo le comunità di origine e di destinazione": queste parole, pronunciate il 18 dicembre dello scorso anno da António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale, sono l'occasione per tornare a parlare del progetto Matilde – Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas, finanziato dal programma Horizon 2020 con capofila Eurac Research, al quale partecipa attivamente questa Città metropolitana, dando voce a chi conosce bene il fenomeno migrazione e riconosce in esso un'opportunità di crescita e inclusione.
Si inserisce molto bene in questo contesto il contributo di Lamine Sow, responsabile del Dipartimento Immigrazione CGIL Piemonte, sollecitato a intervenire con una riflessione sul territorio metropolitano. "Vengo dal Senegal – racconta Lamine Sow - sono italo-senegalese ed è da un po' di anni che vivo in Italia, quindi oltre a lavorare sul tema dell'immigrazione, il mio è un racconto di vita vissuta. Oggi c'è una nuova immigrazione composta soprattutto da ragazzi richiedente asilo, che hanno una determinazione "feroce" nel senso buono del termine. Sono ragazzi che hanno attraversato il deserto e il mare, quindi sono persone determinate. Determinate nel senso che, hanno la possibilità, se accettati nel tessuto sociale, di avere la volontà per fare delle cose e hanno soprattutto la determinazione tipica della gioventù". Lamine Sow sottolinea l'importanza di un "asilo diffuso" volto cioè a favorire la distribuzione degli immigrati richiedenti asilo su un territorio vasto e pone l'attenzione su due grandi aspetti che possono davvero favorire l'inclusione: aumentare le scuole di italiano per gli stranieri e migliorare i percorsi di formazione professionale. "Queste azioni – conclude Lamine – insieme ai ricongiungimenti familiari possono davvero rappresentare il futuro di un territorio che ad oggi registra il minimo storico di nascite, portando vitalità e speranza.
Anche le riflessioni di Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia, il Comitato italiano della Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi, contribuiscono a portare un importante tassello nella costruzione del ragionamento complessivo del progetto Matilde. "L'arco alpino, le regioni montane – spiega Pastorelli - hanno affrontato negli ultimi anni delle sfide molto impegnative, come l'invecchiamento e l'immigrazione della popolazione. Il territorio alpino può diventare un territorio di accoglienza per nuove popolazioni, per l'insediamento di giovani, di famiglie e anche per l'insediamento di richiedenti asilo, di persone che arrivano da altri continenti, da altri paesi del mondo". Pastorelli sostiene che la presenza di migranti oggi è fondamentale nei territori rurali e di montagna. Senza la loro presenza e il loro lavoro gli alpeggi non potrebbero esistere. Partendo proprio da queste riflessioni si sono sviluppate iniziative, come ad esempio il progetto PlurAlps, attraverso il quale si è dimostrato che un territorio accogliente per chi viene da fuori è anche un territorio vivibile per i cittadini che vi risiedono.
Si chiama MATILDE acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas, è il progetto europeo finanziato dal programma Horizon 2020 al quale la Città metropolitana partecipa in partenariato con 25 partner provenienti da 10 paesi.
Ha la durata di tre anni e si propone l'analisi dell'impatto della migrazione sullo sviluppo locale delle aree rurali e montane.
L'assunto iniziale, da dimostrare attraverso uno studio condotto con un approccio transdisciplinare di 12 centri di ricerca delle montagne alpine e altrettante autorità locali, è che la migrazione può rappresentare un motore di sviluppo nel medio e lungo periodo, soprattutto nelle aree rurali e montane soggette a spopolamento.
Migliorare la conoscenza relativa al potenziale di sviluppo sociale ed economico dei migranti, comprendere i meccanismi esistenti dietro l'integrazione socio-economica dei migranti sono solo alcuni dei risultati che la Città metropolitana intende raggiungere attraverso la partecipazione al progetto MATILDE.
I cittadini di paesi terzi sono un importante fattore di sviluppo socio economico, ma il loro impatto in contesti territoriali montani e rurali è ancora troppo poco conosciuto: i ricercatori di MATILDE hanno iniziato con analisi approfondite delle regioni coinvolte, ciascuna delle 13 aree pilota del progetto è stata esaminata concentrandosi sugli sviluppi demografici, le tendenze economiche e l'accessibilità dei servizi di base come scuole e ospedali, variabili cruciali nel determinare l'attrattività e le prospettive di sviluppo.
Nel contempo vengono intervistati gli esperti delle tematiche al centro delle analisi, e questa Città metropolitana ha avviato una serie di incontri con chi si occupa di montagna, ma anche di migrazioni per cogliere i loro spunti ed approfondire le loro riflessioni.
(13 giugno 2022)