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Cittàmetropolitana di Torino

MATILDE

A Bussoleno la summer school sulle migrazioni

Una summer school sulle migrazioni ha preso il via il13 giugno a Bussoleno nell'ambito del progetto Horizon 2020 MATILDE (Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas n. 870831) di cui la Città Metropolitana di Torino è partner.

Fino al 16 giugno, la Summer School in International migration in remote places vede studenti universitari e ricercatori da varie parti del mondo selezionati per partecipare alla quattro giorni per approfondire le tematiche connesse al tema delle migrazioni: li hanno accolti e salutati Jacopo Suppo vicesindaco della Città metropolitana di Torino e Cinzia Richetto vicesindaca del Comune di Bussoleno.

La Summer School ha l'obiettivo non solo, di informare i partecipanti sui principali risultati del progetto di ricerca MATILDE, ma anche di istruirli a pensare localmente, per sottolineare che il luogo conta; come il trasferimento di conoscenze, strumenti e metodi ed il riconoscimento della necessità di tener conto dei livelli regionali e locali nel corso dei loro futuri lavori e attività.

Sullo sfondo delle tendenze globali come l'urbanizzazione e l'agglomerazione, i flussi migratori economici e forzati si stanno muovendo anche al di fuori delle aree urbane. Finora, questo è stato ampiamente percepito come un ulteriore onere per i territori già emarginati. Il corso si concentra quindi sulle discussioni inerenti la migrazione internazionale e sulle sue sfide e opportunità nei luoghi remoti, promuovendo un approccio misto comprendente lezioni, discussioni ed escursioni sul campo guidate da professionisti atti a promuovere discussioni teoriche ed empiriche oltre all'analisi degli studi di casi di ricerca di azione partecipativa provenienti da tutta Europa.


Il risultato della sperimentazione

Un anfiteatro in legno, che può essere usato come una grande panchina, ma che è anche uno spazio di incontro raccolto grazie al grande schienale angolare: la forma richiama la punta di una "M", e non a caso, perché vuole ricordare il progetto Matilde grazie a cui è nato e insieme rimandare al bel palcoscenico di montagne su cui si affaccia.

L'installazione è il risultato di una sperimentazione che si è tenuta a Bussoleno da mercoledì 20 a domenica 24 ottobrenell'ambito del progetto Matilde (acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas) e chiamata Camposaz 25:25  perché Città metropolitana di Torino ha individuato in Camposaz - realtà attiva dal  2013 in Trentino nella valle di Primiero che sperimenta la progettazione collettiva a scala reale - il soggetto cui affidare la scommessa da svolgere in Valle di Susa. Finanziato dal programma Horizon 2020, il progetto Matilde ha come coordinatore scientifico il professor Andrea Membretti dell'Università della Finlandia Orientale, come partner scientifico italiano il Dipartimento Culture, politica e società dell'Università di Torino, come partner territoriale italiano la Città metropolitana di Torino e il Comune di Bussoleno come caso-studio. Il Comune di Bussoleno costituisce infatti un centro pedemontano con una radicata tradizione di accoglienza di migranti, ormai stabilmente insediati sul territorio, e si trova in posizione strategica rispetto alle attuali rotte migratorie mediterranea e balcanica.

Il laboratorio di architettura partecipativa Camposaz è durato cinque giorni e ha visti coinvolti in qualità di progettisti ed esecutori alcuni giovani italiani e stranieri, fra cui alcuni migranti. L'area di intervento architettonico è stata scelta durate una serie di incontri svoltisi quest'estate a cui hanno partecipato membri della comunità locale e membri delle comunità di migranti residenti a Bussoleno; si tratta di un'area verde strategicamente vicina al mercato, al centro polivalente e al liceo "Norberto Rosa" che potrebbe attrarre quindi diversi city users: dagli studenti, ai clienti del mercato, ai fruitori del centro polifunzionale a chi è alla ricerca di uno spazio per attività di animazione o ricreazione. Durante il laboratorio Camposaz sono stati organizzati alcuni momenti di incontro, in particolare con studenti delle scuole e del liceo, per diffondere i principi dell'architettura partecipativa come strumento di cittadinanza attiva, utile a creare un maggiore senso di radicamento territoriale e di appartenenza ai luoghi.

L'intervento di architettura partecipativa ha avuto un taglio decisamente sostenibile avendo usato legname di risulta, già tagliato in occasione degli incendi che nel 2017 hanno interessato la Val di Susa, e ha visto la realizzazione di una sorta di anfiteatro in legno di grande impatto visivo e simbolico, utile al riposo, alla contemplazione e all'organizzazione di eventi.

(26 ottobre 2021)

A Bussoleno una sperimentazione dal 20 al 24 ottobre

Il progetto europeo MATILDE (acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas) ha scelto Bussoleno per una sperimentazione che da mercoledì 20 a domenica 24 ottobre vede lavorare insieme un gruppo di giovani professionisti alla realizzazione pratica di un'opera.

Finanziato dal programma Horizon 2020, il progetto MATILDE che vede la Città metropolitana di Torino come partner territoriale italiano ha come obiettivo quello di studiare l'impatto della migrazione sullo sviluppo locale delle aree rurali e montane: a Bussoleno si vuole cercare di dimostrare come la migrazione possa rappresentare un motore di sviluppo nelle aree rurali e montane.

Il progetto di Bussoleno si chiama Camposaz 25:25 perchè Città metropolitana di Torino ha individuato in Camposaz - realtà attiva dal  2013 in Trentino nella valle di Primiero che sperimenta la progettazione collettiva a scala reale - il soggetto cui affidare la scommessa da svolgere In Valle di Susa.

Si tratta di un workshop di progettazione ed autocostruzione di oggetti architettonici pensati per interagire con la comunità ed il paesaggio, che sarà metto in atto da giovani con diversa provenienza e professionalità, scelti con l'obiettivo di unire in un gruppo temporaneo i processi di progettazione e realizzazione pratica di un'opera.

Il Comune di Bussoleno diventa quindi uno dei casi studio del progetto europeo MATILDE come centro pedemontano luogo di  accoglienza per varie di ondate migratorie sin dal XX secolo, oggi punto di passaggio oltre con!ne dalle rotte mediterranea e balcanica.

Sono già stati realizzati numerosi laboratori di partecipazione e condivisione sulla base dell'analisi di dati statistici, di incontri con persone provenienti da flussi migratori differenziati per provenienza e per periodo di arrivo in loco che hanno portato al documento "Cura.Te. Bussoleno: da cura condivisa del territorio a senso di comunità" prodotto in collaborazione con gli studenti delle Università di Pavia e Torino e del Liceo "Norberto Rosa" e coordinato dal prof. Andrea Membretti che di MATILDE è coordinatore scientifico.

Durante gli incontri è stata avviata un'analisi delle opportunità in essere a cura di enti e associazioni insieme ad una  riflessione sulle aree pubbliche quali spazi di incontro, integrazione e dialogo tra persone che hanno provenienza diversa allo scopo di stimolare momenti di socialità.

La collaborazione della sindaca di Bussoleno Bruna Consolini è stata fondamentale: la sperimentazione ha il suo fulcro in un'area vicina alla Piazza Cavalieri di Vittorio Veneto nei pressi del centro polivalente PalaConti, una zona centrale facilmente accessibile da tutta la comunità e già luogo di incontro ed utilizzata per eventi all'interno e all'esterno. Il legname sarà fornito dalla cooperativa La Foresta di Giorgio Talachini: sarà legname recuperato da incendi senza tagliare nuovo legname.

Il Manifesto di Matilde in 10 punti

Dieci tesi sulla migrazione e la resilienza nelle regioni montane e rurali europee affrontate dal progetto europeo “Matilde” finanziato dal programma Horizon 2020 nel quale la Città metropolitana è partner. Ma perché un vero e proprio Manifesto e cosa sottolinea?

Il progetto MATILDE ha l'obiettivo di produrre conoscenze scientifiche e, allo stesso tempo, di promuovere il cambiamento socio-culturale circa la percezione ed il ruolo dell'immigrazione straniera nelle regioni rurali, montuose e remote d'Europa. La ridefinizione del ruolo di queste regioni emarginate è cruciale all'interno del processo di costruzione dell'UE, in particolare in tempi di pandemia e di necessaria resilienza sociale.
Per chiarire alcune ipotesi di base del progetto, e per contribuire ad un più ampio dibattito pubblico a livello europeo, i partner del progetto hanno deciso di scrivere e condividere una dichiarazione aperta sotto forma di Manifesto. Si sottolinea che le 10 tesi sono una serie di presupposti chiave che guidano il lavoro degli enti che lavorano al progetto.

Il presupposto da cui sono partiti i beneficiari del progetto è che l'immigrazione, in tutte le sue forme - interna ma soprattutto internazionale - incide effettivamente sullo sviluppo globale delle regioni rurali, remote e di montagna dell'Europa.

Inoltre, si sottolinea il potenziale contributo dell'immigrazione al cambiamento sociale, alle trasformazioni economiche e alle politiche che pongono questi luoghi abbandonati e i loro abitanti al centro della costruzione di un'Unione Europea, che sta vivendo un'esperienza socio-economica e sanitaria senza precedenti.

Infine, si fa presente la nuova attrattiva di questi territori nell'era del covid.

Il ritorno alla dimensione locale ed il ripopolamento delle aree interne possono offrire ampie opportunità di investimento nell'UE, potenziate da politiche nazionali e regionali adeguate.

Di seguito le dieci tesi del Manifesto:

  • La lontananza deve essere rivista come risorsa e come un valore per l'Europa
    La globalizzazione neoliberale cattura lo spazio e le opportunità delle persone, integrandole in reti globali di capitale e di scambio di beni. Tende a produrre "non luoghi" e, allo stesso tempo, ad emarginare un'ampia porzione del globo, anche all'interno dell'UE.
    In un quadro globale di pressioni neoliberali sulle politiche statali, gli Stati nazionali sembrano privilegiare il potere centrale rispetto all'autonomia locale; spesso spingendo le aree remote ad un ruolo residuo attraverso processi di emarginazione ed esclusione dalle dinamiche dello spazio metropolitano. I luoghi remoti dovrebbero essere concettualizzati come:
    • Un mondo vitale e multiforme plasmato dell'esperienza delle persone, che resiste all'omogeneizzazione grazie alle sue risorse culturali e posizionali;
    • base per politiche coerenti e basate sul luogo, che traggono profitto dalla distanza fisica e dallo spazio intermedio che caratterizza le aree scarsamente popolate;
    • Un appello per una nuova e diversa voce pubblica, una "visione laterale" ricca di potenziali innovazioni rispetto ad un'arena più ampia dominata da "luoghi centrali" e narrazioni.
      Gli abitanti dei territori rurali e montani devono essere pienamente considerati cittadini dalle politiche e dalle istituzioni europee e nazionali, con gli stessi diritti degli abitanti delle aree urbane.

  • Le regioni rurali, montane e remote dovrebbero essere considerate il nuovo cuore dell'Europa
    Nonostante la visione dominante basata sulla visione centrale delle metropoli e le tendenze in corso di urbanizzazione (anche forzata), le regioni hanno assunto un ruolo guida nel processo di integrazione europea. Tuttavia, nel 2000 le istituzioni europee hanno cominciato a prestare sempre meno attenzione a questi attori territoriali, ciò vale in particolare per le regioni rurali e montane. Nonostante i vari fondi investiti nello sviluppo locale, la sensazione di essere ai margini delle politiche economiche e sociali si è rafforzata.
    Il ruolo che le regioni rurali e montane possono svolgere per la ricchezza e il benessere comuni dell'Europa è evidente a tutti. Produzione agricola, foreste, riserve idriche, patrimonio culturale, diversità, lingue e autonomia locale... Queste aree le rendono semplicemente insostituibili.
    Inoltre, di fronte ai cambiamenti radicali imposti dalla pandemia del COVID-19, è probabile che si ricerchi sempre più ciò che queste regioni hanno da offrire in termini di diversi modi di insediamento, produzione e consumo, come i loro sistemi locali sono caratterizzati da meno pressione antropica, ed economie più circolari.

  • È tempo di una nuova narrazione rurale e di montagna
    Le narrazioni schematiche e stereotipate tendono a stabilizzare e rafforzare la concentrazione spaziale esistente rispetto ai processi riguardanti le aree marginali. Allo stesso tempo, lo spazio rurale e montano è spesso rappresentato in contrapposizione al metropolitano. Le narrazioni alternative devono adottare concetti più realistici e impegnarsi in nuovi percorsi, considerando le interconnessioni tra i diversi spazi e le nuove narrazioni. Il neo-ruralismo è un fenomeno importante che può portare innovazione e trasformazione all'interno di queste regioni, promuovendo al contempo un approccio diverso rispetto le interazioni rurali-urbane, seguendo anche una prospettiva “metro-montana”. È tempo di riscrivere la storia delle aree rurali e montane, con un approccio partecipativo e proattivo, approfittando dello slancio per ridefinire il loro posto all'interno di una visione diversa del continente europeo.

  • La migrazione internazionale verso le zone rurali e montane è un fenomeno importante ma trascurato
    Tale tema viene spesso trascurato - almeno dagli scienziati e dai politici, sia in termini quantitativi che qualitativi, sia per quanto riguarda i suoi effetti geografici e la sua distribuzione, ed il suo impatto sul cambiamento demografico e sull'innovazione culturale. Non è sufficientemente indagato dalla comunità scientifica, e non è realmente considerato dai politici, che più spesso si concentrano sulle aree metropolitane, e sulle politiche di sicurezza legate alle periferie urbane. Tutto ciò porta ad una negazione della consapevolezza della società e del riconoscimento dei cambiamenti in corso nei modelli migratori, e viene oscurato l'emergere di nuove destinazioni rurali. Perciò è tempo di cambiare radicalmente la nostra prospettiva sui flussi migratori, considerando il loro contributo alla rinascita dei luoghi lasciati indietro.

  • La valutazione d'impatto della migrazione è uno strumento potente per lo sviluppo locale
    Fornisce un contributo fondamentale e scientifico per comprendere il ruolo dei nuovi abitanti all'interno delle società e delle economie locali; per promuovere il loro ruolo rispetto alla resilienza e alla rivitalizzazione locali. È necessario sviluppare e applicare un quadro concettuale e una metodologia transdisciplinare per contestualizzare il fenomeno dell'immigrazione verso le zone rurali/montane e i suoi principali fattori/effetti: uno strumento per condurre valutazioni, e un approccio partecipativo per coinvolgere tutti gli attori territoriali nella costruzione di visioni condivise e negoziate del futuro.

  • L'inclusione dei migranti nei territori rurali/montani è a più livelli e multidimensionale
    L'inclusione è un processo che deve coinvolgere ugualmente i nuovi arrivati e le società di accoglienza. Deve essere considerata come un'interazione non lineare e reciproca attraverso la quale nuovi gruppi di popolazione negoziano nuovi significati culturali e diritti concreti di cittadinanza con le popolazioni esistenti, all'interno di sistemi di relazioni economiche, giuridiche e culturali. Evitando qualsiasi aspettativa di assimilazione da parte dei locali, l'inclusione si riferisce alla co-creazione di nuovi spazi transculturali, economie e comunità, all'interno del processo di un negoziato più che di integrazione unidirezionale.
    L'innovazione sociale e la continua negoziazione tra le diverse popolazioni sono gli aspetti più rilevanti legati a questi processi di inclusione e riconoscimento reciproco: c'è la richiesta di politiche dedicate a diversi livelli territoriali, basata su una nuova comprensione dell'essere locale, dell'appartenenza a comunità transculturali.

  • La migrazione internazionale deve essere considerata un'espressione tra le diverse categorie
    I migranti stranieri fanno parte di un'ampia categoria di persone in movimento, che comprende diversi gruppi i cui confini sono offuscati e in movimento in tutto il mondo. Nelle regioni rurali e di montagna dell'Europa, tali mobilità comprendono le tendenze di spopolamento/ripopolamento, il movimento dei "nuovi abitanti", l'emigrazione per il tempo libero e le amenità, i richiedenti asilo e il reinsediamento dei rifugiati al di fuori dei centri urbani; essa riguarda anche la manodopera, le migrazioni indotte, in particolare il lavoro stagionale nei settori agricolo e turistico.
    Occorre rafforzare una nuova idea di mobilità. La migrazione e la mobilità devono essere considerate non come un caso speciale che suscita timore e preoccupazione per gli oneri aggiuntivi, ma come la nuova normalità.

  • Le relazioni rurali-urbane sono un patrimonio fondamentale in termini di politiche volte all'inclusione anche di luoghi remoti
    Queste relazioni sono costituite da flussi materiali e immateriali. Le persone (dentro e fuori i flussi migratori; gli abitanti temporanei e permanenti), le risorse economiche, l'informazione, il capitale culturale e sociale, le competenze e le pratiche sono tutti elementi che costituiscono i legami tra città e campagna. La dimensione della montagna - dove presente - rappresenta un ulteriore e importante fattore di articolazione di queste dialettiche all'interno di un approccio multi-dimensionale e anche metro-montano. La giustizia spaziale, superando le disuguaglianze territoriali, dovrebbe essere il quadro e l'obiettivo delle politiche mirate alle interazioni rurali-urbane, secondo un approccio inclusivo.

  • Lo sviluppo sociale ed economico, l'attrattiva e il benessere collettivo delle regioni remote, rurali e montane dipendono fortemente dall'economia fondamentale
    L'economia fondamentale è costruita dalle attività che forniscono beni e servizi essenziali per la vita quotidiana, indipendentemente dallo status sociale dei consumatori. Si tratta, ad esempio, di infrastrutture, servizi di pubblica utilità, trasformazione alimentare, commercio al dettaglio e distribuzione, sanità, istruzione e benessere. I migranti contribuiscono in vari modi a questi settori, mentre sono anche utenti finali. L'economia fondamentale rappresenta la base della coesione sociale e territoriale a livello regionale e locale, in termini di integrazione dei nuovi arrivati e di formazione della qualità della vita e delle opportunità per l'intera popolazione. Ciò è particolarmente vero nelle regioni montane e rurali, dove la possibilità concreta di rinascita dipende principalmente dallo sviluppo di questo tipo di economie e dal loro contributo alla coesione territoriale.

  • La pandemia COVID-19 può essere non solo una minaccia, ma anche un'opportunità per le regioni remote, rurali e montane d'Europa e per i loro abitanti
    La dispersione in un ambiente naturale è diventata un valore per molti settori della società dell'UE, in particolare per coloro che soffrono le conseguenze della pandemia a causa dello spazio metropolitano affollato, considerando anche il contesto del cambiamento climatico. Dopo decenni caratterizzati da una crescente "costrizione alla mobilità", una nuova "costrizione alla località" sembra affermarsi a diversi livelli. Questa nuova costrizione - in realtà legata alla temporalità specifica della pandemia - può trasformarsi in un nuovo appello. La lontananza - pur essendo posizionata in una cornice di interconnessioni fisiche e digitali con il mondo esterno - può svolgere un ruolo significativo nella gestione della pandemia come sue future conseguenze strutturali. I migranti, duramente colpiti dalla pandemia a causa delle loro fragili e precarie condizioni di vita, possono avere un nuovo ruolo all'interno dei processi di sedentarizzazione (ad es. nuove forme di mobilità ridotta, radicamento nella dimensione locale) che creano nuove opportunità per le economie locali e attrattività nelle regioni periferiche d'Europa.

Azione pilota a Bussoleno

Nell'ambito del progetto MATILDE, questa Città metropolitana continua la sua azione di raccolta di voci da interlocutori territoriali impegnati a riflettere sui temi dell'accoglienza e dell'integrazioni nelle aree rurali, montane e periferiche.

Il 6 luglio a Bussoleno si è svolto un incontro tra gli studenti dell'Università di Pavia e gli studenti del Liceo scientifico e artistico Norberto Rosa di Bussoleno.
Nell'incontro è stata avviata una interessante riflessione sulle aree pubbliche quali spazi di incontro, integrazione e dialogo. A partire da una ricerca volta a approfondire quali siano le opportunità di incontro tra persone che hanno provenienza diversa, è seguita una approfondita riflessione sulla necessità di sviluppare luoghi che possano favorire
la coesistenza tra le comunità autoctone e i nuovi cittadini.
In particolare gli studenti dell'Università degli Studi di Pavia con gli studenti del liceo scientifico e artistico Norberto Rosa hanno sviluppato riflessioni e proposte sulla futura area mercatale.

"Questo progetto europeo, è per noi una opportunità estremamente interessante per il Comune di Bussoleno, per i nostri studenti e per la nostra comunità ", ha sottolineato la sindaca Bruna Consolini, "perchè offre una opportunità di coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini non solo per coprogettare e ripensare uno spazio pubblico così importante per la vita della comunità, quale è il mercato, ma anche perchè contribuisce a generare quel senso di appartenenza della comunità senza il quale non è possibile amministrare luoghi e persone".

"Ripensare la piazza del mercato rientra nelle attività dell'educazione civica perchè ha l'obiettivo di indagare il ruolo sociale dello spazio pubblico nell'identità civica, una sfida che i ragazzi hanno saputo cogliere proponendo aree di accoglienza per adolescenti, anziani e bambini e proposte di viabilità", è quanto ha sottolineato Monica de Silvestro, insegnante di storia dell'arte del Liceo Norberto Rosa. Il progetto si occuperà non solo degli spazi pubblici urbani ma anche di luoghi al di fuori dell'ambito urbano quali terrazzamenti da recuperare, filiera vitivinicola e altro, con l'obiettivo di far conoscere, curare e valorizzare il patrimonio e insieme rigenerare comunità.

La parola ai protagonisti:

Testimonianze dal territorio

Le donne risultano essere i soggetti più vulnerabili nei processi di integrazione: a questo proposito abbiamo incontrato Laura Di Giovanni della Cooperativa LiberiTutti che ci ha mostrato il lavoro svolto dalla Cooperativa nei processi di integrazione e di inclusione di questa categoria di persone, anche durante la pandemia causata dal covid19.

Con Maurizio De Matteis direttore dell'associazione Dislivelli  abbiamo ragionato sulle trasformazioni e sulle sfide dell'area metro-montana;  Federica Corrado docente del Politecnico di Torino condivide la sua riflessione sui territori montani come centri di avanguardia e di innovazione; Andrea Cavallero docente Università di Torino ci parla della realtà delle associazione fondiarie attivate sul nostro territorio, modelli di gestione di associata delle proprietà agrosilvopastorali abbandonate o in via di abbandono; infine abbiamo dato voce a Patrizia Giachero presidente Gal Escarton valli Valdesi  uno dei quattordici Gal del Piemonte che si occupano di sviluppo dei territori montani, dei territori disagiati in particolare sul territorio della Val Sangone, Val di Susa, Valli Olimpiche, Val Chisone Germanasca e Val Pellice.

Buone pratiche dai Comuni

La centralità delle aree interne e delle buone pratiche inerenti all'accoglienza e a nuovi percorsi di innovazione è stata messa in rilievo uscendo dall'ambito prettamente accademico per diventare argomento del dibattito pubblico nel corso dell'emergenza sanitaria. A fronte di questa nuova necessità e grazie al progetto MATILDE, Città metropolitana sta cercando di dare giusto rilievo e valore ad alcuni contesti spesso etichettati come marginali - a livello geografico e sociale - che invece si riscoprono come nuovi incubatori di idee, di speranze e quindi di progettualità.  In questo contesto raccogliamo le videotestimonianze su buone pratiche di accoglienza ed integrazione:

  • Piervanni Trucano sindaco del Comune di Chiesanuova
    Chiesanuova è sede di un importante progetto che riguarda rifugiati e richiedenti asilo, che ha portato all'inserimento di queste persone nella società italiana. Come afferma il sindaco "i ragazzi vengono a Chiesanuova e oltre ad imparare ovviamente la lingua italiana vengono aiutati nel rendersi indipendenti in questo ambiente, dal fatto di prendere la patente, fare dei corsi per il lavoro, la lingua italiana e tutto quanto, dopo di che trovato il lavoro, svolgono un'attività loro indipendente al di fuori del Centro e qualcuno ha trovato sistemazione a Chiesanuova, acquistando addirittura una casa a Chiesanuova o affittando case qui nel nostro paese".
  • Ombretta Bertolo sindaca del Comune di Almese.
    Le riflessioni della sindaca ci fanno conoscere le dinamiche positive che si creano all'interno delle piccole comunità quando vengono accolti quaranta ragazzi provenienti dall'area subsahariana, che comprendono l'inserimento nella vita cittadina e la conoscenza reciproca. I ragazzi grazie al progetto di accoglienza e ad un accordo di programma con altri Enti Pubblici hanno potuto fare lavori socialmente utili, tale tipo di intervento ha permesso l'inserimento lavorativo ma soprattutto l'accettazione sociale dal punto di vista umano tra i ragazzi e la comunità locale.

Aprile 2021: un test e una cartolina

Vi siete mai chiesti come le migrazioni contribuiscono al benessere della vostra regione?
Il progetto MATILDE studia l'impatto potenziale che le migrazioni hanno nelle regioni rurali e montane europee, per uno sviluppo locale più sostenibile e inclusivo; un test online (in inglese) ti aspetta. Usa il codice QR sul retro delle cartoline per saperne di più e mettere alla prova le tue conoscenze sulla migrazione verso le regioni rurali e montane d'Europa.

La giornata dei Migranti

Dal 2000 il 18 dicembre è la Giornata internazionale per i diritti dei migranti. Istituita dalle Nazioni Unite (ma entrata in vigore solo nel 2003), la data è stata scelta in quanto il 18 dicembre 1990 fu adottata dall'ONU la Convenzione internazionale sui diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. Si tratta di una Convenzione che va a disciplinare la protezione dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, riconoscendo loro una situazione di vulnerabilità e promuovendo migliori condizioni di lavoro e di vita. Ci vollero circa 10 anni per redigere la Convenzione, che aveva il compito di trovare una soluzione tra i Paesi destinatari e i Paesi di provenienza dei flussi migratori. Nella seconda metà del XX secolo infatti ci furono diversi episodi tragici di migranti che attirarono l'attenzione sul problema e l'ONU tentò così di intervenire.

"La migrazione è un potente motore di crescita economica e inclusione e permette a milioni di persone di cercare nuove opportunità, favorendo allo stesso modo le comunità di origine e di destinazione": queste parole, pronunciate il 18 dicembre dello scorso anno da António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, in occasione della celebrazione della Giornata Mondiale, sono l'occasione per tornare a parlare del progetto Matilde – Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas, finanziato dal programma Horizon 2020 con capofila Eurac Research, al quale partecipa attivamente questa Città metropolitana, dando voce a chi conosce bene il fenomeno migrazione e riconosce in esso un'opportunità di crescita e inclusione.

Si inserisce molto bene in questo contesto il contributo di Lamine Sow, responsabile del Dipartimento Immigrazione CGIL Piemonte, sollecitato a intervenire con una riflessione sul territorio metropolitano. "Vengo dal Senegal – racconta Lamine Sow - sono italo-senegalese ed è da un po' di anni che vivo in Italia, quindi oltre a lavorare sul tema dell'immigrazione, il mio è un racconto di vita vissuta. Oggi c'è una nuova immigrazione composta soprattutto da ragazzi richiedente asilo, che hanno una determinazione "feroce" nel senso buono del termine. Sono ragazzi che hanno attraversato il deserto e il mare, quindi sono persone determinate. Determinate nel senso che, hanno la possibilità, se accettati nel tessuto sociale, di avere la volontà per fare delle cose e hanno soprattutto la determinazione tipica della gioventù". Lamine Sow sottolinea l'importanza di un "asilo diffuso" volto cioè a favorire la distribuzione degli immigrati richiedenti asilo su un territorio vasto e pone l'attenzione su due grandi aspetti che possono davvero favorire l'inclusione: aumentare le scuole di italiano per gli stranieri e migliorare i percorsi di formazione professionale.  "Queste azioni – conclude Lamine – insieme ai ricongiungimenti familiari possono davvero rappresentare il futuro di un territorio che ad oggi registra il minimo storico di nascite, portando vitalità e speranza.

Anche le riflessioni di Francesco Pastorelli, direttore di Cipra Italia, il Comitato italiano della Commissione Internazionale per la protezione delle Alpi, contribuiscono a portare un importante tassello nella costruzione del ragionamento complessivo del progetto Matilde. "L'arco alpino, le regioni montane – spiega Pastorelli - hanno affrontato negli ultimi anni delle sfide molto impegnative, come l'invecchiamento e l'immigrazione della popolazione. Il territorio alpino può diventare un territorio di accoglienza per nuove popolazioni, per l'insediamento di giovani, di famiglie e anche per l'insediamento di richiedenti asilo, di persone che arrivano da altri continenti, da altri paesi del mondo". Pastorelli sostiene che la presenza di migranti oggi è fondamentale nei territori rurali e di montagna. Senza la loro presenza e il loro lavoro gli alpeggi non potrebbero esistere. Partendo proprio da queste riflessioni si sono sviluppate iniziative, come ad esempio il progetto PlurAlps, attraverso il quale si è dimostrato che un territorio accogliente per chi viene da fuori è anche un territorio vivibile per i cittadini che vi risiedono.

Presentazione del progetto

Si chiama MATILDE acronimo di Migration Impact Assessment to Enhance Integration and Local Development In European Rural And Mountain Areas, è il progetto europeo finanziato dal programma Horizon 2020 al quale la Città metropolitana partecipa in partenariato con 25 partner provenienti da 10 paesi.
Ha la durata di tre anni e si propone l'analisi dell'impatto della migrazione sullo sviluppo locale delle aree rurali e montane.
L'assunto iniziale, da dimostrare attraverso uno studio condotto con un approccio transdisciplinare di 12 centri di ricerca delle montagne alpine e altrettante autorità locali, è che la migrazione può rappresentare un motore di sviluppo nel medio e lungo periodo, soprattutto nelle aree rurali e montane soggette a spopolamento.

Migliorare la conoscenza relativa al potenziale di sviluppo sociale ed economico dei migranti, comprendere i meccanismi esistenti dietro l'integrazione socio-economica dei migranti sono solo alcuni dei risultati che la Città metropolitana intende raggiungere attraverso la partecipazione al progetto MATILDE.

I cittadini di paesi terzi sono un importante fattore di sviluppo socio economico, ma il loro impatto in contesti territoriali montani e rurali è ancora troppo poco conosciuto: i ricercatori di MATILDE hanno iniziato con analisi approfondite delle regioni coinvolte, ciascuna delle 13 aree pilota del progetto è stata esaminata concentrandosi sugli sviluppi demografici, le tendenze economiche e l'accessibilità dei servizi di base come scuole e ospedali, variabili cruciali nel determinare l'attrattività e le prospettive di sviluppo.

Nel contempo vengono intervistati gli esperti delle tematiche al centro delle analisi, e questa Città metropolitana ha avviato una serie di incontri con chi si occupa di montagna, ma anche di migrazioni per cogliere i loro spunti ed approfondire le loro riflessioni.

  • Intervista al sociologo Filippo Barbera, docente dell'Università degli Studi di Torino presso il Dipartimento di scienze sociali, dove insegna sviluppo locale, innovazione sociale e teoria sociale applicata, che parla anche nella sua veste di socio fondatore dell'Associazione Riabitare l'Italia, dove si occupa di ripopolamento dei territori montani.
  • Intervista a Federico Daneo, direttore di CSA Centro Studi Africani che parla della dimensione dell'emigrazione nelle relazioni internazionali che ha due obiettivi: far comprendere come il fenomeno migratorio sia un fenomeno strutturale e non emergenziale e porre l'attenzione è che la gran parte delle migrazioni avvengono all'interno dello stesso continente africano.
  • Intervista a Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, che propone una riflessione sul futuro e sulle opportunità che il fenomeno migratorio può creare per arricchire i territori rurali e per generare sviluppo e crescita.


(13 giugno 2022)