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Cittàmetropolitana di Torino

Come nasce un Distretto del Cibo

L'esempio della pianura canavesana

Inizia a delinearsi il progetto del nuovo Distretto del Cibo della pianura canavesana, a cui sono interessati ad aderire al momento un'ottantina di Comuni e un centinaio di soggetti privati, tra cui il Capac-Consorzio Agricolo Piemontese per Agroforniture e Cereali. Nella sede della Città metropolitana in corso Inghilterra lunedì 11 settembre i Sindaci di numerosi Comuni del Canavese si sono riuniti con la consigliera metropolitana Sonia Cambursano, delegata allo sviluppo economico e alle attività produttive, per confrontarsi sulla prima bozza del Piano triennale di Distretto, che dovrà essere sottoposta alla Regione Piemonte per ottenerne il riconoscimento previsto dalla normativa regionale e nazionale. Come ha spiegato la consigliera Cambursano, "il Distretto che sta vedendo la luce sarà incentrato sulla vocazione cerealicola dell'ampio territorio che va dal Ciriacese al Calusiese, dal Chivassese ad Ivrea, da Rivarolo a Strambino, senza dimenticare altre produzioni agroalimentari tipiche, che meritano di essere valorizzate, sia in termini di immagine che di remunerazione economica".
In linea di massima lo scopo dei Distretti è quello di promuovere, attraverso progetti finanziati ai sensi della legge nazionale 205 del 2017, la crescita e il rilancio delle filiere agroalimentari tipiche e dei territori che le esprimono. La valorizzazione dei sistemi produttivi locali ha come presupposto la presenza di aziende agricole che abbiano relazioni con gli altri attori economici del territorio. L'impegno nelle produzioni biologiche e la localizzazione urbana o periurbana sono considerati elementi rafforzativi delle candidature al riconoscimento dei Distretti. Per i nuovi organismi non si immagina una funzione esclusiva di promozione e valorizzazione delle produzioni agroalimentari, potendo invece svolgere un'azione per la promozione della coesione e dell'innovazione sociale ed economica, per la tutela dell'ambiente, della biodiversità, della consapevolezza e della sicurezza alimentare, per il contrasto allo spreco di cibo.
Oltre agli Enti locali, agli operatori economici delle filiere agroalimentari, della distribuzione e della somministrazione e alle loro associazioni di categoria, ai Distretti del Cibo possono aderire le Enoteche regionali, le Botteghe del Vino, le Cantine comunali, le Strade tematiche dei prodotti agroalimentari, le comunità del cibo e della biodiversità, le associazioni di consumatori, i gruppi d'acquisto e le associazioni per la solidarietà alimentare.

Cosa fa, come opera e come si finanzia un Distretto del Cibo

I Distretti del Cibo possono avere una dimensione locale, provinciale, regionale o interregionale. In fase di costituzione delle associazioni o delle società consortili di Distretto deve essere individuato un soggetto referente, che costituisce il rappresentante legale dell'organismo e che deve presentare alla Regione la domanda di riconoscimento. Tale domanda fa seguito alla stipula dell'Accordo di Distretto, che regola il funzionamento e definisce gli organi statutari dell'associazione o del consorzio. Il Piano triennale di Distretto, sottoposto al riconoscimento della Regione, deve scaturire da un'analisi del territorio e dei suoi bisogni e deve indicare il ruolo degli aderenti, le azioni da intraprendere e il relativo cronoprogramma. Un apposito bando ministeriale servirà a finanziare i Contratti di Distretto, che, corredati con l'indicazione su criteri e modalità di impiego delle risorse eventualmente assegnate, potranno essere presentati per ottenere importi che possono variare da 4 a 50 milioni. La normativa nazionale individua attualmente come beneficiari dei contributi le imprese singole o aggregate in consorzi, cooperative e reti di imprese, le organizzazioni dei produttori, i centri di ricerca e diffusione della conoscenza, i Distretti, ma solo se costituiti in forma societaria. In Piemonte sono ammissibili contributi in conto capitale sino al 40% dell'investimento per il sostegno alla produzione agricola primaria e alla sua trasformazione e commercializzazione. I costi per la partecipazione ai regimi di qualità, la promozione, la ricerca e lo sviluppo possono essere coperti da finanziamenti in conto capitale che possono arrivare sino al 100% della spesa, percentuale che scende al 50% per le campagne di informazione ai consumatori su ricerca e sviluppo.

Le idee per il Canavese

"Nelle intenzioni dei promotori, il Distretto del Cibo della pianura canavesana, che comprende anche il territorio collinare del Chivassese, non punterà solo sulla valorizzazione della produzione cerealicola, anche perché il territorio può vantare altre vocazioni, come quella vitivinicola" spiega la consigliera delegata Sonia Cambursano. "Tra gli obiettivi generali che si intende perseguire vi sono la sostenibilità economica e ambientale del territorio e della sua agricoltura: una sfida in cui i Comuni possono giocare un ruolo importante e recuperare una propria incisività in materia di agricoltura. I macro obiettivi strategici, sui quali gli amministratori e gli stakeholder locali si stanno confrontando in queste settimane, sono tre: valorizzare e promuovere, innovare, costruire il Distretto".
Il primo obiettivo comprende a sua volta due sotto-obiettivi: la tutela e valorizzazione delle produzioni identitarie, del paesaggio e del patrimonio storico e culturale connesso all'agricoltura; lo sviluppo della domanda interna. In tema di innovazione si punta al rafforzamento delle filiere cerealicole e alla gestione sostenibile delle risorse ambientali e, in particolare, della risorsa idrica. La costruzione del Distretto sarà perseguita attraverso la costituzione di un organismo interno incaricato dell'individuazione di opportunità di finanziamento e attraverso la formazione specialistica degli operatori. A questo proposito, agli amministratori locali canavesani è stato spiegato che la nascita del Distretto comporterà l'esigenza di formare i funzionari pubblici che nei Comuni più grandi si occuperanno delle incombenze amministrative collegate ai progetti che saranno finanziati. Per questo Città metropolitana di Torino e ANCI Piemonte stanno elaborando un programma di formazione che si terrà nei prossimi mesi.


(14 settembre 2023)