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Cittàmetropolitana di Torino

RIFLESSIONI E PROPOSTE SULLE POLITICHE PER LA QUALITÀ DEL CIBO NEL CONVEGNO "MANGIARE A SCUOLA"

"Mangiare a scuola. Le politiche alimentari per una qualità accessibile e diffusa": se ne è discusso in un convegno che si è tenuto venerdi 1º aprile nell'auditorium della sede di corso Inghilterra 7 della Città Metropolitana di Torino, nell'ambito dell'iniziativa "Nutrire Torino metropolitana", lanciata nel 2015, con lo scopo di costruire in modo partecipato un'Agenda del cibo. Durante i lavori è stato presentato lo "stato dell'arte" dei capitolati d'appalto e delle buone pratiche alimentari nelle scuole primarie dei 256 Comuni della Città Metropolitana di Torino che ospitano mense scolastiche. L'obiettivo è quello di giungere alla riscrittura dei capitolati insieme agli allievi e a tutti gli attori coinvolti.

Si è anche parlato dell'educazione alimentare nelle scuole primarie, analizzando l'esperienza torinese "Il Menù l'ho fatto io" e la possibilità di estenderla alle altre realtà metropolitane, impostando un'azione didattica sistematica che superi le esperienze occasionali. L'ambizione di coloro che hanno pensato il progetto e ne hanno curato la realizzazione è anche quella di coinvolgere i quartieri e gli ospedali in progetti contro gli sprechi alimentari e per la promozione dei prodotti a km zero. Si è quindi ipotizzata - e sarà presto sperimentata in una scuola di Torino - l'istituzione di cucine sociali di quartiere, che servano sia le mense scolastiche in orario scolastico che i singoli cittadini nell'orario extra scolastico.

Dall'indagine "Verso l'Atlante del cibo" - dedicata appunto ai 256 Comuni della Città Metropolitana di Torino che ospitano mense scolastiche - emerge che nei capitolati d'appalto non sempre la filiera cortissima viene considerata un prerequisito o un elemento da premiare, prevalendo piuttosto la filiera regionale o nazionale. Fra le proposte emerse dalla ricerca, vi è quella di realizzare progetti di formazione e accompagnamento dei Comuni nella scrittura dei capitolati d'appalto e nell'analisi delle offerte, cominciando dalla quarantina di appalti in scadenza fra il 2017 e il 2018.

Nel corso del convegno è stata inoltre avviata una riflessione sulla qualità degli alimenti offerti nelle scuolesecondarie superiori, tenuto conto della fase delicata che gli adolescenti attraversano e del ruolo strategico che può esercitare il rapporto con il cibo. Le scuole secondarie ospitano bar e, talvolta, mense e distributori automatici di alimenti, che propongono cibi non sempre appropriati per una corretta alimentazione e una relazione equilibrata con la vita e la natura.

"Le linee guida nazionali della ristorazione scolastica e il Piano di prevenzione della salute della Regione Piemonte" sono stati illustrati dal funzionario Marcello Caputo, che opera nel Settore Prevenzione e Servizi veterinari Regione Piemonte. Di "Nutrire Torino metropolitana e Atlante del cibo" ha parlato Egidio Dansero,in rappresentanza del Dipartimento Culture, Politica e Società dell'Università di Torino. La voce degli allievi delle scuole è stata portata dai rappresentanti della Consulta degli studenti della Città Metropolitana di Torino. Del tema "La ristorazione scolastica della Città di Torino:i progetti e i risultati" ha parlato l'assessore alle politiche educative Maria Grazia Pellerino. "Le scuole che promuovono salute" sono state al centro della relazione di Antonio Catania, dirigente del V Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte. Della "Ristorazione scolastica alla prova dei fatti" hanno parlato Mariangela Depiano (dirigente dei Servizi Educativi della Città di Torino) e Claudio Marsili (responsabile dell'azienda Camst per Valle D'Aosta, Piemonte, Liguria). Marsili ha ricordato che oggi la ristorazione scolastica nella Città di Torino rappresenta una filiera produttiva che garantisce un'occupazione a circa mille persone. Il processo di trattamento degli alimenti e confezionamento dei pasti tiene conto delle esigenze dell'utenza e delle potenzialità reali delle filiere agrocalimetari locali.

Fabrizio Galliati presidente provinciale Coldiretti Torino si è soffermato sul rapporto tra "Produzioni locali e ristorazione scolastica", ricordando che il tema dell'alimentazione è strettamente legato con quello della sostenibilità ambientale ed economica dell'agricoltura. L'approvvigionamento di derrate alimentari locali per le mense scolastiche deve essere oggetto di un confronto e di una concertazione con i produttori locali, in un processo di adattamento reciproco: dei produttori alle esigenze dei consumatori e dei responsabili della ristorazione scolastico ai vincoli a cui soggiacciono le aziende agricole.

Si è poi parlato della rete delle scuole che promuovono salute e l'iniziativa "Il menù l'ho fatto io" come buona prassi e delle buone pratiche di educazione alimentare adottate nelComune di Grugliasco, che sin dal 1989 ha previsto l'utilizzo di cibi biologici nelle mense scolastiche. La dirigente della Città Metropolitana Elena Di Bella e la funzionaria Valeria Veglia hanno tenuto una relazione su una sperimentazione didattica per riscrivere i capitolati abasso impatto ambientale dei distributori automatici e dellaristorazione e dei bar negli Istituti secondari superiori. I risultati del progetto ALCOTRA "Giovani consumatori" dedicato ai distributori automatici di alimenti nelle scuolesono stati illustrati da Dario Martina, Presidente della Scuola Malva Arnaldi di Bibiana.

Da alcuni mesi il dottor Giancarlo Caselli, già Procuratore capo della Repubblica di Torino, presiede il Comitato scientifico dell'Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. L'ex magistrato si è soffermato sui vantaggi sociali ed economici che il rispetto delle regole assicura ai produttori agroalimentari corretti e ai consumatori, lamentando il fatto che l'attuale normativa italiana in materia sia obsoleta. Secondo Caselli, il cibo "buono, pulito e giusto" presuppone il rispetto della legalità e una revisione delle norme sugli appalti; per superare, ad esempio principio del massimo ribasso, che impedisce una valutazione qualitativa delle offerte. Il legislatore deve quindi puntare a massimizzare la qualità del prodotto, sanzionando le frodi a tutto vantaggio del consumatore. L'ex Procuratore capo di Torino ha enunciato le linee essenziali di un progetto di riforma della legislazione in materia alimentare basato sui principi di precauzione e di tracciabilità dei prodotti. Il progetto, già illustrato nei mesi scorsi al Ministro di Grazia e Giustizia, Orlando, prevede l'applicazione del principio di responsabilità alle persone giuridiche, incentivi al ravvedimento operoso di coloro che hanno violato le normative e l'interdizione dalle attività produttive o commerciali in caso di violazioni gravi.

Di "Politiche alimentari e politiche sanitarie:auspici e prospettive" ha parlato l'assessore regionale alla sanità Antonio Saitta, il quale ha ricordato gli 87 progetti che la Regione Piemonte ha dedicato, con le Asl, al tema dell'alimentazione sana, coinvolgendo le scuole. Saitta ha auspicato le sperimetazione in una struttura ospedaliera della riscrittura del capitolato della ristorazione utilizzando materie prime locali e di qualità, anche per ridurre gli sprechi. L'assessore regionale ha anche fatto presente che le cattive abitudini alimentari sono condizionate dalla difficile situazione sociale di molte famiglie e che condizionano a loro volta il livello medio della salute pubblica, con un aggravio di spesa per il sistema sanitario nazionale.

Secondo il Viceministro alle Politiche agricole e agroalimentari, Andrea Olivero, le nuove norme che il legislatore dovrà dettare in materia non devono essere frutto di imposizione ma di confronto e di condivisione tra tutti i soggetti interessati all'alimentazione e alla salute pubblica. Oggi che l'alimentazione è considerata finalmente un fatto culturale, la scuola non è più il luogo in cui si trasmettono nozioni, ma uno spazio di confronto, anche sulle telatiche alimentari. Ecco allora che occorre organizzare le mense scolastiche ponendo attenzione alle esigenze dell'utenza e alle risorse del territorio. Occorre un Codice degli appalti che fissi alcune priorità sulle tipologie e sulla provenienza dei prodotti, favorendo il biologico e l'agricoltura sociale e superarando il principio del massimo ribasso. Perché, ha sottolineato Olivero, la valorizzazione delle produzioni locali di pregio è un investimento strategico, che supera la logica del contenimento della spesa corrente: una scelta strategica per un Paese come l'Italia, che ha scelto di essere competitivo sulla qualità e non sulla quantità. Le iniziative educative in materia di alimentazione rafforzano dunque le filiere produttive di qualità, ma consentano anche di contrastare gli sprechi alimentari nelle mense, con l'informazione e la compartecipazione alle scelte.

Umberto D'Ottavio, membro della Commissione Istruzione della Camera dei Deputati, ha illustrato la proposta di realizzare mense scolastiche anche negli istituti superiori, per evitare che l'educazione alimentare realizzata nella scuola primaria, venga vanificata da stili di vita non corretti, oltre che dal consumo di cibi e bevande che nuocciono alla salute.

Sulla riduzione degli sprechi e sulla cultura del rispetto per il cibo, animale o vegetale che sia, ha insistito nell'intervento di chiusura dei lavori Gemma Amprino, Consigliera metropolitana delegata all'ambiente, allo sviluppo montano e all'agricoltura. Amprino ha ricordato che la lotta agli sprechi è una forma di rispetto sia per gli alimenti che per il lavoro dei contadini e degli addetti al settore agroalimentari. Insegnare il rispetto per il cibo ai bambini può contribuire a educare o rieducare anche i loro genitori.

(04 aprile 2016)