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Cittàmetropolitana di Torino

Associazioni fondiarie

A Usseglio la fondiaria "La Chiara"

Nel novembre del 2016 ad Usseglio 26 proprietari di pascoli e boschi incolti o sottoutilizzati si riunivano nell'associazione fondiaria "La Chiara", scegliendo di chiamare l'associazione come il torrente che scorre in Valle di Viù.

Obiettivo: tornare a gestire i terreni, ma anche migliorare l'ambiente e il paesaggio del territorio.

In pochi anni i proprietari o aventi diritto, pubblici e privati, dei terreni con destinazione agricola, boschiva o pastorale, hanno impostato un lavoro che va ben al di là del semplice contenimento del bosco di invasione e della gestione del patrimonio forestale, puntando invece sulla difesa della biodiversità e su un ampio ventaglio di attività e prodotti.

Lo scopo dell'associazione è quello di sostituire a una gestione individuale dei terreni o al loro abbandono una gestione di tipo collettivo, che ne ottimizzi il rendimento. La Chiara può concedere i terreni in uso o affitto ai membri dell'associazione o a soggetti terzi che si impegnino a condurli secondo le indicazioni del piano di gestione e del piano di utilizzazione specifico di ogni area interessata.

Ce ne parla Maria Beria la presidente dell'associazione "La Chiara" che abbiamo incontrato a Usseglio.


La situazione in Piemonte

Qual è la situazione delle associazione fondiarie attivate sul territorio della Città metropolitana di Torino grazie alla Legge regionale 21 del 2016? Quali sono i modelli vincenti di gestione associata delle proprietà agrosilvopastorali abbandonate o in via di abbandono e di contrasto alla frammentazione fondiaria? Ma, soprattutto, che prospettive hanno le associazioni fondiarie?
Se ne è parlato il 24 febbraio in un convegno online che la Città metropolitana ha organizzato nell'ambito di SociaLab, un progetto del piano territoriale integrato GraiesLab finanziato dal programma transfrontaliero Alcotra Italia Francia.

La Città metropolitana può mettere in rete le Asfo e accompagnarne la crescita

In apertura dei lavori il consigliere metropolitano delegato alla montagna, Dimitri De Vita, ha ringraziato il professor Andrea Cavallero dell'Università di Torino per aver pubblicizzato in Piemonte le iniziative e le normative francesi in materia di associazioni fondiarie e per aver ispirato la normativa regionale grazie alle conoscenze che ha disseminato sul territorio. Il professor Cavallero ha da parte sua delineato il quadro sociale, economico ed agriforestale in cui le associazioni si sono sviluppate, mentre Alessandra Stefani, direttrice generale del Ministero delle politiche agricole forestali, ha spiegato le iniziative e le politiche adottate dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni. Lo stato dell'arte e le prospettive delle associazioni fondiarie sono stati illustrati da Davide Pettenella dell'Università di Padova.
Il Consigliere De Vita ha ribadito la disponibilità della Città metropolitana di Torino a coordinare e mettere in rete le Asfo, al fine di sviluppare imprese sostenibili e agevolare la nascita di nuove associazioni, aiutandole dal punto di vista tecnico. La Città metropolitana persegue il rafforzamento dei modelli di gestione associata delle proprietà agro-silvo-pastorali, considerati come strumento di contrasto all'abbandono della montagna e di ricomposizione fondiaria. Le associazioni fondiarie hanno bisogno di essere sostenute con risorse economiche, ma anche con supporti tecnico-scientifici adeguati. La Città metropolitana è impegnata nel reperimento di fondi europei del progetto Horizon Emerged e nella costituzione di una rete permanente di scambio e collaborazione tra le associazioni. Vi sono inoltre Consorzi fondiari che potrebbero trasformarsi in Asfo e necessitano di essere messi in rete.

Le sfide che attendono la montagna torinese

La relazione del professor Cavallero ha inquadrato il tema delle associazioni fondiarie in un contesto nazionale di forte e costante spopolamento dei territori rurali e montani, diminuzione delle aziende agricole in attività, abbandono o sotto-utilizzazione dei territori montani e collinari, invasione dei terreni da parte di arbusti non gestiti e improduttivi. Il frazionamento delle proprietà fondiarie è un ostacolo alla sostenibilità economica delle aziende agricole di montagna, che spesso sono ulteriormente penalizzate da un'insufficiente conoscenza dei loro prodotti da parte dei consumatori.
Se il paesaggio alpino e dell'alta collina è stato definito dagli esperti come un manufatto millenario antropico riuscito, il ripopolamento della montagna non può che passare attraverso un rilancio del settore primario, che ha effetti positivi sul paesaggio, gli ecosistemi, l'assetto idrogeologico e la fruibilità turistica delle Terre Alte. Le Alpi possono e debbono tornare a pieno titolo ad essere le montagne dei pascoli e le associazioni fondiarie sono indispensabili nel contrasto alla boscaglia d'invasione e nel recupero dei terreni a fini agropastorali e forestali.
Il rilancio del settore primario non può che passare attraverso la promozione, la valorizzazione e la tutela dell'autenticità di prodotti tipici impensabili in altri contesti, primi fra tutti i formaggi d'alpe, che derivano dal pascolo degli animali in praterie che sono veri e propri tesori di biodiversità botanica. I pascoli ben curati hanno effetti positivi sull'assetto idrogeologico dei terreni, e come le foreste ben gestite, hanno un ruolo fondamentale per l'assorbimento dell'anidride carbonica nel suolo. A giudizio degli esperti, le associazioni fondiarie sono uno strumento importante per incentivare la produzione agroalimentare, superando il frazionamento, le ridotte dimensioni aziendali e le carenze tecniche. Sono anche uno strumento per incrementare la formazione tecnica professionale degli addetti e incentivare attività estensive, sostenibili e diversificate in base alle condizioni ambientali.
La disponibilità di superfici fondiarie adeguate è la condizione per la sostenibilità delle imprese montane del comparto pascolivo-foraggero-zootecnico. Il modello delle Asfo può essere applicato a diverse tipologie d'imprese e risorse: l'allevamento, le produzioni vegetali, le foreste. Le associazioni possono avere un ruolo importante per la formazione tecnica, anche perché vi sono risorse foraggere e pascolive le cui valenze sono ormai sconosciute a molti operatori. La diffusione delle conoscenze e delle pratiche tradizionali e innovative inerenti gli arboreti foraggeri pascolivi può essere uno strumento utile anche per contrastare i cambiamenti climatici.

Proprietà silenti e integrazione tra imprese

Nel convegno è stato affrontato anche il tema delle proprietà silenti, quegli appezzamenti, a volte molti piccoli, dei quali è difficile o impossibile reperire i legittimi proprietari. La soluzione al problema può passare attraverso iniziative dei Comuni per l'utilizzazione dei terreni e l'applicazione della pratica dell'usucapione dopo un congruo numero di anni di utilizzo degli appezzamenti da parte delle Asfo. È inoltre auspicabile una serie di agevolazioni normative e fiscali per l'ampliamento delle imprese e la loro integrazione. È ipotizzabile, ad esempio, l'integrazione fra imprese di località di alta, media e bassa montagna e di collina, al fine di utilizzare nelle diverse stagioni pascoli che rendano possibili produzioni casearie diversificate, in base alle stagioni e alle erbe di cui si cibano i capi. Anche i servizi ecosistemici garantiti al territorio dalle aziende agricole e zootecniche montane debbono trovare un'adeguata remunerazione.
Alle 36 associazioni fondiarie nate in Piemonte a partire dal 2012 raggruppando 12.000 particelle occorre consentire l'accesso ai finanziamenti indispensabili per gli acquisti e gli interventi collegati ai piani di gestione. In tal modo le Asfo possono divenire un'opportunità per favorire l'insediamento di giovani imprenditori, favorire la commercializzazione diretta dei prodotti montani e, elemento non trascurabile, incrementare il valore fondiario di particelle altrimenti destinate alla marginalità economica.

(06 aprile 2021)


(18 giugno 2021)